Il sentimento della mancanza è tale solo come forma manifestatrice, allo stato cosciente, di un pensiero, un’idea, un convincimento di proprie inadeguatezze.

Silvano Bruscella – interferenza

Molte credenze di base sono avvertite, a livello cosciente, sotto forma di sensazioni, del “sentire”, di percezione appena affiorata, di “senso di…”. Spesso, dagli individui che le provano, sono considerate emozioni.

Ma cosa intendo, più precisamente, con la locuzione “sentimento della mancanza”?

È l’idea che, dentro di sé, qualcosa manca e non permette una vita “normale”. Molte persone timide o ansiosi sociali, si chiedono: “Cos’è che non ho?”, “Cosa mi manca?”, “Perché non funziono bene?”.

Spesso la risposta che ci si da’ è: “Non funziono perché sono difettoso”.

L’idea del non funzionamento si correla al pensiero della mancanza. 

Ci sono persone che nell’indicare la ragione per la quale si sono rivolte allo psicoterapeuta, hanno espresso le loro speranze con terminologie legate all’idea di essere macchine non funzionanti, esprimendo il desiderio di essere “aggiustati”, “riparati”.

Nell’ascoltare questi termini, più consoni alla meccanica di macchine non auto poietiche, abbiamo più chiara l’idea di come giunge a percepirsi un individuo timido o un ansioso sociale: bisogna “aggiustare”, “riparare” qualcosa che è di proprio, di “corporeo”, di insito nella propria natura originale.

L’imperfezione è percepita, dentro sé stessi, come qualcosa di fondante, di costituzionale. È considerata un’imperfezione di nascita, come una macchina costruita male e uscita difettosa dalla fabbrica.

Le esperienze negative sono diventate fattore di generalizzazione della negatività percepita: il dettaglio, il singolo episodio, il convincente, si estende alla globalità dell’individuo.

In tutto ciò possiamo notare il grande potere dei pensieri: capace di trasformare l’aria in sostanza, l’astrazione in materia, l’ipotesi in realtà, la possibilità di certezza. 

Sappiamo anche che sono capaci di ordinare ai nostri organi la produzione di ormoni che possono farci piombare nella paura vestita delle sue numerose forme, o di farci provare altri tipi di emozioni con le loro venature; e sappiamo anche che ci fanno provare la sensazione fisica della manifestazione delle emozioni attraverso l’ansia.

Ma è davvero mancanza di qualcosa? 

Se di mancanza si vuol parlare, allora dovremmo dire che può trattarsi di mancanza di abilità sociali o del loro esercizio, ma non di capacità; che può trattarsi di mancanza di apprendimento, ma non di capacità; che può trattarsi di mancata applicazione delle capacità. 

Va comunque sottolineato che mancato esercizio delle abilità e applicazione di capacità sono un portato dell’ inibizione ansiogena.

Come dicevo all’inizio, il sentimento della mancanza è convinzione mascherata di inadeguatezza. Si dà il caso che anche le credenze sono idee, pensieri, memoria assimilata attraverso l’elaborazione mentale. 

Però, come sono solito dire, i pensieri non sono la realtà, al massimo solo il tentativo di interpretarla ma, come si sa, l’interpretazione è una variabile dipendente da molti fattori: il mondo può essere letto con gli occhi della paura, della rabbia, dell’amore, dell’esaltazione, dell’eccitazione o della ragione. Ciascuno di questi modi di leggere l’ambiente e le circostanze conduce a una propria configurazione del reale.

Cos’è, allora, il sentimento della mancanza? 

Nel caso delle ansie sociali e della timidezza, posso dire che è l’illusionismo delle emozioni, la suggestione della mente, l’errore della ragione condizionata.

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