L’uomo mira a stabilire relazioni, a delineare una propria identità sociale, ad affermare un proprio ruolo all’interno del gruppo cui appartiene o a cui tende ad appartenervi; aspira a trovarsi nella condizione di poter agire in un ambiente aperto, rassicurante e in cui possa godere della fiducia altrui.
Tali scopi implicano il suo impegno per farsi accettare nel gruppo ed evitare di essere rifiutato o escluso dagli altri. Proprio qua sta il problema principale riscontrabile nelle ansie sociali. Nell’interazione relazionale, l’uomo sposta la sua attenzione verso l’interno o verso l’esterno secondo le esigenze che richiedono le situazioni: il suo obiettivo è trasmettere un’immagine positiva di sé. Nelle persone timide il problema non risiede tanto nel voler dare una buona impressione di sé, cosa che appartiene alla normalità, ma nel fatto che dirigono l’attenzione in direzioni auto referenti: verso sé stesse nell’intenzione di monitorare il proprio comportamento e gli stimoli interni per valutarne la congruità e verificare la presenza di minacce provenienti da sé stesse; verso gli stimoli esterni ritenuti minacciosi per l’immagine di sé. In breve, la loro coscienza sociale si auto focalizza su aspetti rilevanti per il sé e alla ricerca di conferme delle proprie credenze disfunzionali.
Ciò comporta una n