Il sistema cognitivo, e dunque le credenze, producono previsioni: questo sistema di schemi è tale da far sì che, a fronte di determinate caratteristiche riscontrabili in una data situazione, sia possibile un’associazione di queste con altre caratteristiche presenti in esperienze trascorse. Questa peculiarità permette all’individuo la disponibilità di più elementi di conoscenza, anche se solo ipotetici, che lo pongono nella condizione di non doversi affidare esclusivamente ai soli dati provenienti dalla percettività.
Giacché una persona può conoscere esclusivamente ciò che è già presente come schema nel sistema cognitivo, può accadere che certe informazioni provenienti dall’esterno, possano non essere prese in considerazione, cioè non elaborate, in quanto il sistema cognitivo è sprovvisto di quegli schemi di conoscenza che possono permetterne l’interpretazione.
Il fine delle previsioni è di mettere l’individuo in condizione di poter decidere i comportamenti più opportuni per centrare i propri scopi o in alternativa, scegliere gli obiettivi che, secondo l’autovalutazione di sé e delle proprie capacità nel perseguirli, appaiono più raggiungibili. Sia la scelta degli obiettivi, sia l’esito nel loro perseguimento, producono nell’uomo delle reazioni che chiamiamo emozioni.
Schachter e Singer (1962) definivano le emozioni come ” il risultato dell’elaborazione concettuale di stati d’attivazione fisiologica per il quale il soggetto non ha un’immediata spiegazione”. Possiamo dire che le emozioni sono il prodotto del processo di valutazione cognitiva, un insieme di fenomeni racchiusi tra l’evento scatenante è il comportamento che ne consegue. Giacché, sia la valutazione cognitiva sia il comportamento, prefigurano un’attività di pensiero, la comprensione delle emozioni passa attraverso l’individuazione dei pensieri che le hanno precedute. Esse ci informano sulla previsione di successo o fallimento, e su come le cose stanno andando nei fatti.
Tuttavia le emozioni sono collegate direttamente agli scopi e solo in modo indiretto alle previsioni, infatti, come ho già detto, le previsioni operano in funzione degli obiettivi che rappresentano il fattore centrale che giustifica il senso e l’esistenza stessa del sistema cognitivo; è la previsione del fallimento del proprio obiettivo, che rende visibile o apparente l’errore della previsione stessa, e la scoperta dello sbaglio provoca un’emozione negativa; al contrario, la previsione del successo rende visibile il risultato positivo della predizione, e quindi si ha un’emozione positiva.
L’emozione, più che esprimere la positività o negatività della previsione, manifesta il perseguimento o meno dello scopo in termini di maggior padronanza dell’ambiente.
Il sistema cognitivo non ha tanto l’obiettivo di verificare l’esattezza delle proprie previsioni, quanto quello di raggiungere i propri scopi, perché questi sorreggono i motivi di base che spinge l’individuo in direzione della propria sussistenza psichica e fisica. Lo scopo, pertanto, ha senso finché c’è una credenza che considera in modo positivo il perseguimento dell’oggetto insito nello scopo stesso: senza obiettivi la vita umana, come quella animale, non avrebbe possibilità di esistere.
Il raggiungimento dell’obiettivo comporta la necessità che il sistema cognitivo possa adeguare con continuità l’insieme delle proprie credenze in modo che queste siano rispondenti il più possibile alla realtà perché ciò permette una maggiore efficacia per il soddisfacimento degli scopi.