Ansie sociali e senso d’inadeguatezza

Ansie sociali e senso d’inadeguatezza

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

Con quanti pensieri una persona timida dice a sé stessa che è inadeguata? 

Claudia Venuto – come in alto così in basso

Spesso se lo dice senza neanche accorgersi d’averselo detto; se lo dice quando si convince di sapere come andrà a finire; se lo dice quando deve fronteggiare una situazione; se lo dice dopo ogni rinuncia, ogni fuga, ogni evitamento, ogni insuccesso percepito; se lo dice quando stabilisce cosa fare o non fare; se lo dice con immagini mentali; se lo dice con puri atti di coscienza; se lo dice nel suo dialogo interiore:

Non sono capace di farlo; Loro sono più bravi di me; Se dico qualcosa, rischio di fare un gran figuraccia; So bene che non devo esprimere il mio pensiero; Non so cosa dire; Sono un fallito/a, Penserà che sono stupida/o; Se dico la mia penseranno che sono cretino/a; Il mio valore dipende da quello che gli altri pensano di me; Per quel che ho fatto non merito niente; Sono sbagliata/o; Sono difettosa/o; Ho qualcosa che non va; Cos’è che non va in me?; Sono solo uno/a sfigato/a… la mia vita non ha senso; Uno che alla mia età’ non ha né una macchina, né una vita sociale, né un fidanzato/a, è proprio un/a fallito/a; Mi sento ingenuo/a, stupido/a, cretino/a; Non conquisterò mai il suo cuore, sono incapace di farlo; Non sono capace di amare; Non ho preso l’esame, perché sono un/a incapace; Se ho paura di sbagliare all&
L’intolleranza dell’incertezza nella timidezza

L’intolleranza dell’incertezza nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali
Le persone timide, non amano trovarsi in situazioni ambigue, interlocutorie, né in interazioni sociali neutre o incerte; non amano le comunicazioni che non esplicitano significati certi.

Domenico Dell’Osso – La vita non ha riva

Gli studiosi chiamano “intolleranza dell’incertezza” questo modo di percepire, interpretare le situazioni d’incertezza, sia emotivamente, sia con i comportamenti.

Gli ansiosi sociali, se sono chiamati a fare una valutazione di tali situazioni, le descrivono come stressanti, procuratrici di disagio, persino assurde. L’incertezza è considerata come qualcosa d’inaspettato, imprevedibile, incontrollabile. D’altra parte, va tenuto in conto che una persona afflitta da ansia sociale tende a valutare le cose, gli eventi e le situazioni, in modi dicotomici. Dal punto di vista dei soggetti ansiosi, l’incertezza delinea un futuro vuoto e che, pertanto, è premonitore di negatività. In breve, gli individui timidi considerano, quelli incerti, eventi negativi e da evitare.

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Quando il timido dice: ce l’hanno tutti con me

Quando il timido dice: ce l’hanno tutti con me

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide
Tra i principali comportamenti e attività metacognitive tipiche della timidezza c’è quella del controllo.

John Everett Millais – morte di Ofelia

La persona timida o ansiosa sociale svolge le sue attività di controllo in due direzioni, verso sé stessa e verso gli altri. Il controllo indirizzato verso sé stessi è un’attività metacognitiva attenzionale volta a valutare le proprie esperienze interne, i propri processi mentali, i propri comportamenti. L’ansioso sociale avverte preminente il bisogno di verificare la congruità del proprio comportamento, delle proprie performance e dei suoi stessi processi mentali. Infatti, ponendosi degli standard elevati, e avendo delle credenze negative riguardanti prerogative e capacità personali, sta sempre a controllare tutto ciò che non corrisponde ai suoi criteri da perfezionista e tutto quanto possa confermare gli schemi cognitivi in cui crede, ma di cui non s’accorge della loro insita disfunzionalità. Atteggiamento mentale, quasi sempre dicotomico, per il quale ricerca ogni possibile discrepanza tra la perfezione perseguita e risultato raggiunto; lo fa durante l’esposizione e l’esecuzione di attività oggetto dell’osservazione altrui; nel valutare le sue reazioni fisiche ed emotive; nei suoi ragionamenti da ansioso. Poi ci sono le attività di controllo rivolte verso gli altri. Queste rivestono particolare importanza per gli individ

La rabbia nelle ansie sociali

La rabbia nelle ansie sociali

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

La rabbia che scaturisce dalle esperienze emotive dei soggetti timidi e degli ansiosi sociali, può orientarsi in due direzioni, nei confronti degli altri e verso é stessi.

