La timidezza si manifesta quando nella mente di una persona si forma e si memorizza, in modo radicato, una definizione negativa di sé stessi.
Ciò è vero, non solo per la timidezza, ma anche per tutte le altre forme di ansia sociale.
Relativamente ai problemi di ansia sociale, tali definizioni del sé, dette anche “credenze di base”, riguardano le proprie qualità e peculiarità come soggetto che interagisce nell’ambiente.
Queste, dunque, riguardano principalmente:
- La capacità di far fronte con efficacia a eventi e situazioni che implicano sé stessi come soggetti sociali: situazioni e contingenze in ambiente lavorativo, scolastico e sociale in generale, performance di varia natura, relazionamento interpersonale.
- L’abilità di inserimento sociale , del rapportarsi agli altri e della comunicazione interpersonale.
- Essere o non essere attraenti come persona e suscitare interesse negli altri.
- Essere o non essere meritevoli di amore e accettazione sociale.
- possedere o no capacità o abilità per nascita.
Le credenze di base, per lo più, non raggiungono lo stato cosciente dell’individuo, ma in esso vi si manifestano per “vie traverse”, ad esempio, attraverso le paure (paura di fallire, di essere giudicati negativamente, di essere rifiutati, ecc.); attraverso il “sentirsi” (“mi sento stupido”, “ mi sento un fallito”, “non mi sento capace di …”, ecc.); attraverso quella sensazione di sapere già cosa si è ma che non la si dice neanche a sé stessi; attraverso i pensieri automatici negativi, soprattutto quelli previsionali (“andrà a finire male”, “farò una figura di merda”, “non ce la farò mai”, ecc.)
Si tratta di definizioni che possiamo ritrovare espressi, anche in locuzioni sintetiche: “Non sono abbastanza”, “sono un vero coglione”, “sono un essere inutile”, “sono stupido/a”, “sono noioso/a”, “sono un fallito/a”, “sono cattivo/a”, “sono una nullità”, “non merito amore”, “sono inferiore agli altri”, “sono brutta/o”, “sono un imbecille”, “sono impotente”, “non piaccio a nessuno”, “non valgo nulla”, “sono anormale”, “sono un/a cretino/a ansioso/a”, “sono infantile”, “sono sbagliato/a”, “sono difettoso/a”.
Quando un ansioso sociale ha credenze negative di base, si percepisce negativamente, sente di essere in un determinato modo, e cerca nelle proprie esperienze sociali elementi che dimostrino la sua percepita inadeguatezza.
Questa disposizione mentale nel voler cercare, ad ogni costo, il pelo nell’uovo induce la persona timida (e l’ansioso sociale in generale) ha interpretare in chiave negativa ogni esperienza; lo fa decontestualizzandola, riducendo ai minimi termini, semplificando grossolanamente, adottando una logica dicotomica, assolutizzando, applicando inferenze arbitrarie, ignorando i segni positivi e neutri, ignorando i fattori determinanti esterni a sé.
Il percepirsi negativamente produce anche un altro fenomeno tutto cognitivo: la formazione di principi condizionali, di doveri, di norme comportamentali, tutte orientate a evitare l’umiliazione sociale.
Ciò accade perché l’ansioso sociale, che aspira ad essere socialmente accettato e riconosciuto, teme fortemente che l’evidenza delle sue presunte inadeguatezze determinino la sua perdita di appartenenza e, quindi, l’emarginazione, la solitudine, la mancanza di una vita affettiva.
Il percepirsi negativamente, che è un attività di pensiero espressa in forma verbale o di immagini, attiva i fenomeni delle emozioni e, conseguentemente, dei sintomi dell’ansia.
L’interazione che si verifica tra percezione negativa del sé, le emozioni e i sintomi dell’ansia, accentua e intensifica la stessa auto percezione, innescando il tipico fenomeno circolare dell’ansia sociale e, quindi, anche della timidezza.
Tu come ti percepisci?
Tecniche di meditazione consapevole, distaccata, attentività, defusione e accettazione per ansia, timidezza, disagi sociali, stress, rimuginii, ruminazioni.