La nostra mente pensa costantemente senza soluzione di continuità. Lo facciamo anche quando crediamo di non pensare a nulla. Anche divagare con la mente a casaccio è pensare. 

Pensare è una attività costante dello stato cosciente della nostra mente ed è anche l’aspetto più significativo dell’evoluzione del cervello nella specie umana.

ogni cosa a suo posto

Da un punto di vista evolutivo la funzione del pensare è l’adattamento alle necessità del vivere come soggetto (corpo mente) calato in una realtà sempre più interpersonale. Infatti, l’aumentata complessità del vivere, per mantenere equilibrio omeostatico ed efficacia nell’adottare strategie funzionali alla vita del corpo mente (o mente corpo), necessitava di nuove capacità adattative.

Il processo evolutivo del nostro cervello, in un arco temporale misurabile in un centinai0 di migliaia di anni, ha prodotto come risultato la capacità di andare oltre l’apprendimento, di creare il linguaggio verbale per potenziare le nostre possibilità di interagire nella dimensione interpersonale e migliorare le nostre condizioni di vita.


Tuttavia, il pensare non è sinonimo di razionalità.

Spesso i nostri pensieri seguono i tumulti emotivi suscitati dai ricordi, lontani o vicini, dal presente che stiamo vivendo o dal futuro assai prossimo che dobbiamo fronteggiare.

Le emozioni, per loro natura, non sono esperienze razionali, ma espressione di piacere o sofferenza. In questi casi, il pensiero, sotto il loro influsso, perde, in parte o in toto, la capacità di oggettivizzare le esperienze interne o esterne: diventa pensiero emotivo.

La letteratura è piena di pensieri emotivi; lo scrittore e il lettore sono catturati dal fascino emotivo delle parole, dall’estetica di un pensiero che ci conquista per le evocazioni che è capace di suscitare in noi: Una verità letteraria non è una verità necessariamente oggettiva, nella maggior parte dei casi è una verità emotiva.

La forza di un pensiero non sta nella sua razionalità, ma nella sua capacità evocativa, coinvolgente, comunicativa.


Un pensiero è funzionale quando ci permette di raggiungere i nostri scopi.


Posso anche pensare cose giuste o vere, ma se produce il mio isolamento sociale, la solitudine, una perdita, uno svantaggio o una sofferenza per il mio spirito, allora quel pensiero non è confacente al soddisfacimento dei miei bisogni, è disfunzionale.


Dunque un pensiero funzionale non conduce necessariamente alla verità, ma è quello che produce risultati positivi per la nostra vita sociale e interiore.


Un pensiero funzionale è quello che ci induce a comportamenti che ci fanno star bene con noi stessi e con gli altri mantenendo intatta la nostra dignità e la coscienza intesa nel suo significato popolare.


Un pensiero funzionale è razionale perché è capace di svolgersi in coerenza con gli scopi che ci si propone di raggiungere.


Ovviamente questo concetto non va interpretato come un principio che ha validità assoluta, sempre e comunque, in ogni occasione.  Ma nell’interazione sociale che ha importanza primaria per il nostro equilibrio interiore, è dannatamente vero.


Lo è ancor di più, per tutte le persone che fanno i conti con le varie forme di ansia sociale, compresa, quindi, la timidezza.


Il pensiero funzionale è quello che si muove in un dominio che sa individuare il senso, la misura e i limiti entro cui agire con efficacia.

 

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