Quando la persona timida dice: “Sono troppo buona e si approfittano di me”

Quando la persona timida dice: “Sono troppo buona e si approfittano di me”

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È una frase piuttosto frequente che sentiamo pronunciare da uomini timidi e da donne timide. Una frase sempre accompagnata da una congiunzione che annuncia postumi negativi: “Sono sempre stato troppo buono e…”, “Sono troppo buona e…”.

Paul Delvaux – solitudine

Le conseguenze sono, più o meno, sempre le stesse: “Si approfittano di me”, “mi trattano male”, “m’insultano”, “ma non sono mai disponibili quando ho bisogno di loro”.

In cosa consiste questa tanta bontà? 

Mettere la lealtà verso gli altri davanti a tutto, porre gli amici e le amiche prima di tutto, considerare i sentimenti altrui prima di tutto, essere sempre e comunque pronti ad aiutare gli altri, sorvolare sulle “cattiverie” altrui, accontentare sempre gli altri, farsi in quattro per gli altri. Altra peculiarità di questa “bontà” è il mettere in secondo piano sé stessi, i propri bisogni, le proprie necessità, i propri diritti. In realtà, le persone timide che si dichiarano piene di bontà, nei termini poc’anzi indicati, attuano semplicemente comportamenti fortemente svalutanti della propria persona. La loro non è bontà, ma cedere, a buon mercato, la propria dignità. Nella cultura assertiva la bontà non può prescindere dall’amore e dal rispetto verso sé stessi. L’importanza che riveste la propria persona è, e deve essere, prioritaria. Potrei rinunciare a tale preminenza,

L’assertività come modello di comunicazione

L’assertività come modello di comunicazione

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Nell’interazione sociale, le persone afflitte da forme di ansia sociale come, ad esempio, la timidezza, vivono il problema della comunicazione. Una difficoltà che sperimentano nell’espressione di stati emotivi, nella manifestazione d’intenti relazionali, nell’esposizione di pareri o contenuti ideali, nelle conversazioni ordinarie, nella gestione delle relazioni stesse.

Henri Matisse – danza I

Si tratta di un disagio di natura cognitiva che può investire uno o più fattori di origine ambientale. Agenti che, limitandole o inibendole, costituiscono anche le cause del mancato ricorso alle abilità sociali. Mi riferisco all’ inibizione ansiogena, all’errato o mancato apprendimento, a carenti modelli di comportamento di riferimento nell’infanzia e nella fanciullezza, a scarsa socializzazione, ad ambienti con forti carenze nell’espressione dei sentimenti, a genitorialità caratterizzata da una o più peculiarità quali: estrema severità, apprensività, repressività, protettività, ansietà, anassertività. Essendo la comunicazione, uno strumento che veicola informazioni a trecentosessanta gradi, la sua funzione non è il semplice trasferimento di dati di conoscenza, serve anche a gestire le relazioni interpersonali.  Con la comunicazione informiamo gli interlocutori di tutta una serie di elementi utili a delineare limiti, aperture e carattere della relazione; alcuni di questi sono: l

Timidezza e assertività: Il comportamento aggressivo – seconda parte

Timidezza e assertività: Il comportamento aggressivo – seconda parte

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Seconda Parte alla prima parte

Nel comportamento dei soggetti aggressivi sono riscontrabili diverse carenze nella capacità di risolvere problemi di carattere relazionale e valutativo, Spivack con la sua squadra di ricerca ne ha individuati cinque:

Gino Severini – sintesi della idea guerra

mancanza di capacità nell’individuare soluzioni comportamentali alternative a quelle aggressive; mancanza di capacità nel valutare le conseguenze derivanti dai comportamenti aggressivi, soprattutto nei soggetti che agiscono impulsivamente e nell’infanzia per effetto del loro pensiero sequenziale; mancanza di capacità di individuare il vero agente causante gli eventi sociali che determina errori di valutazione, sotto forma di causa ed effetto, dei rapporti sociali; Valutazione di situazioni problematiche in modo rigido e pregiudiziale; Difficoltà cognitiva nell’elaborazione delle sequenze comportamentali in relazione alla soluzione dei problemi. Le caratteristiche del modo aggressivo degli ansiosi sociali, le possiamo riassumere in questo modo:

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Timidezza e assertività: Il comportamento aggressivo – prima parte

Timidezza e assertività: Il comportamento aggressivo – prima parte

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Prima Parte

Per evitare fraintendimenti diciamo subito che quando si parla di comportamento ci si riferisce sia a quanto si dice, sia a quanto si fa.

