Nella prima parte ho provato a sgombrare il campo da opinioni generalizzanti tendenti a trasformare idee e pensieri delle persone timide, ansiose in generale, in teorie e pareri dai contenuti fuori dalla logica, o viziata dalla condizione psicologica, a prescindere dai contenuti, dalle forme, dal campo della conoscenza, dalle circostanze: nulla di più falso.

Luca Alinari – dubitare dei sensi
In quell’occasione ho specificato che nei soggetti timidi, pensieri e convinzioni influenzati dalla condizione ansiosa, sono strettamente legati alle sole credenze coinvolte e chiamate in causa dalla situazione ansiogena, mentre tutti gli altri meccanismi di pensiero sono scevri da condizionamenti psicologici legati alla timidezza.
Come ho scritto nel mio libro “Addio timidezza”, i pensieri figli della condizione ansiosa, sono emanazione delle credenze insite nel sistema cognitivo.
Ma come nascono queste idee?
In questo secondo articolo e in quello successivo, cercherò di rispondere a tale domanda.
Secondo le teorie cognitive, per soddisfare necessità e bisogni, far fronte ai propri obiettivi e interagire con l’ambiente, l’uomo, sin dalla nascita, costruisce un sistema di conoscenza che riguarda sé stesso, gli altri, il mondo e le cose intorno a sé. Queste conoscenze hanno lo scopo di informarlo su sé stesso e su tutto l’altro esterno a sé, di porsi delle aspettative, di prevedere gli eventi e le loro conseguenze, in modo da poter determinare comportamenti adeguati a soddisfare i propri obiettivi.
Ciascun individuo la costruisce attraverso l’apprendimento che avviene in modo variegato: per mezzo dei sensi, le esperienze dirette o indirette, i comportamenti provenienti dagli altri, per similitudine, analogia, attraverso i modi della percezione, delle emozioni, la verbalità, per trasmissione.
Questa conoscenza è organizzata gerarchicamente in strutture chiamate schemi: sono configurazioni articolate e adattabili di conoscenza generale riguardante il sé e il mondo esterno a sé, non sono rappresentazioni esatte di eventi e situazioni particolari o della realtà oggettiva.
Questi schemi essendo al servizio degli scopi, anch’essi gerarchicamente organizzati, e formandosi sulla base delle esperienze individuali, si presentano come strutture soggettive, anche se parte di esse, afferenti a situazioni socialmente diffuse, sono costruite in modo analogo.
L’individuo conosce solo ciò che è già rappresentato come schema nel sistema cognitivo, quindi solo quanto è patrimonio della sua esperienza e dell’apprendimento, il che implica una limitazione della conoscenza.
Gli schemi sono alla base sia della gerarchia degli scopi, sia delle scelte delle strategie disponibili per il raggiungimento degli scopi. Occorre qui ricordare che lo scopo è l’elemento motivazionale dell’uomo, esso è tale in quanto esiste una credenza che valuta positivamente il perseguimento di ciò che è oggetto dello scopo.
Gli schemi hanno una gerarchia che pone alla base, quelli che rappresentano oggetti, per risalire verso quelli che rappresentano azioni specifiche, fino a quelli oggetto dell’astrazione.
Gli schemi rappresentativi di azioni e astrazioni sono detti anche credenze.
Le credenze sono suddivisibili in tre classi:
- Le regolatrici che sovrintendono al comportamento sociale.
- Le condizionali che afferiscono ai modi del comportamento, riguardano cioè, le conseguenze e le forme dell’esecuzione del comportamento.
- Le negative, assolute, non condizionali, che riguardano se stessi.
Esse sono convinzioni basilari di ogni persona che le considera verità assolute ed essenziali, punti di riferimento, grazie ai quali ogni azione, pensiero e situazione, sono percepite e interpretate, dando luogo alle attività di previsione degli eventi.