Seconda Parte

Nuovi obiettivi

Un modo per affrontare queste problematiche è quello di ricorrere alle varie tecniche della mindfulness. Con questo nome sono indicate un insieme di tecniche di disposizione mentale che vanno da quelle a ispirazione “buddista”, a quelle più specificatamente di estrazione cognitivista.

Il decentramento

Quando siamo sottoposti a situazioni di sofferenza emotiva o fisica, la nostra attenzione si concentra su di essa. Nelle ansie sociali, nei disturbi dell’umore (depressione), l’attenzione è diretta verso i pensieri automatici negativi, nella continua rimuginìo sui temi della propria sofferenza psichica, sul passato (ruminazione), su un ipotetico futuro negativo, sulla preoccupazione, sulle emozioni come la paura.
 

Ennio Calabria – la forma da dentro

Analogamente, in altri tipi di situazioni stressanti, come ad esempio quelle da lavoro, la centralizzazione del pensiero sugli eventi o stimoli stressanti, l’attenzione induce a percepirli come più faticosi, esasperanti, pregnanti, pressanti.

 
In breve, nel momento in cui, il pensiero si concentra sui fattori stressanti della nostra vita o delle situazioni contingenti, cioè diventa fattore centrale della nostra attività cognitiva e metacognitiva, le percezioni negative mentali o sensoriali, acquisiscono maggiore intensità, frequenza, qualità e valore.
 

Nelle ansie sociali come, ad esempio nella timidezza, la centralità dei pensieri negativi conduce a un rafforzamento degli schemi cognitivi disfunzionali e, quindi, alla perpetuazione della condizione psicologica in cui si versa.

Come abbiamo visto, nella timidezza l’attenzione tende a concentrarsi sul flusso dei pensieri negativi, i quali acquisiscono anche una stabile centralità nelle nostre attività mentali. 

 
La centralità dei pensieri negativi, all’interno dell’attività cognitiva, impedisce a quest’ultima di esplicare le sue funzioni propositive come, ad esempio, il problem-solving, il libero ragionamento, l’apprendimento, la variazione degli indirizzi d’interesse. Blocca, in pratica, il soggetto sofferente sulla propria sofferenza e sulle credenze disfunzionali: il timido resta bloccato nella sua timidezza.
 
I pensieri intrusivi sono orientati verso la preoccupazione, il monitoraggio delle sensazioni interne e dei propri processi cognitivi, sul fronteggiamento delle minacce interne ed esterne, sul sé. Inoltre, hanno carattere fondamentalmente ruminante e rimuginativo. Un tale carattere, intrusivo e ruminante, favorisce la loro centralità nell’attività attentiva.  Il nocumento prodotto dalla pervasività di questi pensieri, è dato dal fatto che emozioni, sentimenti e sintomi d’ansia sono una loro conseguenza. 
 
Dai pensieri scaturiscono le sofferenze delle persone timide.
 
Una volta stabilito che la strategia è quella di sostituire o modificare il contenuto disfunzionale delle credenze e dei pensieri automatici, per permettere questo processo, è bene favorire lo sviluppo di una visione critica degli schemi cognitivi disfunzionali.
 
Questo scopo è raggiungibile con più facilità se il soggetto timido, stressato e ansioso, riesce a decentrare il flusso dei pensieri negativi che pervengono alla mente.
 
Diventa, quindi, strategicamente importante riuscire a privare, della loro centralità, i pensieri negativi intrusivi. 
 
Ciò significa scardinare il loro carattere ruminante o rimuginativo e fermare la tendenza alla preoccupazione. Nel momento in cui, i pensieri intrusivi e negativi, perdono centralità nelle attività mentali, perdono la loro forza primaria, diventano una semplice fonte di attenzione periferica, non hanno più potere condizionante e determinante; inoltre, vengono meno, un insieme d’implicazioni, cognitive o comportamentali, correlate o discendenti. I pensieri automatici, negativi e intrusivi, diventano semplici elementi del paesaggio mentale, come se fosse un dettaglio qualsiasi della foto del bel panorama del golfo di Napoli.
Se si riesce a far sì che i pensieri negativi diventino flussi di puro transito, e che, quindi, smettono di essere oggetto di attenzione primaria, di generare i processi di fusione, di ruminazione e rimuginìo, di alimentare la preoccupazione, si ferma l’insorgere delle emozioni negative, dei sintomi d’ansia e degli stati umorali deprimenti. In breve, s’inibiscono le condizioni di stress emotivo e quelli fisici che ne derivano. 

 
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