Paul Klee – spettro di guerriero

“Il fattore attraverso il quale possiamo distinguere le diverse modalità di comportamento è individuabile nella “scelta”, un atteggiamento assertivo è il frutto di un’azione volontaria, ragionata e razionale, un individuo che si muove in tal guisa, sceglie, agisce; contrariamente un atteggiamento anassertivo, aggressivo o passivo che sia, non agisce ma reagisce, subisce il comportamento, ne è ostaggio.” [Luigi Zizzari, Il libro dell’assertività, 2° ed. 2023]

Nella normalità, un individuo che si comporta nella modalità aggressiva, mette delle distanze tra sé e gli altri. Possiamo definirla come l’affermazione di sé nel disinteresse assoluto per gli altri. In termini transazionali è del tipo “io sono ok, tu non sei ok”, oppure “io non sono ok, tu non sei ok”. È, in genere, un soggetto sostanzialmente egoista e caratterizzato da una presunta superiorità.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che i nostri comportamenti sono il risultato della storia delle nostre esperienze interiori e delle interazioni con l’ambiente sociale. (altro…)

Timidezza e assertività: Il comportamento passivo

Timidezza e assertività: Il comportamento passivo

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Le persone timide e quelle afflitte da altre forme di ansia sociale sono sostanzialmente anassertive. I loro comportamenti dominanti si muovono nell’ottica delle modalità passiva o aggressiva.

Paul Delvaux – il silenzio

Il soggetto passivo antepone i bisogni altrui a quelli propri, pensa soprattutto ad accontentare gli altri piuttosto che sé stesso, anche se ciò gli genera sofferenza e insoddisfazione: in termini transazionali è il tipo “io non sono ok, tu sei ok”.

Egli è interessato non al mondo esterno, ma di sé di fronte al mondo esterno; così come si trova a preoccuparsi non di sé, ma di sé di fronte al problema.

È in questa modalità che si presentano gli effetti peggiori, l’essere sostanzialmente accondiscendenti e quindi, subire la volontà altrui e reprimere la propria, subire l’aggressività degli altri come il dileggio, l’ironia, il bullismo, il diventare soggetti che ricevono consigli da altri che si pongono con un ruolo di superiorità. L’essere passivi abbatte parecchio la propria autostima.

Tuttavia non tutti i comportamenti espressi in modalità passiva sono necessariamente espressione di timidezza o di altre forme di ansia sociale. L’anassertività è molto più diffusa delle forme di disagio sociale, è anche

Immaginazione e timidezza

Immaginazione e timidezza

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Il ricorso alla fantasia e all’immaginazione delle persone timide, e degli ansiosi sociali in generale, assume quasi sempre connotati riconducibili a quelle carenze che essi ritengono di avere. Infatti, scaturiscono dal percepirsi come non adeguati in attività relative al campo delle relazioni umane e sociali. In genere, rappresentano un desiderio di riscatto e conquista di una credibilità, agli occhi degli altri, che pensano di non avere, o anche di non aver mai avuto.  Queste persone giungono a creare dei veri e propri film mentali, in cui il soggetto stesso è protagonista, ora sottinteso, ora esplicito.

Salvatdor Dali – dislocazione dei desideri

Il desiderio di protagonismo attivo è, spesso, espresso attraverso figure eroiche o fortemente determinati e punto di riferimento assoluto per gli altri. Capita anche che, a rappresentare sé stessi nella costruzione immaginaria, siano più personaggi. In questi casi la personalità si sdoppia a significare da un lato le fragilità proprie e, dall’altro, di un sé libero da debolezze o forme d’incapacità. È un po’ come mettere in scena, positività e negatività, esclusione sociale e protagonismo, sentimento di perdita e volontà di riscatto, realtà emotiva e realtà oggettiva, anche se quest’ultima assume più che altro le caratteristiche del desiderio. In questi contesti immaginativi, gli altri possono anche assumere il

La non assunzione di responsabilità nella timidezza

La non assunzione di responsabilità nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: assertività, I comportamenti degli ansiosi sociali e delle persone timide, I problemi delle persone timide

Ogni nostra azione è una scelta, anche quando non si agisce, in realtà, si compie una scelta.  Quando si evita una situazione, o la si elude, o si sceglie la fuga, oppure ci si estranea, si opera una scelta, quella di non avere un ruolo attivo nel sistema di relazioni interpersonali.

Rene Magritte – la cuccetta incosciente

La non decisione è una scelta rinunciataria, passiva, tuttavia, essa non perde, né evita la comunicazione, semplicemente perché come dice Watzlawick, non è possibile non comunicare, qualsiasi cosa si faccia o non si faccia, si comunica, indipendentemente dalla nostra volontà.

