Quello della perdita può essere definito come quel sentimento che esprime il rischio di trovarsi nella condizione di essere soli, esclusi, emarginati, discriminati. La perdita è, pertanto, il venir meno di un riconoscimento sociale positivo, di relazioni interpersonali più o meno stabili, di un ruolo sociale attivo e/o produttivo. Dunque, l’oggetto di tale sentimento è ciò che si perde, cioè, la faccia, l’amore, l’amicizia, il rapporto di conoscenza, il ruolo sociale.
Negli individui timidi, il rischio della perdita può essere collegato a uno o più ambiti del sistema di credenze che possiamo suddividere in tre indirizzi:
- La definizione del sé, intesa nella sua valenza sociale e, dunque, in ragione delle abilità nelle relazioni sociali, delle capacità di far fronte efficacemente a situazioni in cui si riveste un ruolo sociale o di relazione, e in cui si può essere sottoposti a giudizi altrui, all’essere o meno amabile o meritevole di amore, all’essere o meno interessante o attraente come persona.
- La definizione dell’altro, nel senso della generale inclinazione alla disponibilità o meno nei confronti altrui e delle diversità, della generale propensione o meno all’accettazione, della generale tendenza al giudizio.
- La definizione del mondo inteso come consesso sociale con proprie regole, principi e costumi che possono determinare l’inclusione o l’esclusione sociale.
È proprio in questi ambiti che emerge la fragilità interiore di una persona timida.
La percezione di sé, come soggetto inadeguato a vario titolo, l’idea dell’altro come figura cinica o indisponibile, la concezione del mondo come società escludente, emarginante, produce, nell’individuo timido, paure piccole o grandi di sconfitte che conducono al proprio annichilimento sociale.
Perché il sentimento della perdita assume una così grande importanza? L’uomo è un animale sociale e, nello stesso tempo, vive inserito in una realtà materiale d’interdipendenza dovuta alla strutturazione sociale della comunità umana. La società dell’uomo è una struttura complessa costituita da individui interagenti per necessità, funzionalità, praticità: bisogni naturali che si sono trasformati, nel corso della sua evoluzione, in valori culturali e di costume. Ma l’uomo ha anche sviluppato una psiche fortemente correlata ai fattori e ai valori che sono andati costituendosi come sovrastruttura di sostegno dell’unione sociale complessa.
Ciascuno di noi può rendersi conto, quotidianamente, cosa comporti l’emarginazione, la solitudine, l’esclusione, la mancanza di una vita affettiva.
Gli ansiosi sociali vivono sulla propria pelle i pesanti costi di una condizione limitata del proprio vivere sociale.
La paura di relazionarsi alle persone sconosciute, di incorrere nei giudizi negativi degli altri, del fallimento, del subire un rifiuto, di crearsi inimicizie, del deludere gli altri, produce o nasce da previsioni negative che hanno, come conseguenze finali, il proprio annientamento sociale.