Ma come si procede in una psicoterapia?
La psicoterapia cognitivo comportamentale si articola in diverse fasi, alcune delle quali possono anche procedere quasi simultaneamente se il paziente svolge i compiti assegnati durante le sedute.

Paul Klee – attacco di paura

Osservazione oggettiva. In questa fase il soggetto ansioso è invitato all’auto osservazione, egli svolge questo ruolo servendosi anche di un diario nel quale annota le situazioni ansiogene, i propri comportamenti (ciò che si dice e ciò che si fa) in tali situazioni, i pensieri che gli vengono in mente in quelle date circostanze. In questo modo il paziente può avere una veduta d’insieme e analizzarla, insieme al terapeuta, con il maggior distacco possibile. In parole povere, piuttosto che lamentarsi, egli si osserva mentre le cose accadono per acquisire consapevolezza di quali siano le circostanze che gli procurano disagio, di quali pensieri attraversano la sua mente, quali siano gli scopi “deviati” che attivano le sue emozioni e i suoi comportamenti.

Attacco al sintomo. Questo stadio ha lo scopo di attenuare la sofferenza dovuta ai sintomi che si presentano nel soggetto, ciò permette di motivare maggiormente l’impegno del paziente con dei risultati concreti. Voglio qui ricordare che i sintomi hanno una natura abitudinaria, la cui ripetitività tende ad automatizzarli. Per questo è importante analizzare la sequenza formale dei sintomi per poter delineare delle alternative ad essi antagonisti.

Superamento delle credenze disfunzionali. È lo stadio più significativo della terapia che implica un maggior impegno, è anche la fase più duratura ma anche quella che avvia il processo di cambiamento. Lo scopo è quello di rimuovere le credenze dolenti generatrici dell’inibizione patologica. Ovviamente tale eliminazione può avvenire solo quando le credenze disturbate vengono individuate. Non si tratta di sostituire, sic et simpliciter, le convinzioni scompensate con altre proposte dal terapeuta, ma di dare alla persona ansiosa il compito, tramite il suo processo creativo, di produrre le alternative confacenti alle necessità di interpretare il mondo reale. Questa tappa si realizza facendo ricorso ad una serie di tattiche e strategie, tutte molto efficaci.

Sperimentazione e consolidamento. In questa fase finale, l’esercitazione ha un ruolo fondamentale. Si tratta di cominciare a sperimentare e a consolidare il nuovo modo di essere attivo, inizialmente questa attività non è propriamente spontanea, infatti è il risultato di un lavoro consapevole, che man mano, individua i vecchi modi automatici, li blocca, lì evidenzia, ne critica le credenze generatrici, le sostituisce con le nuove che il paziente ha potuto creare nella fase precedente. È una tappa impegnativa, in cui il soggetto ansioso è chiamato a prestare attenzione al nuovo modo di funzionare. Questa fase va protratta fino a quando le nuove modalità di pensiero e comportamento cominciano a diventare abitudinarie. Perché il processo di ricostruzione sia efficace, bisogna che il nuovo sia ben rodato, che acquisisca dunque quegli automatismi che lo rendono stabile nel tempo; talvolta capita che il paziente interrompe la terapia prima che il nuovo modo di funzionare si sia stabilizzato, correndo così il rischio di ricadute.

La rivisitazione del ciclo terapeutico. La terapia, in genere, si chiude ricapitolando tutto il percorso terapeutico che si è fatto, ciò è utile per il soggetto ansioso, perché gli permette di acquisire coscienza dei metodi e delle tecniche utilizzate durante l’intero processo terapeutico, e quindi di avere conoscenza di strumenti di intervento per poter risolvere, da solo, eventuali problemi che potrebbero insorgere nel suo futuro.

va a psicoterapia cognitivo comportamentale: caratteristiche

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