I comportamenti di rinuncia hanno, intrinsecamente, una peculiarità sociale: la non assunzione di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri.  I comportamenti evitanti e gli altri similari, hanno l’obiettivo di non assumere il rischio dell’interazione sociale, pertanto, nel caso in cui gli eventi non sono favorevoli, si rifugge dalla possibilità di dover fare i conti con gli altri o con la propria persona, con gli scheletri nel proprio armadio. Di ciò l’ansioso sociale non ha consapevolezza poiché si tratta di processi automatici. Il soggetto timido si preoccupa soprattutto di ciò che appare evidente alla sua attenzione, quindi l’ansia fisiologica ed emotiva, le emozioni come la vergogna e la paura.  Nel continuo limitarsi, nascondersi, privarsi, egli c

Le abilità sociali

Le abilità sociali

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La competenza sociale o assertiva è data dall’abilità di un individuo nel riuscire a comunicare in modo aperto e chiaro con gli altri, riuscendo a soddisfare bisogni, diritti, motivazioni e aspirazioni con fare ragionevole senza procurare danno a istanze simili degli altri individui. Si esplica attraverso il repertorio sociale della persona che è costituito da elementi di espressione verbali e non verbali.

Renato Guttuso – liberté, egalité, fraternité

L’abilità sociale è, dunque, la capacità di utilizzare in modo efficace i canali della comunicazione interpersonale. Essa è il fattore motore dell’agire individuale nella socialità umana.

Cominciamo ad apprendere queste competenze sin dalla nascita, a partire dalla relazione con le figure di riferimento familiare, è un processo che dura tutta la vita, le cui fasi fondamentali, si dispiegano dall’età neonatale a tutta l’adolescenza, da zero a vent’anni.

Nelle persone timide, il proprio repertorio sociale è generalmente piuttosto ridotto se non assente, ciò è motivo di ulteriore disagio poiché rendendo difficile la comunicazione e l’espressione di sentimenti, emozioni e idee, limita fortemente la costruzione di relazioni sociali. La carenza di abilità sociali è povertà di capacità assertive. Le cause di tali insufficienze sono di carattere cognitivo e comportamentale, vale la pen

Comunicazione verbale e assertività

Comunicazione verbale e assertività

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Le persone timide, così come accade in tutte le forme di ansia sociale, hanno generalmente scarse abilità nelle comunicazioni verbali. Problemi che i soggetti timidi vivono con notevole disagio che induce, in loro, ad avere comportamenti astensionisti nelle situazioni di gruppo in cui vi sono attività conversative. 

Max Ernst – la prima parola chiara

L’astensione verbale nelle attività discorsive non è, però, l’unico effetto di tale disagio; infatti, l’individuo timido tende a sviluppare disinteresse verso molte tipologie di conversazione e temi di discussione, soprattutto verso gli argomenti leggeri e d’intrattenimento in cui maggiormente si manifesta la difficoltà comunicativa. 

Altro fenomeno indotto è l’estraniazione mentale dal contesto, l’ansioso sociale comincia a macinare pensieri che nulla hanno a che vedere con la discussione in atto, attività tipica delle persone che stanno da sole. 

Insieme al disinteresse talvolta si sviluppa un sentimento di repulsione verso alcune tipologie di conversazione, generalmente, nei confronti delle chiacchierate frivole e su cui, il soggetto timido, costruisce teorie riguardanti il loro scarso valore culturale, la banalità, l’inutilità; a essere oggetto di queste teorie finiscono con l’essere anche le persone coinvolte in queste chiacchierate e considerate superficiali.  Le teorizzazio

Assertività: a chi serve

Assertività: a chi serve

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Essendo una struttura logica finalizzata alla gestione efficace dei rapporti interpersonali e una forma etica che ne delinea obiettivi e limiti, l’assertività è utile a tutti.

 

Miranda Di Massimo – libertà

Per comprendere meglio la sua utilità, basta pensare ai comportamenti più usuali che vengono attuate dalle persone, il comportamento passivo, quello aggressivo e quello manipolativo. Ciascuna di queste forme di comportamento producono ripercussioni negative  su chi le attua, soprattutto nel medio e lungo periodo, l’effetto boomerang colpisce non solo la propria auto considerazione, con le ovvie implicazioni che riguardano il sistema cognitivo, ma anche la qualità dei rapporti con le persone con le quali si è o si entra in relazione.

L’assertività può essere uno strumento integrativo per chi vuole migliorare le proprie abilità relazionali, correggere alcune peculiarità espressive proprie, per conoscere meglio se stessi. Serve alle persone timide, introverse, ansiose, che hanno difficoltà nel relazionarsi con le persone, a destreggiarsi in varie situazioni, che hanno paura nell’esprimere sentimenti e idee. In ambito psicoterapeutico, questa tecnica è affiancata alla desensibilizzazione sistematica, in modo di superare sia i processi ansiogeni sia quelli comportamentali. Serve alle persone con gravi deficit comportamentali.

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