Scopo e antiscopo nelle ansie sociali

Scopo e antiscopo nelle ansie sociali

Pubblicato da: Categorie: I comportamenti degli ansiosi sociali e delle persone timide, I problemi delle persone timide

Ho spesso sentito descrivere, da persone timide, il proprio comportamento come “indossare una maschera”, “recitare” un ruolo non proprio; una descrizione che rende bene l’idea dello stato emotivo che vivono gli ansiosi sociali e anche lo spirito che li spinge a comportamenti di protezione. La loro recita è forzosa e quasi sempre incontrollata. 

Domenico Dell’Osso – L affermazione è il punto di partenza il primo passo che apre la via al cambiamento

Infatti, se l’attore di teatro recita un ruolo facendo una scelta volontaria e quindi cosciente, egli è capace di controllare e modulare la propria recitazione; l’ansioso sociale quella maschera la subisce.  La recitazione della persona timida non è fluente, è impacciata, risponde a impulsi automatici.

Una ragione di ciò, sta nel fatto che i processi cognitivi e il comportamento dell’ansioso sociale, operano avendo come obiettivo l’antiscopo, cioè quello di evitare che avvenga ciò che si teme. 

La loro attenzione si concentra ed è finalizzata all’obiettivo di evitare anziché al fare. A conti fatti, piuttosto che perseguire gli scopi inerenti la propria realizzazione sociale, paradossalmente, e senza che se ne rendano conto, le persone timide, si pongono, come obiettivo, che il proprio scopo di socialità non avvenga. L’individuo timido indirizza la propria attenzione su ciò che giudica terribile e as

Quando il timido dice: ce l’hanno tutti con me

Quando il timido dice: ce l’hanno tutti con me

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide
Tra i principali comportamenti e attività metacognitive tipiche della timidezza c’è quella del controllo.

John Everett Millais – morte di Ofelia

La persona timida o ansiosa sociale svolge le sue attività di controllo in due direzioni, verso sé stessa e verso gli altri. Il controllo indirizzato verso sé stessi è un’attività metacognitiva attenzionale volta a valutare le proprie esperienze interne, i propri processi mentali, i propri comportamenti. L’ansioso sociale avverte preminente il bisogno di verificare la congruità del proprio comportamento, delle proprie performance e dei suoi stessi processi mentali. Infatti, ponendosi degli standard elevati, e avendo delle credenze negative riguardanti prerogative e capacità personali, sta sempre a controllare tutto ciò che non corrisponde ai suoi criteri da perfezionista e tutto quanto possa confermare gli schemi cognitivi in cui crede, ma di cui non s’accorge della loro insita disfunzionalità. Atteggiamento mentale, quasi sempre dicotomico, per il quale ricerca ogni possibile discrepanza tra la perfezione perseguita e risultato raggiunto; lo fa durante l’esposizione e l’esecuzione di attività oggetto dell’osservazione altrui; nel valutare le sue reazioni fisiche ed emotive; nei suoi ragionamenti da ansioso. Poi ci sono le attività di controllo rivolte verso gli altri. Queste rivestono particolare importanza per gli individ

Timidezza ed emarginazione

Timidezza ed emarginazione

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

Una delle conseguenze pratiche della timidezza e di altre forme di ansia sociale sono la marginalizzazione e l’auto emarginazione.

Guido Aloise – emarginazione

Mentre nel primo caso l’esclusione sociale è dovuta a una difficoltà di comprensione oggettiva dei moti interiori dei soggetti ansiosi che rende problematico interagire con la persona timida; nel secondo caso si verifica il contrario. La condizione interiore di un individuo timido è percepita a fondo e compresa, soltanto da chi vive la timidezza. 

Ciò anche perché l’uomo non ha il potere di leggere nella mente degli altri. Può percepirne gli stati ansiosi attraverso il comportamento, la condizione generale di difficoltà relazionale, in pratica attraverso elementi visibili.  Va anche considerato che il linguaggio, soprattutto quello non verbale, può essere diversamente interpretato.  Ad esempio una persona che si mostra distante, estraniato, può trasmettere sia l’idea di un atteggiamento di superiorità o da snob. Un comportamento da inabilità sociale, dipende dalla storia culturale e personale di chi interpreta. Capita che le persone, nel relazionarsi con un individuo timido, tentino inizialmente un atteggiamento empatico, mostrandosi comprensivi e cercando di andargli in aiuto; però, dato il permanere di comportamenti inibiti e tendenti all’evitamento, tipico delle ansie sociali, questi cominciano a sentirs

Il desiderio di riscatto sociale nella timidezza

Il desiderio di riscatto sociale nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: accettazione, I problemi delle persone timide

In tutte le forme di ansia sociale, e quindi anche nella timidezza, il problema fondamentale è quello di sé rispetto agli altri, di sé nelle relazioni con gli altri, di sé visto dagli altri.