Maria Rita Renatti – i am a monster

Quando la rabbia è rivolta verso sé stessi, i pensieri dominanti sono quelli indirizzati verso una spietata e severa autocritica.

La persona timida si rimprovera per non aver saputo gestire la situazione, per non aver saputo controllare sé stessa, per non aver saputo cogliere le implicazioni, i significati, gli eventi prevedibili.

La rabbia diventa espressione della valutazione di un’esperienza come di fallimento di sé come soggetto sociale, di sé come individuo, ma anche dolore di una sconfitta, per il proprio fallimento, per la propria presunta inadeguatezza. In questo caso non c’è tanto la non accettazione dell’esperienza, quanto la non accettazione di sé stessi. Non a caso la rabbia rivolta verso di sé è spesso seguita e/o accompagnata anche da sensi di colpa. L’individuo timido arroga a sé le cause e/o le colpe dell’interazione finita male.  Alla base di queste valutazioni negative ci soni i bias, che sono distorsioni degli schemi cognitivi con cui valutiamo le situazioni; si tratta di modi del ragionamento condizionati da pre-giudizi radicati che si formano nella nostra mente in funzione di assunzioni, credenze e modelli metacognitivi disfunzionali.

Comportamenti e stili cognitivi di protezione nella timidezza

Comportamenti e stili cognitivi di protezione nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Tutti quanti noi, nel momento in cui percepiamo una situazione in cui sia insita una minaccia, che valutiamo come concreta e altamente probabile, assumiamo comportamenti che o ci pongano nelle condizioni di controllare gli eventi nel caso decidiamo di affrontare tale situazione, oppure che ci permettano di evitare il concretizzarsi dei rischi.

Mariarita Renatti – Follie 2

In breve, per rispondere a questi rischi, ricorriamo a comportamenti e processi mentali di difesa detti “coping”.

Dunque, tutti facciamo ricorso ai coping.

Nell’ansia sociale tali comportamenti di protezione costituiscono lo stile operante, abituale e sistematico che caratterizza e determina il riconoscibile tratto caratteriale del soggetto ansioso. Perché questa differenza tra persone ansiose e non? Tutti gli ansiosi sociali hanno in comune alcune paure: essere giudicati negativamente dagli altri, mostrarsi inadeguati agli occhi degli altri, andare incontro a un insuccesso certo. Tutte queste paure costituiscono solo un primo anello di un sistema di timori che è strutturato su più livelli. Nel primo anello, incontriamo i timori più immediati che corrispondono a previsioni di rischi che, nella gerarchia consequenziale e previsionale, corrispondono “alla prima onda” di effetti causali e/o di previsione degli eventi. Nei successivi anelli del sistema di timori, che corrispondono a un livello di maggior

Timidezza ed emarginazione

Timidezza ed emarginazione

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

Una delle conseguenze pratiche della timidezza e di altre forme di ansia sociale sono la marginalizzazione e l’auto emarginazione.

Guido Aloise – emarginazione

Mentre nel primo caso l’esclusione sociale è dovuta a una difficoltà di comprensione oggettiva dei moti interiori dei soggetti ansiosi che rende problematico interagire con la persona timida; nel secondo caso si verifica il contrario. La condizione interiore di un individuo timido è percepita a fondo e compresa, soltanto da chi vive la timidezza. 

Ciò anche perché l’uomo non ha il potere di leggere nella mente degli altri. Può percepirne gli stati ansiosi attraverso il comportamento, la condizione generale di difficoltà relazionale, in pratica attraverso elementi visibili.  Va anche considerato che il linguaggio, soprattutto quello non verbale, può essere diversamente interpretato.  Ad esempio una persona che si mostra distante, estraniato, può trasmettere sia l’idea di un atteggiamento di superiorità o da snob. Un comportamento da inabilità sociale, dipende dalla storia culturale e personale di chi interpreta. Capita che le persone, nel relazionarsi con un individuo timido, tentino inizialmente un atteggiamento empatico, mostrandosi comprensivi e cercando di andargli in aiuto; però, dato il permanere di comportamenti inibiti e tendenti all’evitamento, tipico delle ansie sociali, questi cominciano a sentirs

Il rossore al volto e la paura di arrossire

Il rossore al volto e la paura di arrossire

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

Nell’immaginario collettivo, la rappresentazione della timidezza è spesso legata all’immagine di un volto con il rossore sulle guance. Ne ritroviamo una rappresentazione iconografica anche nelle emoticon.

Luigi Zizzari – Ahi ahi… se ne sono accorti

L’ansia è, esternamente, l’indicatore dell’esistenza di uno stato emotivo e di pensieri collegati al senso d’inadeguatezza; come esperienza interna, è un segnale che ci avverte di una minaccia che incombe su di noi.

