Ci sono molte forme in cui può manifestarsi la timidezza. Infatti, non necessariamente, una persona è timida in tutti i campi dell’agire sociale. Si può essere timidi anche relativamente a specifiche e limitate situazioni, o in singoli o più campi della vita sociale. Oggi tratterò della timidezza della rivelazione di sé.

Essa è riferita all’esternalizzazione o esplicitazione di qualunque cosa riguarda la propria vita personale. 

Norman Rockwell – il problema con cui noi tutti viviamo

L’individuo timido nella rivelazione di sé, può tranquillamente trovarsi a suo agio nelle conversazioni riguardanti il quotidiano, nel pour parler o di qualsiasi altro argomento, purché non si tocchi la propria sfera personale; se ciò accade egli, si blocca, perde la spontaneità conversativa, fino ad apparire reticente, comincia a manifestare comportamenti e sintomi d’ansia quali possono essere il farfugliare, tendenza a diventare sfuggente, il rossore in viso, un vistoso cambio delle espressioni facciali tendenti al rabbuiare o in altri atteggiamenti di evidente impaccio.

La problematica del rivelare sé stessi, in un soggetto timido, può essere rintracciabile nella paura di incorrere nel giudizio negativo degli altri, nella paura di non essere accettato o di essere rifiutato dagli altri. 

Il timore della negatività del giudizio altrui e l’esclusione sociale costituiscono il risultato del processo cognitivo di valutazione previsionale degli eventi. Inconsciamente, la persona timida ha fondamentalmente paura che gli altri si accorgano di quelle carenze, incapacità e difetti che egli stesso ritiene di avere. 

Si tratta, ovviamente, delle credenze disfunzionali di base o intermedie e pensieri automatici, che albergano nella mente del soggetto ansioso, convincimenti profondi che si riferiscono a proprie qualità, ma anche a percepire gli altri come soggetti poco disponibili, cinici, superficiali, discriminanti, inaffidabili.

Tutti questi pensieri vertono su alcuni temi come ad esempio:

  • Sentirsi inferiore agli altri a vario titolo.
  • Ritenere di non essere sufficientemente competenti in campi per loro importanti.
  • Ritenere di non avere idonee abilità sociali.
  • Ritenere di non essere all’altezza delle situazioni.
  • Ritenere di non poter reggere il confronto con gli altri.
  • Ritenere di non avere capacità adeguate alle attese altrui.
  • Ritenere di essere carenti in termini di potenzialità.
  • Ritenere di non essere persone amabili o interessanti.

Il percepirsi negativamente, comporta anche inevitabilmente una scarsa fiducia in sé stessi e nei propri mezzi e si tende quindi ad auto svalutarsi.

La persona timida che vive il problema della rivelazione di sé, tende a evitare tutte quelle situazioni che, ponendolo al centro dell’attenzione, possono fare emergere tutte le carenze che ritiene di avere. Questa sua preoccupazione fa si che egli eviti anche di introdurre temi di conversazione o di porre domande che, in qualche modo, possono indurre i suoi interlocutori a volgere la conversazione o ricambiare le domande, nella sua direzione.

Questo tipo di timidezza conduce il soggetto ansioso a non parlare mai di sé, né di esprimere emozioni e sentimenti che riguardano la propria persona. Quando a questa condizione, si aggiunge una carenza in termini di comportamento assertivo, si verifica con maggior frequenza la presenza di convincimenti secondo i quali parlare di sé, sia poco interessante, possa essere noioso per gli altri, che fare emergere o dichiarare le proprie carenze, sia un segno di debolezza, in alcuni casi si giunge a pensare che non si abbia diritto a parlare di sé o che ciò, sia irriguardoso nei confronti degli altri.

Le persone che vivono questo tipo di timidezza hanno, ovviamente, grande difficoltà nell’instaurare relazioni sentimentali e amorose, questo, proprio perché, non riuscendo a esprimere la propria emotività, le aspirazioni interiori, a parlare o raccontare di sé stessi, appaiono come persone vuote, poco disponibili se non diffidenti, persino snob e quindi non idonei a una relazione di coppia. Paradossalmente, in questi casi, accade proprio ciò che esse temono: il comportamento che inibisce la rivelazione di sé induce, agli altri, pregiudizi non positivi e ad atteggiamenti escludenti. Ma quest’ultimo aspetto, purtroppo, è il triste esito cui si giunge anche con le altre forme di timidezza.

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