L’apparato cognitivo ha la tendenza a difendere quelle credenze che presentano un elevato grado di certezza e centralità, perché il loro venir meno implica l’assenza di schemi importanti di riferimento al sé, crea cioè un vuoto di conoscenza che può vanificare l’attività di previsione e compromettere il raggiungimento degli obiettivi: al sistema cognitivo non importa se le sue credenze interpretano al meglio alla realtà, gli interessa che gli scopi siano soddisfatti.
La certezza di una credenza testimonia il valore e la forza della fonte da cui la credenza stessa è stata appresa, e dalla quantità delle fonti che le hanno espresse. La centralità di una credenza deriva dal livello di interconnessione con altre credenze, che supporta o da cui è supportata, e dalla vicinanza agli scopi del sistema cognitivo.
Le invalidazioni si hanno quando una previsione non corrisponde ai fatti, determinando il suo fallimento. Di per sé quindi, l’invalidazione è la perdita di certezza di una credenza, non propone una nuova credenza, annulla semplicemente quella che c’era creando un vuoto interpretativo delle cose, spetta al sistema formarne un altro.
Quando un’aspettativa viene invalidata, il sistema si viene a trovare nella necessità di rivedere tale credenza e di articolarla per rendere quello stesso modello più aderente alla realtà, in modo da avere una migliore capacità di previsione e quindi, di poter mettere in atto dei comportamenti più consoni al raggiungimento dello scopo.
Maggiore è il livello di articolazione di uno schema, maggiore è la capacità di previsione, di adattamento alla realtà e migliore è la risposta comportamentale. Una credenza articolata è elastica, capace di recepire le invalidazioni, di aggiornarsi e interpretare meglio il mondo reale.
Tutto ciò determina uno stato d’ansia che normalmente, con un sistema di credenze articolato e quindi elastico è del tutto temporaneo, ma con un sistema poco articolato e perciò rigido, lo stato di crisi innesca una serie di conseguenze che portano ad una condizione di sofferenza, in questi casi il sistema si sente minacciato ed usa varie strategie per far sì che l’invalidazione stessa venga invalidata, in modo da riportare tutto allo stato precedente: la teoria che era stata sconfessata viene ripristinata, come se nulla fosse accaduto.
Generalmente il sistema cognitivo recepisce le invalidazioni perché in questo modo può attivare il processo di modifica delle credenze coinvolte che possono essere rese più verosimili e quindi più efficienti della loro attività di previsione.
I problemi sorgono quando il sistema di schemi non riesce ad accettare le invalidazioni, questo avviene perché ha difficoltà nel sostituire i modelli andati in crisi e quindi, si viene a trovare in una condizione di totale incertezza, l’ipotesi che aveva sviluppato risulta errata e non individua un’idea alternativa che la possa sostituire. A volte la centralità della credenza invalidata è tale da risultare inaccettabile per il sistema.
L’apparato cognitivo cerca di difendere quelle credenze che riguardano la costruzione del sé, e che sono altamente centrali per gli obiettivi in cantiere, e tende a rifiutare quelle invalidazioni che lo priverebbero improvvisamente di una grande quantità di capacità di previsione.
Il cambiamento di una credenza, implica la modificazione di tutte quelle altre che le sono collegate attraverso processi di valutazione deduttiva, e se essa è centrale, significa modificare buona parte del sistema cognitivo, il che vuol dire un grande dispendio di energie.
Una invalidazione può verificarsi:
- per via sociale, quando una situazione evolve in modo diverso o contrario a quanto individuo coinvolto aveva previsto;
- per via percettiva;
- tramite riflessione indotta o derivante da deduzione logica.
Le persone possono essere consapevoli delle invalidazione solo quando queste riguardano credenze di cui sono coscienti, di sicuro non hanno coscienza sia dei processi messi in atto dal sistema per annullare o diminuire l’effetto dell’invalidazione, sia degli scopi che li hanno attivati che poi riguardano la preservazione della capacità di previsione.
Si è notato che nei soggetti disturbati dall’ansia sociale, nelle sue varie forme, l’apparato cognitivo non recepisce i propri errori e quindi non apprende dalle esperienze generatrici di invalidazione, per cui ripete sempre gli stessi sbagli.