La mente umana ha due sistemi di elaborazione delle informazioni e degli stimoli che le pervengono.
Uno è quello che si svolge attraverso la ragione, la razionalità; si tratta dell’elaborazione delle informazioni che opera nel nostro livello cosciente e che implica volontà, intenzionalità e metodo.
L’altro opera fuori dal nostro controllo cosciente e, dunque, sfugge alla nostra volontà e intenzione razionale, si tratta dei processi di valutazione automatica. Più che operare secondo un metodo, la sua attività è più simile a una routine.
I processi di valutazione automatica bypassano la vera e propria attività di elaborazione, attingono direttamente dalla “banca dati” dei modelli interpretativi precostituiti conservati in memoria e operano per uguaglianza, analogia, similitudine.
Il loro carattere automatico fa sì che le loro attività si svolgono in tempi assai rapidi, tali da permettere risposte comportamentali immediate, cosa che non potrebbe accadere, con altrettanta velocità, nel caso di una valutazione riflessiva che ha bisogno di tempo.
Tali processi sono di due origini differenti, una è innata, acquisita attraverso le conoscenze geneticamente trasmesse, l’altra è relativa all’apprendimento.
Se vogliamo comprendere l’origine innata della valutazione automatica ci basti pensare come nel mondo animale, già alla nascita, si è capaci di fiutare un pericolo e scappare.
Alcune di queste attività automatiche sono, dunque, già acquisite alla nascita e si tratta di funzioni fondamentali per la sopravvivenza, ce le portiamo dentro sin dalle età primitive in cui esse facevano la differenza tra la vita e la morte.
I processi di valutazione automatica acquisiti per apprendimento si poggiano sulla conoscenza acquisita che può essere diretta o indiretta. In questi casi la nostra mente memorizza l’esperienza nella propria “banca dati” dei modelli interpretativi.
Molto importante, nella memorizzazione per apprendimento è la ripetizione. Maggiore è la reiterazione dell’esperienza, maggiore è anche il grado di automazione del processo valutativo.
Ti domanderai: “ma che cavolo tutto questo con le ansie sociali? Con la mia timidezza o la mia fobia sociale?”.
I processi di valutazione automatica sono un po’ come il pilota automatico, procedono da soli, senza che noi stessimo lì a pensarci su.
Quando parlo dei rinforzi delle credenze e di come queste si attivano in un batter d’occhio, senza che ce ne rendiamo conto, sto facendo proprio riferimento ai processi di valutazione automatica.
I pensieri automatici negativi, così profondamente pervasivi e persistenti, che dominano nella mente dell’ansioso sociale ogni volta che deve fronteggiare una situazione ansiogena o deve interpretare un evento o un comportamento, godono proprio della funzione automatica di valutazione.
Essi pervengono alla mente della persona, facendole svolgere l’attività di previsione, considerazione sui propri mezzi, interpretazione della situazione, in tempi talmente rapidi, che la persona non s’accorge neanche che nella propria testa siano transitati tali pensieri: L’automazione del processo valutativo gli ha risparmiato la fatica di ragionarci su in modo compiuto e razionale.
E dato che le credenze disfunzionali attivate e i pensieri automatici negativi hanno già dipinto un quadro a tinte fosche, al il soggetto ansioso resta solo da decidere in che modo proteggersi dalla catastrofe imminente prospettata e tanto immanente.