Telemaco Signorini – la sala delle agitate

Non a caso le ansie sociali sussistono proprio soltanto se relative alle relazioni con gli altri. Nell’affermare che l’uomo è un animale sociale, si sottolinea una caratteristica fondamentale, insita nella natura umana, che ha notevole importanza e incidenza nella psiche, nel pensiero e nel comportamento.

Maslow, nella piramide di bisogni umani, indica “amore e bisogni di appartenenza” tra i fattori primari che determinano la motivazione nell’uomo.  Sin dalla nascita, la nostra mente lavora alla formazione della definizione del sé in rapporto agli altri, alla definizione degli altri in qualità di soggetti interagenti, alle qualità di sé in chiave di accettazione e partecipazione sociale. In pratica, costruisce una propria identità sociale. Il bisogno di appartenenza nasce dalla necessità di esigenze fondamentali che l’essere umano sa di non poter soddisfare compiutamente come individuo senza danneggiare, in minima o in grande parte, il proprio equilibrio fisico e/o psichico. Già nella teoria dell’attaccamento si pongono in evidenza alcuni bisogni fondamentali che l’uomo, ha, dalla nascita fino alla morte: la certezza di essere acce

Quando si pensa che la persona amata è inarrivabile

Quando si pensa che la persona amata è inarrivabile

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

Molte persone timide al cruccio di approcciarsi a quelle dell’altro sesso per una relazione affettiva, vedono l’oggetto dei propri desideri come inarrivabile.

Paul Delvaux – venere dormiente

Quest’idea d’irraggiungibilità di un obiettivo è direttamente collegata a quella dell’incapacità. Quando il progetto di una relazione affettiva si trova allo stadio di dover passare attraverso l’esplicitarsi dei ruoli di genere, propri della pratica del corteggiamento. Nella mente dell’individuo timido si attivano le credenze disfunzionali sul sé e, talvolta, sugli altri.

Queste sono relative: 

Alle abilità nel relazionarsi con efficacia nell’interazione.  Alle capacità di fronteggiare l’insieme di situazioni che possono scaturire in seno al corteggiamento.  All’essere persona amabile.  All’essere attraente o interessante come persona.  All’essere abile nell’esercitare fruttuosamente il ruolo prescritto dalle usanze sociali.  Alla disponibilità altrui.

L’esercizio del ruolo di genere, e il corteggiamento nel suo insieme, pongono problemi di competenza e di accettazione.  Il corteggiamento implica la conoscenza di modelli comportamentali e l’abilità nell’esercitarli. Nei casi di timidezza storicamente conclamate l’inibizione ansiogena ha già prodotto, una sequenza di esperienze di corteggiamento e di esercizio del ruolo di genere, conclusasi con

Se il timido dice: penso sempre che gli altri parlano male di me – 1° parte

Se il timido dice: penso sempre che gli altri parlano male di me – 1° parte

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide, Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Prima Parte

L’immaginazione e il pensiero umano sono molto potenti. Sono in grado di costruire un’idea della realtà anche in assenza di elementi concreti di riferimento: è l’opinione che assume la stessa valenza della realtà.  È quello che accade ai timidi quando dicono: penso sempre che gli altri parlano male di me

Jorn Asger – ainsi on sensor

È il caso di due distorsioni cognitive molto diffuse tra gli esseri umani: la lettura del pensiero e l’inferenza arbitraria.  A differenza delle persone non ansiose, i timidi utilizzano questi schemi cognitivi in modo ricorrente e, in certi casi, con ossessione. 

Un ricorso eccessivo a queste forme logiche, ma irrazionali, è riscontrabile anche nei ragionamenti derivanti dai fanatismi politici o religiosi. Nella normalità, lettura del pensiero e inferenza arbitraria, costituiscono un’illogicità del ragionamento transitoria, episodica, il frutto di un’elaborazione mentale strumentale o superficiale, ma che tuttavia, può anche risultare utile se poggiano su un repertorio esperienziale funzionale.  Nel fanatismo sono il risultato della rigidità tipica del pensiero dogmatico e della negazione della conoscenza comune considerata, generalmente, fasulla.  Nelle ansie sociali, come la timidezza, queste distorsioni cognitive afferiscono all’interpretazione emotiva della realtà, alle credenze d

Il bullismo

Il bullismo

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

Il bullismo è un fenomeno sociale dalle molteplici sfaccettature. Va considerato che le figure coinvolte sono generalmente tre:

l’agente, chi compie materialmente l’atto da bullo; il ricevente, chi subisce il comportamento violento; lo spettatore che assiste senza intervenire fisicamente, ma che partecipa emotivamente all’evento. 

Andrew Salgado – questa non era la mia debolezza

Ciascuna di queste tre figure può configurarsi come categoria e, in quanto tale, è scomponibile in diversi quadri psicologici.

