“Qualsiasi cosa debba fare, penso sempre a tutt’altro”; “viaggio troppo con i pensieri: quando lavoro, quando sto con gli altri, in ogni luogo”;” non sto mai nella realtà, sono sempre preso dai pensieri”; “sto sempre a fantasticare su una realtà che non esiste”; “non riesco a stare attento su niente, son troppo preso dai miei pensieri”; “penso troppo, non riesco neanche a stare attento quando qualcuno mi parla”.

Edward Hopper – sole del mattino

Amare considerazioni frequenti nelle persone timide e negli ansiosi sociali, in generale. Spesso sono anche seguite da giudizi critici e negativi su sé stessi. 

L’ansioso sociale legge questo fenomeno come una propria incapacità a controllare flussi di pensieri che gli si presentano alla mente con abitudinarietà e automaticità.

Nella realtà, si tratta di una inibizione nell’esercizio delle capacità di controllo. 

Il carattere abituale e automatico di questi flussi di pensieri, fa sì che essi pervengono alla mente bypassando talune fasi del processo elaborativo.

L’ansioso sociale viene a trovarsi in una situazione per la quale non riesce ad avere il controllo di quei flussi di pensiero che si presentano in modo automatico e che si svolgono in modo abituale.

Sovente, tutto ciò si configura come evitamento cognitivo, cioè un comportamento mentale finalizzato alla distrazione, ad evitare lo svolgimento di tipi di pensiero che inducono una maggior sofferenza interiore, come risposta a una condizione di disagio nell’interazione sociale.

L’abituazione a ricorrere a pensieri dal carattere distraente dal momento presente si determina in virtù del fatto che l’evitamento della sofferenza temuta produce un immediato sollievo, persino un sottile piacere, cosa particolarmente prediletta da molti ansiosi sociali, indipendentemente dagli effetti a lunga scadenza. 

Se pensiamo al concetto del condizionamento operante, ciò risulta più evidente: un comportamento è maggiormente preferito e ripetuto quando ad esso ne consegue un beneficio anche se è solo temporaneo. 

Accade, ad esempio, con il frequente ricorso al daydreaming oppure, con il pensare a ruota libera. Spesso, il ricorso al daydreaming è desiderato e voluto; diventa, se possibile, un hobby.

In altri casi, invece, è l’incedere dominante di metacognizioni come il rimuginìo e la ruminazione che, in queste circostanze, acquisiscono carattere disfunzionale anche per l’eccessivo prolungamento temporale dell’esercizio di tali attività.

Ad essere precisi, in verità, anche l’evitamento cognitivo, quando si protrae nel tempo, è disfunzionale. Ciò perché impedisce l’esperienza emotiva di sofferenza e, pertanto, non si è in grado di misurare l’effettiva sopportabilità e transitorietà delle emozioni. In pratica impedisce l’apprendimento della regolazione emotiva.

Un aspetto disadattante di questa disposizione mentale abituale, che incide moltissimo nelle attività sociali, è la dispersione dell’attenzione.

Con la locuzione “dispersione dell’attenzione” intendo significare quell’effetto dovuto alla tendenza a focalizzare l’attività mentale in ristretti ambiti di pensiero, tale che si riducono sensibilmente, e funzionalmente, le possibilità attentive nel vivere il momento presente, le situazioni contingenti e l’adozione del problem solving.

In pratica è uno spreco di energie attentive.

Non riuscendo a controllare la natura di tali pensieri e l’arco temporale entro cui si svolgono, l’ansioso sociale è strappato dalla vita del proprio presente. Quando l’abitudine diventa un automatismo la dispersione dell’attenzione rischia di diventare permanente o di manifestarsi per gran parte della giornata.

A lungo andare tutto ciò determina anche una difficoltà di concentrazione in ambiti diversi da quelli abituali che producono dispersione attentiva. L’ansioso sociale si ritrova a distrarsi con molta facilità in tutti i domini dell’interazione sociale e delle attività connesse.

Ecco, dunque, che sul lavoro si commettono una quantità di errori decisamente superiore a quella normale e fisiologica; che si ha difficoltà nel seguire una conversazione; che non si riescono a comprendere contenuti espressi vocalmente o scritti; che si ha difficoltà nello studio e nella memorizzazione.

Sei timido, ansioso? Rimugini o rumini troppo? Togli forza a questi flussi di pensieri negativi. Pratica la mindfulness.
 
 
Tecniche di meditazione consapevole, distaccata, attentività, defusione e accettazione per ansia, timidezza, disagi sociali, stress, rimuginii, ruminazioni.
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