PRIMA PARTE

Cosa sono

Introversione ed estroversione sono un tratto della personalità. La suddivisione della personalità in queste due categorie è dovuta a Jung, che espose la sua teoria del famoso saggio “i tipi psicologici”. 
Nel corso del tempo questi due termini sono entrati a far parte della terminologia comune ma acquisendo significati diversi da quelli originariamente indicati dal loro teorico.

Secondo la visione di Jung, l’essere umano rivolge l’attenzione nei confronti della realtà o verso il mondo esterno o verso quello interiore: la modalità estroversa e quella introversa.

Enrico Baj – senza titolo

Quando l’uomo opera secondo la modalità estroversa, aderisce al mondo esterno senza passare per un processo di rielaborazione interiore, al contrario, se lo fa secondo la modalità introversa, filtra il mondo esterno attraverso la propria individualità, l’universo percettivo interiore.

Mentre nella modalità estroversa, legge gli eventi nella loro oggettività, in quella introversa, la interpreta attraverso la propria soggettività. Se nella prima l’esperienza è oggettivizzata, nella seconda è soggettivizzata.

Nella modalità estroversa, l’attenzione è diretta verso l’oggetto esterno, e l’attrazione verso l’elemento oggettivo è tale che l’individuo vi aderisce estraniandosi da sé stesso.
Nell’introversione, invece, il soggetto resta l’elemento centrale della propria attenzione.

Le due modalità costituiscono due diversi stili di adattamento al mondo reale, quello estroverso tende a conformarsi alle condizioni esterne per come sono, mentre quello introverso tende a un adattamento filtrato dalle istanze interiori.

L’assegnazione di valore prioritario, che l’estroverso conferisce al mondo esterno, fa si che le sue scelte più frequenti o più importanti siano determinate dalle circostanze oggettive e non propri impulsi e opinioni soggettive. Ciò non significa che l’estroverso non abbia opinioni proprie, vuol dire solo che il mondo esterno ha un potere di determinazione maggiore rispetto a quello interno.

Scrive Jung: ” Tutta la sua coscienza guarda all’esterno, perché è di là che sempre gli giunge la determinazione più importante e decisiva. Ma essa gli giunge così perché è di là che egli l’aspetta.” (Jung, i tipi psicologici)
L’attenzione si dirige verso gli eventi oggettivi, soprattutto verso quelli più prossimi, anche perché l’interesse è orientato in tale direzione. 
Il pensiero e i principi soggettivi tendono a coincidere con quelli del mondo sociale in cui il soggetto estroverso è immerso, se questi si modificano, tendono a mutare anche i suoi. 

Questa tendenza della modalità estroversa non è da considerarsi come forma di sottomissione, di subalternità o di accettazione passiva, per l’estroverso la realtà è tale per ciò che è, pertanto non esistono criteri alternativi.
Le idee sono ricavate dall’esterno, o per meglio attraverso le trasmissioni culturali provenienti dall’ambiente cui è legato, dei processi di educazione e di formazione individuale, difficilmente sono oggetto di elaborazione attraverso un processo interiore profondo.

Scrive ancora Jung: ” l’orientamento verso l’oggetto non altera in nulla l’essenza della funzione del pensare, ma solo il suo modo di estrinsecarsi. Un tale pensiero, orientandosi verso il dato obiettivo, appare affascinato dall’oggetto, o come se non potesse affatto sussistere senza orientarsi verso l’esterno”. (Jung, i tipi psicologici)

Nella modalità introversa, l’uomo ha, come ambiente elettivo, quello interiore. Il mondo esterno è valutato attraverso un modello ideale che l’individuo ha sviluppato nella propria interiorità. Nel momento in cui la soggettività è il fattore preponderante per ogni valutazione, l’idea acquisisce valore prioritario nei confronti dell’elemento oggettivo. 
In questa modalità, l’esperienza vissuta è il fattore preponderante, il mondo esterno è tale quando è oggetto della valutazione soggettiva, ed è quindi percepita, attraverso la storia e il sentire individuale.

Ciò non significa che nella modalità introversa sia ignorata l’oggettività del dato esterno, ma che il fattore soggettivo è preponderante.

Scrive Jung: “La coscienza dell’introverso vede sì le condizioni esterne, ma elegge a fattore determinante dell’elemento soggettivo. Questo tipo si rivolge pertanto a quel fattore della percezione e della conoscenza che rappresenta la disposizione soggettiva e ricettiva di fronte allo stimolo sensoriale”. (Jung, i tipi psicologici)

Nella modalità introversa il punto di partenza non è l’esperienza concreta, ma quella soggettiva, interiorizzata. La realtà esterna è un luogo di transito, ma il punto di partenza e di arrivo resta la soggettività. 

In questa modalità, la realtà oggettiva costituisce conferma di validità dell’idea della realtà stessa: in definitiva l’introversione si caratterizza per l’assegnazione del primato al pensiero, inteso soprattutto come critica della conoscenza, l’oggetto è poco significativo se non sottoposto a indagine cognitiva.

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