Pensare che il comportamento bullista sia solo il risultato di una mancata educazione alla socialità, significa ignorare il background culturale che lo sottende, le dinamiche psicologiche legate al problema di accettazione sociale, e/o di affermazione d’identità che possono sussistere nella psiche del bullo.   Tutte problematiche favorite, non solo nella mancanza di assertività nell’ambiente i cui si formano questi soggetti, ma anche da un sistema di comunicazione che veicola continuamente e massivamente messaggi di violenza, vedi, ad esempio, la gran parte del cinema e della fiction, che trasmette modelli ispirati a ideali di forte competizione, di successo, forza, efficienza, predominio, dell’essere vincenti: la violenza è anche presentata come strumento dei giusti attraverso personaggi eroici.  Il bullo apprende questi modelli comportamentali, non solo nella famig
La timidezza e i problemi di adattamento sociale

La timidezza e i problemi di adattamento sociale

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide
Buona parte delle persone afflitte da forme di ansia sociale, come la timidezza, sperimentano il proprio disagio nel relazionarsi agli altri e/o in vari contesti sociali.

Roberto Barni – condominio clandestino

Alberto, che si estranea spesso quand’è con gli amici e non prende mai iniziative, ha molte difficoltà quando si tratta di essere coinvolto nelle situazioni organizzate dal gruppo.

Adele, afflitta dall’ansia da prestazione, si trova a disagio anche nei party, convinta com’è di dover apparire sempre perfetta ed efficiente. Michele, che si sente sempre inferiore agli altri, vive come un pesce fuor d’acqua in gran parte delle situazioni sociali che gli capitano. Brigida, che si considera socialmente inabile, fa la bella statuina nelle feste, nei ritrovi, ovunque ci siano più di due persone. Alba, che pensa sempre che fallirà in ciò che ancora deve avvenire, non riesce a instaurare rapporti di amicizia o di coppia. Andrea, che vive nel disinteresse quasi totale, è ormai completamente privo di argomenti o idee, tanto che appare un imbambolato a ogni domanda, richiesta di pareri o di soluzioni. Clotilde, che sostiene che esprimere sé stessa in piena libertà sia un proprio diritto, pensa a voce udita anche per strada, la gente la considera pazza e la evita. La difficoltà che incontrano è quella di non riuscire ad adattarsi nei contesti sociali in cui provano o desideran
L’evitamento della sofferenza che produce sofferenza

L’evitamento della sofferenza che produce sofferenza

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide, Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali
Agli esseri umani non piace soffrire, e ciò è del tutto comprensibile. Neanche a me piace soffrire.

Ennio Calabria – il vento si scaglia contro le cose

Nella nostra società si ritiene che l’evitamento, tout court, della sofferenza conduca con maggiore facilità alla felicità. Così si sono sviluppati stili metacognitivi che tentano di attuare un controllo verso le proprie esperienze interne. La cultura che ne è conseguita, considera tali logiche assolutamente perseguibili e positive, tant’è che l’evitamento è trasmesso, appreso e incoraggiato.

È da qui che nasce la cognizione dell’evitamento. Un giocatore di scacchi sa che, talvolta, è preferibile sacrificare la regina per vincere la partita. La timidezza fa, dell’evitamento della sofferenza, uno stile di vita che la caratterizza e che è, al tempo stesso, boia e prigione. Maria pensava che non impegnandosi nello studio, non avrebbe sofferto la delusione se all’esame le fosse andata male. Un parere simile lo esprimeva anche Alba sostenendo che è meglio fare una previsione in negativo di un evento da affrontare, perché in tal modo, se le cose non vanno bene, non ci si sta male. Andrea è dell’idea che non avere interessi aiuti a non soffrire. Michele non si approccia alla donna che ama da mesi perché, se fosse respinto, la sofferenza del fallimento sarebbe troppo forte. Adele rifiuta ogni invito a fare l
Discrepanza tra realtà e interpretazione nella timidezza

Discrepanza tra realtà e interpretazione nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

La mente dell’uomo ha la necessità di acquisire cognizioni che lo pongano nella condizione di interpretare la realtà per poter far fronte, con efficacia, alle situazioni che gli si presentano e raggiungere i propri scopi. Costruisce, così, un insieme di modelli che descrivono o definiscono sé stesso, l’altro da sé, cioè le persone, l’ambiente sociale con il quale ha contatto diretto, il mondo inteso sia come consesso sociale, sia come ambiente materiale.

Zichy Mihaly – illusioni colorate

La costruzione di questi modelli, chiamate anche credenze, contempla anche la descrizione del tipo di relazione esistente tra le varie cognizioni acquisite, da cui scaturiscono anche le metacognizioni, cioè le valutazioni sui propri pensieri, la loro sistematizzazione e organizzazione operativa, in breve il modo e lo stile del pensare.

Giacché la funzione primaria è quella di interpretare, nel modo migliore possibile, gli stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno, l’aderenza degli schemi cognitivi con la realtà riveste un’importanza fondamentale per le possibilità adattative dell’uomo all’ambiente materiale o sociale in cui vive. I pensieri non sono, per loro natura, la realtà, ma l’idea della realtà. Tuttavia, nella piena normalità, l’aderenza delle credenze alla realtà è più o meno soddisfatta, rientra in limiti di tolleranza che permettono un’efficace ges