È possibile la coesistenza di un’ansia sociale come la timidezza con problemi dell’umore come la depressione.

Edward Hopper – senza titolo

Le ansie sociali sono disagi nell’interazione interpersonale caratterizzate da stati ansiosi e in cui le emozioni sono di breve durata anche se, talvolta, reiterate per mezzo del circolo vizioso innescato da processi cognitivi, la depressione è un disturbo dell’umore, il che implica stati emotivi permanenti.

Bisogna anche fare una distinzione tra umore ed emozione. 

L’emozione è una sensazione interiore e fisiologica temporanea (da pochi secondi a qualche minuto al massimo) ed è innata nella specie umana e nel mondo animale; l’umore, invece, è una condizione prolungata di uno stato principalmente emotivo che può durare anche diversi giorni e, nei casi patologici, anche interi mesi. Ma l’umore può essere causato anche da altri fattori.

A volte ci svegliamo la mattina e sentiamo di essere di cattivo o buon umore e non sappiamo neanche perché; a volte, subentra improvviso o in dissolvenza dell’umore precedente.

La depressione è caratterizzata da un umore dimesso, e l’emozione che la rappresenta è la tristezza. La timidezza è caratterizzata dall’ansia e l’emozione che più la rappresenta è la paura.

Negli stati depressivi la tristezza esprime il sentimento della perdita, di una persona amata, di una condizione economica, di uno stato o ruolo sociale, di abilità che non si riescono più a esercitare; nella timidezza la paura esprime una percezione di assenza o scarsa abilità o capacità o attraibilità rispetto a una interazione sociale che ci si appresta a vivere o che è desiderata.

Nella depressione, il sentimento della perdita è strettamente associato all’idea del fallimento; nella timidezza, l’emozione della paura, che principalmente è timore del giudizio negativo altrui, è associata alla mancata o precaria appartenenza sociale.

È poco frequente che si possa diventare timidi a seguito di uno stato depressivo, mentre maggiore è la frequenza del caso inverso.

Ma perché una persona timida può tendere ad avere un umore depresso?

La risposta è da ricercarsi nella storia delle sue interazioni sociali.

Come tutti gli ansiosi sociali, il soggetto timido accumula, nel corso del tempo, una serie spesso ininterrotta di insuccessi o rinunce cocenti.

La timidezza è di natura cognitiva e le cognizioni che la definiscono e alimentano, riguardano le auto definizioni negative inconsce del sé e/o degli altri.

Ebbene, il reiterarsi degli insuccessi e il perseverare nei comportamenti evitanti, rafforzano l’idea di validità delle cognizioni negative che si hanno su sé stessi. Il rinforzo di queste credenze disfunzionali riguardano, sostanzialmente, le proprie capacità a far fronte agli eventi sociali, le proprie abilità nel muoversi nelle situazioni sociali, l’essere interessanti o attraenti come persona; esse delineano una identità personale caratterizzata da carenze di qualità che l’ansioso sociale considera di primaria e necessaria importanza.

Nel momento in cui la persona timida valuta sé stessa come inadeguata alla vita sociale, e se ne convince sempre di più per mezzo degli insuccessi o del suo mancato coraggio nel fronteggiare le situazioni, comincia a percepire la propria vita sociale desiderata come qualcosa di non raggiungibile.

Quel che non si raggiunge è perso. Si potrebbe dire che questo è, in sintesi, il ragionamento basilare del timido depresso.

Egli non solo sente di non avere le qualità giuste, ma sente anche di aver perso la “possibilità di”.

Soprattutto quella possibilità che gli sfugge di mano continuamente è poter sentire una propria appartenenza sociale attiva e riconosciuta.

In tale contesto si manifesta il sentimento della perdita nel soggetto timido. Egli prova il dolore della non appartenenza e la perdita delle possibilità.

 

Vuoi smettere di sentirti ciò che non vuoi essere? Se vuoi,
ce la puoi fare.
 
Il manuale di auto terapia per le ansie sociali e la
timidezza
Condividi questo articolo: