Nei confronti di un’invalidazione, il sistema cognitivo, può reagire secondo diverse modalità che sono denominate stili di crescita della conoscenza.
Si tratta di strategie che hanno lo scopo di ridurre o annullare gli effetti dell’invalidazione. Tali modalità possono intervenire sia in positivo, sia in negativo, e sono l’esplorazione, l’immunizzazione, l’elusione, l’ostilità.
Esplorazione. È uno stile di conoscenza che accresce la probabilità di entrare in contatto con le invalidazioni, e più di altre, è in grado di fronteggiarle costruttivamente. Consiste nell’esplorazione attiva e produttiva di sé e dell’ambiente; predisponendo il soggetto all’apprendimento, opera modificando le credenze invalidate, per farle aderire più coerentemente alla realtà e, dunque, rendendole più adatte al raggiungimento degli scopi.
Elusione. Questo stile consiste nell’evitamento o nella rimozione. È un comportamento tipico dei soggetti disturbati dall’ansia sociale delle sue varie manifestazioni. Essa impedisce l’esplorazione per evitare che il sistema cognitivo trovi elementi che possano confermare l’invalidazione, lasciando così, invariate quelle credenze che, in determinate situazioni, possono essere invalidate.
Immunizzazione. È una sorta di impermeabilizzazione del sistema cognitivo. Consiste nel bloccaggio di tutti quei processi cognitivi che permettono il passaggio da un’idea a un’altra, in breve impedisce l’iter di sostituzione delle credenze invalidate, agisce mediante lo stravolgimento della logica dell’implicazione, che è del tipo “se A è vero allora anche B è vero”.
Ostilità. Possiamo dire che l’obiettivo di questo stile è quello di screditare l’invalidazione. Lo fa attraverso processi cognitivi che manipolano la fonte dell’invalidazione oppure ne riducono l’attendibilità.
Questi stili di conoscenza operano soprattutto attraverso i pensieri. Ricordiamo sempre che il sistema cognitivo è un insieme di idee, che fungono da modello di riferimento per interpretare gli eventi e la realtà, prefigurare i possibili scenari come conseguenza delle azioni, e permettere la scelta di obiettivi e comportamenti per rispondere adeguatamente agli stimoli ricevuti.
Gli stili di crescita della conoscenza negativi, di cui ho accennato, blocca lo sviluppo stesso del sistema di credenze, e ciò avviene quando questo è male articolato; infatti, una nuova idea o va generata, o appresa dall’esterno, ma ciò diventa difficile quando un sistema è povero: non è facile cambiare punto di vista quando si stenta già ad averne uno.
Un ulteriore ostacolo per i cambiamenti, è costituito dagli automatismi, cioè quei comportamenti abitudinari che abbiamo e svolgiamo senza aver bisogno di pensarci su, li facciamo quasi senza rendercene conto, proprio perché siamo abituati a farli. Sono meccanismi che il sistema apprende e li trasforma in routine per economizzare, per risparmiare ogni volta, di dover avviare un processo di elaborazione per qualcosa che si ripete in modo sistematico.
Gli automatismi più deleteri sono i cosiddetti pensieri automatici.
I pensieri delle persone timide, quando sono riferiti a se stessi, agli altri e alle relazioni intercorrenti tra sé e gli altri, difficilmente riescono ad essere modificati, perché gli stili di crescita della conoscenza, intervengono in negazione delle invalidazioni, mantenendo l’insieme delle credenze in una condizione ingessata. Questo fa sì, che non si riesce, né a superare il mancato apprendimento, né a trasformare in apprendimento, sollecitazioni ed esperienze che pervengono a questi individui nel corso della vita.
Accade anche che le credenze, rimanendo inalterate nel tempo, generino sempre gli stessi pensieri, che ripetendosi continuamente, entrano in un meccanismo che li attiva in modo automatico, così come i comportamenti che ne scaturiscono, acquisiscono carattere abitudinario e automatico.
Essendo diventati routine, i pensieri automatici si manifestano nella mente in modo non cosciente, o non immediatamente intellegibili, se non attraverso un lavoro di concentrazione per la loro individuazione.
Analogamente, i comportamenti abitudinari, sono spesso eseguiti con un basso livello di coscienza della loro reale valenza, anche perché operati in risposta all’insorgere di stati ansiosi, a loro volta innescati dai pensieri automatici; inoltre, l’abitudinarietà rende tali comportamenti, facilmente attuabili, quasi istintivi.
Riferendoci sempre al mondo delle relazioni umane, tra pensieri automatici, sentimenti ed emozioni, vi è uno stretto legame, nel senso che esiste tra essi una relazione di reciprocità: gran parte dei pensieri dei soggetti timidi, sono influenzati dalle loro emozioni, così come emozioni e sentimenti sono innescati dai pensieri. A tal riguardo, ti rimando ai miei precedenti articoli sulle distorsioni cognitive.