Timidezza e depressione – parte terza

Timidezza e depressione – parte terza

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Con quest’articolo finisco il discorso iniziato la scorsa settimana su cosa fare o dire, e su casa non dire o fare con una persona che soffre di depressione. Inizierò proprio partendo da dove mi sono fermato nel post precedente.

Procurano danno anche comportamenti ricattatori, manipolativi, rimproveranti o che si muovono in un ambito di tipo morale.

Edvard Munch – disperazione

Quando si è di fronte ad una persona che soffre di depressione, bisogna rendersi conto che la sua condizione psicologica e i suoi comportamenti, non esprime una sua scelta, né il suo modo di vedere e concepire le cose, non è l’espressione della sua cultura, né della sua sensibilità.

La depressione è un disturbo che produce alterazioni biochimiche nel cervello, mettendo in crisi non solo i centri decisionali, ma anche una serie di funzioni come i sistemi percettivi e motori.

Chi richiama “all’ordine” una persona depressa, dimostra di non aver compreso, né di riuscire a immaginare cosa sia la depressione. Rivolgersi a un depresso, in modo manipolativo, rimproverante o in qualche modo moralistico, produce solo un’ulteriore sofferenza, senso di solitudine e isolamento, percezione degli altri come soggetti insensibili, cinici o avversi.

Perciò va evitato di dire cose del tipo:

Cerca di crescere, invece di fare la vittima. Fai tutto questo solo per attirare
Timidezza e depressione – parte seconda

Timidezza e depressione – parte seconda

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Quando la depressione è indotta dall’ansia sociale e, quindi, anche dalla timidezza, a complicare il quadro complessivo della malattia interviene lo status operante delle credenze disfunzionali insiste nel sistema cognitivo del soggetto.

La comorbilità (presenza contemporanea di più disturbi o malattie) svolge un’azione di alimentazione reciproca dei disturbi accentuando i fenomeni caratteristici sia della depressione, sia dell’ansia sociale.

Marc Chagall – angelo cadente

I sensi di vuoto, d’inutilità e d’impotenza, tipici della depressione vanno a interagire nel contesto cognitivo, di per sé, già deficitario. I sentimenti, le convinzioni e le idee negative che ha un ansioso sociale verso se stesso, finiscono con l’essere rafforzate. Il sistema cognitivo conferma la validità delle credenze coinvolte in questo contesto, nonostante la loro disfunzionalità. I sentimenti d’incapacità, d’inabilità, di scarso valore personale, d’inadeguatezza, che caratterizzano il soggetto timido e l’ansioso sociale in generale, trovano nella depressione, un fattore di rinforzo negativo delle credenze inadeguate e conseguentemente, un ulteriore abbassamento del livello di autostima.

Probabilmente, in un individuo afflitto dalla timidezza o dall’ansia sociale in generale, a innescare un processo depressivo, non è tanto il sistema cognitivo in s

Timidezza e depressione – parte prima

Timidezza e depressione – parte prima

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Marco Landi aka Tenax – stato d’ essere

La depressione è un particolare stato d’animo, una condizione dell’umore che assume caratteristiche cognitive, comportamentali, somatiche e affettive che conducono la persona, che ne è afflitta, a uno stato d’isolamento e allontanamento dal mondo. È una condizione mentale che altera il modo di ragionare, pensare, percepire se stessi, gli altri e il mondo circostante. Compromette la capacità di operare, di relazionarsi agli altri, di adattarsi al mondo reale e sociale.

Quella depressa è una persona prigioniera di se stessa, del suo mondo interiore che, come un buco nero, la risucchia senza offrirgli un solo barlume di speranza, è inghiottita in questa situazione che vive come punto di non ritorno.

La depressione ha il grande potere di annullare la volontà del soggetto, di annichilirne la progettualità, la curiosità, ogni forma d’interesse o attrazione.  Ciò nonostante, non si configura come segno di debolezza dell’uomo. (altro…)