Il passato, nel disagio dell’ansia sociale, è punto di riferimento costante nelle attività di pensiero rivolte, non solo, ai tentativi di autoanalisi che ogni sofferente attua verso sé stesso, ma anche alla costante tendenza all’aspra autocritica, e alla rivisitazione degli eventi vissuti, di cui non si riesce ad avere un atteggiamento mentale di accettazione e/o di superamento.

La ruminazione è sicuramente l’elemento più emblematico e caratteristico di questo rapporto maniacale, che il soggetto timido e l’ansioso sociale in generale, ha con la propria storia individuale.

Picasso – Donna che piange con fazzoletto

Se la ruminazione costituisce la non accettazione degli esiti negativi della propria esperienza, lo sforzo di autoanalisi rappresenta il tentativo di dare una spiegazione plausibile alle cause di tali esiti, e di ricercare gli errori presunti commessi da se stessi.

Lo spirito con cui una persona timida si spinge nella ricerca degli errori propri, è quasi sempre improntata alla tendenza verso un’implicita e aprioristica autocondanna, che nella fase conclusiva di tale processo viene a esplicitarsi.

L’ansioso sociale, in questa ricerca nel proprio passato, e in modo quasi ossessivo, dell’origine del proprio male, abbandona il proprio presente, che gli appare inconsistente nell’ottica investigativa.

Il problema è che il passato, e con esso gli eventi succedutisi nel corso del tempo, sono già dati, consumati e, pertanto, immodificabili.

Questo fattore fa si che la rivisitazione storica della propria esperienza, si trasforma in una palude in cui si rimane imprigionati perché il presente resta escluso dall’auto indagine. L’investigazione storica resta confinata nel passato e finisce col diventare fine a sé stessa.

L’equivoco probabilmente scaturisce dalla considerazione che ciò che si è nel presente è la risultante delle esperienze vissute.

In realtà questo tipo di considerazione non tiene conto della contestualizzazione, nel presente, dell’excursus storico costituente; bisogna, infatti, tener conto che:

  • Il passato è costantemente oggetto di interpretazione, viene cioè continuamente reinterpretato.
  • La reinterpretazione del passato è soggetta all’influenza del momento emotivo, culturale, materiale, relazionale, nel presente, del soggetto interpretante.
  • Il presente è parte costitutiva del sé.

In sintesi, quell’iniziale considerazione va espressa in altri termini: l’individuo è il prodotto tra le esperienze vissute, la loro interpretazione operata nel presente e il presente stesso. 
Se nella prima forma espressa, si contestualizza il passato nel passato, in quest’ultima vi è la contestualizzazione dell’individuo, con la sua storia, nel presente.

Se il passato è immodificabile, non è così per il presente. La persona timida, l’ansioso sociale in genere, può modificare il proprio presente e, d’altra parte, egli è tale nel presente, soffre dei pensieri e delle ansie di oggi, si perde nei comportamenti di qui e ora

Ciò che va riportato a un livello adeguato per far fronte alla vita sociale, sono le credenze disfunzionali attuali, i pensieri automatici negativi dell’oggi, i comportamenti inefficaci del presente.

Il passato, tuttavia, non può essere né rinnegato, né ignorato. In esso si possono ricercare tracce, indizi, elementi di conoscenza utili per stabilire dei percorsi investigativi nel sistema cognitivo e nei comportamenti. Nel passato sono rintracciabili quei comportamenti ambientali frequentemente ripetuti che possono aver contribuito, ma non univocamente determinato, alla formazione di credenze di base e comportamenti del presente. 

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