Premessa 

 

Nella psicoanalisi l’inconscio non è raggiungibile dal soggetto e non è controllabile, vi si accenderebbe solo attraverso tecniche come l’ipnosi, l’interpretazione dei sogni e delle libere associazioni. 
Questo modo di concepire le attività cognitive interne dell’individuo, fa sì che il soggetto sofferente non è ritenuto in grado di accedere ai segreti remoti della propria mente se non attraverso l’interpretazione o le spiegazioni addotte dallo specialista.

 

Salvator Dalì – La nascita di liquide paure

Se il comportamentismo apre la strada alla comprensione dei processi d’apprendimento e di sedimentazione dei modelli comportamentali, il cognitivismo sostituisce al concetto psicoanalitico di inconscio, quello del sistema cognitivo, concepito come un insieme di processi che, se pure non rende un soggetto immediatamente consapevole di essi, per via della loro automaticità, è raggiungibile con l’esercizio. 
Queste concezioni riconoscono, all’uomo, la possibilità di accedere alla propria mente interiore, di operare per modificarne i processi cognitivi, di acquisire consapevolezza e capacità di modificazione dei comportamenti abitudinari.

È sulla base di questo nuovo approccio nel concepire le possibilità operative dell’individuo, verso se stesso e il proprio mondo interiore, che oggi voglio parlare dell’ansia anticipatoria e dell’individuazione dei pensieri automatici disfunzionali. 

L’ansia anticipatoria 

Le persone afflitte da ansia sociale, come gli individui timidi, diventano preda di pensieri automatici e disfunzionali. Accade quando sanno con un certo anticipo, di doversi trovare ad affrontare una determinata situazione che crea loro disagio e/o apprensione, ad esempio quando c’è da sostenere un esame, partecipare a una riunione dove è richiesto un intervento personale, si deve incontrare la persona amata dei propri sogni, situazioni cioè, su cui si comincia a pensarci su e a preoccuparsi, già qualche giorno o ore prima. 

Questi pensieri, che fanno direttamente riferimento alle proprie credenze, riguardano le proprie capacità operative e intellettuali, la previsione degli esiti della propria azione e delle possibili conseguenze a propri comportamenti che si desidererebbero avere, il giudizio e le valutazioni altrui. Il processo di valutazione e previsione ha, come primo effetto, l’insorgere di uno stato d’ansia che si manifesta soprattutto sotto forma di apprensione e preoccupazione. 
Questo fenomeno viene chiamato, per l’appunto, ansia anticipatoria, proprio perché si verifica non durante la situazione, ma prima che questa possa determinarsi.

I pensieri che affollano la mente di un soggetto ansioso e che danno vita all’ansia anticipatoria, sono di carattere automatico, sono attività che il sistema svolge come se fossero routine, quindi, si eseguono senza che vi sia un processo di elaborazione da parte del sistema cognitivo, ciò è possibile in quanto l’automaticità si costituisce per effetto della continua ricorrenza e ripetitività sistematica di tali pensieri.

Proprio l’automatismo fa sì che questi pensieri si sviluppano in un attimo, è un fenomeno tanto rapido che l’individuo li attua, in genere, non ne ha consapevolezza. Egli alla fine percepisce, in modo cosciente, il solo stato d’ansia che ne viene generato.

L’individuazione dei pensieri disfunzionali

Il fatto che una persona timida o un ansioso sociale in generale, non abbia consapevolezza immediata di una sequenza di pensieri automatici che si sono attivati, non significa che non possa individuarli.
Con un po’ di esercizio e concentrazione, è possibile identificare i pensieri disfunzionali. Ciò che occorre è un’attenta analisi a ritroso di quanto è accaduto, sia in termini di fatti materiali, sia emotivi.
Un modo è quello di chiedersi come mai si ha l’ansia, o un leggero stato di inquietudine, o roba simile; che cosa si sta per fare di lì a qualche ora o a qualche giorno. Individuati gli eventi che dovrebbero accadere o essere vissuti, si può cominciare con la analizzare tali situazioni e i timori che queste possono suscitare.
A quel punto si è in grado di poter “vivere in vitro” le situazioni temute e raggiungere i pensieri disfunzionali che si voleva individuare.

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