Il rossore al viso è la manifestazione fisiologica dell’ansia, e la conseguenza delle emozioni di vergogna o d’imbarazzo. Questo significa che il rossore al viso è l’espressione di un variegato insieme di sentimenti di disagio.

Mentre la vergogna è da collegare alla convinzione di una personale inadeguatezza, vera o presunta che sia, l’imbarazzo è da collegare a un senso di colpa. (altro…)

La paura di non essere accettati dagli altri

La paura di non essere accettati dagli altri

Pubblicato da: Categorie: accettazione

L’uomo mira a stabilire relazioni, a delineare una propria identità sociale, ad affermare un proprio ruolo all’interno del gruppo cui appartiene o a cui tende ad appartenervi; aspira a trovarsi nella condizione di poter agire in un ambiente aperto, rassicurante e in cui possa godere della fiducia altrui.

Nicoletta Spinelli – la maschera 3 – particolare

Tali scopi implicano il suo impegno per farsi accettare nel gruppo ed evitare di essere rifiutato o escluso dagli altri. Proprio qua sta il problema principale riscontrabile nelle ansie sociali. Nell’interazione relazionale, l’uomo sposta la sua attenzione verso l’interno o verso l’esterno secondo le esigenze che richiedono le situazioni: il suo obiettivo è trasmettere un’immagine positiva di sé. Nelle persone timide il problema non risiede tanto nel voler dare una buona impressione di sé, cosa che appartiene alla normalità, ma nel fatto che dirigono l’attenzione in direzioni auto referenti: verso sé stesse nell’intenzione di monitorare il proprio comportamento e gli stimoli interni per valutarne la congruità e verificare la presenza di minacce provenienti da sé stesse; verso gli stimoli esterni ritenuti minacciosi per l’immagine di sé.  In breve, la loro coscienza sociale si auto focalizza su aspetti rilevanti per il sé e alla ricerca di conferme delle proprie credenze disfunzionali.

Ciò comporta una n

Timidezza esclusione sociale e solitudine

Timidezza esclusione sociale e solitudine

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Per un ottimale equilibrio psicologico in ogni essere umano, è necessario avvertire un forte senso di appartenenza sociale. 

Marc Chagall – solitudine

Non solo l’uomo è un animale gregario, ma ha anche sviluppato culture e modelli sociali ed economici di aggregazione basati sulla sinergia tra componenti delle comunità.  Nelle società umane l’interdipendenza dell’uomo è un dato di fatto conclamato e ben visibile; ciascun individuo è dipendente, per molti fattori, dalla comunità. Basti pensare a quanti soggetti facciamo ricorso per rifornirci di alimenti, vestiario, strumenti vari e servizi.  Tutto ciò ha fatto accrescere, nel corso dei millenni, anche il bisogno e la necessità di una cultura della cooperazione tra individui. Unitamente a questi, e agli istintivi bisogni riproduttivi, si sono sviluppati culture e modelli di relazione tra gli umani.

Il bisogno di appartenenza sociale (coppia, famiglia, gruppo, categorie d’attività, classe sociale, eccetera) è, dunque, molto radicato nell’uomo che a esso conferisce importanza primaria. (altro…)

Timidezza e dolore di non appartenenza

Timidezza e dolore di non appartenenza

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

La timidezza è una condizione di disagio sociale di natura cognitiva che sussiste nelle situazioni di interazione interpersonale o che le presuppongono.

Edvard Munch – Ashes

Dunque, la timidezza si esplicita con la difficoltà del soggetto a interagire con le persone, a inserirsi nei contesti sociali di vario genere, nei gruppi, nell’instaurazione di rapporti amichevoli o di coppia.

La timidezza si sviluppa quando la mente forma, e memorizza, cognizioni di base riguardanti rappresentazioni negative del sé.  Si tratta di rappresentazioni che definiscono il sé in merito a quattro aree tematiche:

Essere, o meno, capace di fronteggiare eventi e situazioni con efficacia. Avere, o no, le giuste abilità nel comunicare e relazionarsi con gli altri. Suscitare, o meno, giudizi o sentimenti di amabilità, accettabilità, interesse come persona. Essere biologicamente, neurologicamente o fisicamente normali o difettosi per nascita.

Giacché, una o più, definizioni del sé descrivono la propria persona come soggetto dalle qualità negative e, dunque, inadeguato, si ha che nel momento in cui nella mente si attivano tali credenze, entrano in gioco processi cognitivi e ansiogeni che:  (altro…)