SECONDA PARTE

La relazione tra introversione e timidezza

L’introversione e l’estroversione, costituiscono due diversi modi di adattamento sia al mondo sociale, sia a quello materiale. Queste due modalità convivono in ogni individuo e interagiscono tra loro. È il prevalere di una modalità sull’altra che determina il tipo psicologico.

Carlo Carra – verso casa

Date le caratteristiche di queste due modalità, possiamo dire che una persona estroversa ha uno spirito pratico, più proiettato verso l’intraprendenza e con un maggiore dinamismo nel raggiungere gli obiettivi che si propone, dall’altra parte una persona introversa tende al raccoglimento e alla riflessione, sviluppa capacità critiche, è proiettato verso la progettualità delle idee e, muovendosi nel campo dell’astratto, alimenta le capacità creative, ma per contro ha una più lenta capacità di adattamento.

Mentre gli individui estroversi danno maggiore priorità alle relazioni sociali e alla vita mondana, gli introversi prediligono ricercare i propri interessi dentro di sé. 

Essendo più attratto dall’oggettività esterna e meno indagatore, l’estroverso è più portato a sviluppare una vasta rete di relazioni, mentre l’introverso mostra maggiori capacità empatiche e un maggiore interesse verso l’impegno sociale caratterizzati da una forte spinta ideale.

Non va confusa l’introversione con le varie forme di ansia sociale, sia pure con manifestazioni più leggere come quelle della timidezza. In realtà quegli aspetti caratteriali che possono indurre a pensare che introversione e timidezza abbiano tratti della personalità in comune, sono diversi nella sostanza e hanno origini differenti: nell’introverso costituiscono un modus vivendi costitutivo della personalità, nell’ansioso sociale sono il risultato di una condizione sociale. 

Mentre nell’ansia sociale, la riservatezza, la tendenza a uno stile di vita non espansivo o evasivo, sono il risultato di un disagio sociale maturato attraverso la disfunzionalità di determinati settori dell’attività cognitiva, nel soggetto introverso costituiscono caratteristiche in equilibrio della personalità. La tendenza alla riservatezza dell’introverso è indicativo della predilezione dei suoi interessi elettivi, non sono frutto di problemi di relazione sociale, infatti, egli si relaziona senza problematicità. 

L’introverso, contrariamente a quanto si possa pensare, non è persona che nutre paure verso gli altri o verso le proprie capacità, ha una buona autostima di sé e non teme il confronto, è conscio dei propri limiti e delle proprie abilità. 

Sappiamo che l’ansia sociale si forma, sostanzialmente, nell’interazione emotiva con l’ambiente sociale in cui si cresce o si vive, e per effetto di comportamenti reiterati nel tempo nei propri confronti, sappiamo anche che la sua incubazione comincia a determinarsi sin dai primi anni di vita, quando le capacità di elaborazione logiche e complesse non sono sviluppate. 

Un individuo non sviluppa l’ansia sociale per mezzo dell’introversione o dell’estroversione, ma per via dell’interpretazione della propria esperienza sociale (familiare o extra familiare).

Nella società odierna, l’individuo ideale pubblicizzato dai media e imposto dalla società dei consumi, corrisponde alla modalità estroversa, caratterizzata dall’immediatezza delle reazioni, dalla forte dinamicità relazionale ma poco incline ad attività critiche, astrattive e creative.
In questo contesto i soggetti introversi hanno vita difficile, il loro modo di essere è spesso interpretato come comportamento supponente, scostante, altezzoso, snob e sovente suscita sentimenti di antipatia. Tali fraintendimenti e incomprensioni che gli altri manifestano nei confronti delle persone introverse, li penalizzano condannandoli a sperimentare solitudine e isolamento.
La tendenza, negli ambienti sociali che prediligono le modalità estroverse, ad atteggiamenti di chiusura nei confronti degli introversi, talvolta provoca lo svilupparsi, in questi ultimi, di manifestazioni di ansia sociale o di depressione.

In conclusione possiamo affermare che l’introversione, per effetto delle reazioni che essa suscita negli ambienti sociali, va a costituire un fattore di rischio per l’insorgenza delle varie forme dell’ansia sociale. Mentre una persona timida mostra sempre tratti esteriori dell’introversione, l’introverso non è in alcun modo da considerare un soggetto timido.

Condividi questo articolo: