Le persone timide, non amano trovarsi in situazioni ambigue, interlocutorie, né in interazioni sociali neutre o incerte; non amano le comunicazioni che non esplicitano significati
certi.
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Gli studiosi chiamano “intolleranza dell’incertezza” questo modo di percepire, interpretare le situazioni d’incertezza, sia emotivamente, sia con i comportamenti.
Gli ansiosi sociali, se sono chiamati a fare una valutazione di tali situazioni, le descrivono come stressanti, procuratrici di disagio, persino assurde.
L’incertezza è considerata come qualcosa d’inaspettato, imprevedibile, incontrollabile. D’altra parte, va tenuto in conto che una persona afflitta da ansia sociale tende a valutare le cose, gli eventi e le situazioni, in modi dicotomici.
Dal punto di vista dei soggetti ansiosi, l’incertezza delinea un futuro vuoto e che, pertanto, è premonitore di negatività.
In breve, gli individui timidi considerano, quelli incerti, eventi negativi e da evitare.
L’intolleranza dell’incertezza è, dunque, un costrutto che si presenta come una distorsione cognitiva che valuta negativamente tutto ciò che non sia ben delineato, che non abbia possibilità d’interpretazioni univoche e precise.
L’incertezza è una condizione che non esclude il rischio, il pericolo, il danno.
Per un ansioso sociale ciò non è considerata una condizione sopportabile anzi, si sente incapace a farlo.
L’idea stessa dell’esistenza di un rischio, di un pericolo è qualcosa di non accettabile.
Non a caso, nelle ansie sociali, il comportamento massimamente preferito è quello dell’evitamento che ha come scopo finale, quello di scongiurare il danno che si presume di subire.
Il costrutto cognitivo dell’intolleranza all’incertezza risponde implicitamente a una domanda: perché l’individuo timido, pensa in termini negativi?
Nell’incertezza, appare evidente il problema della probabilità che uno scenario negativo si possa avverare.
Quando parliamo di ansie sociali, i concetti di “probabilità” e “possibilità” si fondono in un unico costrutto cognitivo che potremmo tradurre con “certezza approssimata o assoluta”.
Con ciò voglio significare che viene meno il concetto che la possibilità, in quanto tale, implichi un ventaglio di probabilità: il pericolo che si teme è sempre percepito come immanente e imminente.
Non c’è spazio, nella mente di un ansioso sociale, per valutazioni di tipo neutro o positivo, e anche nei casi in cui questi ultimi sono presi in esame, non fanno parte delle considerazioni e valutazioni finali che determinano la decisione comportamentale.
La principale conseguenza dell’intolleranza dell’incertezza è che produce un’incapacità di gestione delle situazioni incerte e una grande difficoltà di reagire a esse.
Ciò ci conduce a un’altra caratteristica riguardante l’intolleranza dell’incertezza: la generazione di uno stato ansioso mediato attraverso il rimuginìo.
È chiaro che una valutazione di rischio che concentra l’attenzione alle sole possibilità negative, attiva un processo di rimuginìo dal carattere previsionale.
Secondo Sassaroli, Ruggiero e Caselli “la paura dell’incertezza potrebbe derivare dall’assunzione ansiogena che dalla situazione incerta derivi un fallimento”. (Caselli, Ruggiero, Sassaroli; “Rimuginio – teoria e terapia del pensiero ripetitivo”; Cortina ed.)
L’incertezza, dunque, sarebbe una cognizione il cui contenuto rimanda a un’idea di pericolo.
Se teniamo conto del fatto che le credenze, sottostanti le ansie sociali, fanno riferimento alla definizione del sé come soggetto inadeguato, ben si comprenderà il significato pregnante che assume l’idea di pericolo: la semplice idea che possa esistere un pericolo anche soltanto teorico, è qualcosa di non tollerabile.
Un altro fattore che può far comprendere meglio questo contesto è che, nella mente degli ansiosi sociali, i pensieri di previsione, e quindi l’idea di un fallimento o di una catastrofe, non sono generalmente rappresentati in un continuum temporale, né in modo vivido, chiaro: persino le immagini mentali appaiono in un contesto “nebuloso”.
e tu come vivi l’incertezza degli eventi?