La sessualità è il cruccio principale delle persone timide e degli ansiosi sociali in generale.
Data la natura gregaria dell’essere umano, la sessualità, ricopre un ruolo essenziale per l’affermazione dell’identità individuale di genere, per lo sviluppo della vita affettiva, per i significati sociali che assume. E ciò senza dimenticare che la sua funzione strutturale è quella del piacere, grazie alla quale sono favorite le probabilità riproduttive.
Nel momento in cui la persona timida si scontra con le difficoltà relazionali, la preminente importanza della sessualità, fa emergere ancor di più, la discrepanza tra ciò che si pensa di essere e ciò che si vorrebbe o si aspira a essere, tra il tipo di realtà percepita e quella ideale.
L’ambiente sociale non è privo di stimoli che attivano, a chi è afflitto da ansia sociale, flussi di pensieri negativi e inibizioni ansiogene. Difatti, ci sono assunzioni e motti culturali che assurgono al ruolo di mito nei contesti collettivi: l’ideale di bellezza vincolato dai media, dimensioni e/o aspetto degli organi riproduttivi e delle forme corporee, tipologie comportamentali di riferimento che definiscono il modello del maschio, della donna e del gay, nonché il modello caratteriale preferito nell’ambiente sociale. Molti di questi miti si formano nell’ambito familiare.
Tuttavia, nella timidezza, il fattore principale che determina la paura nella sessualità, è il rapporto che ciascun individuo ha con le proprie esperienze interne. È in questo contesto che le credenze di base, afferenti all’idea d’inadeguatezza, fanno la parte del leone.
Sappiamo come da queste discendono assunzioni condizionali e/o doverizzanti e, in gran parte, gli stessi stili metacognitivi.
Tutti processi cognitivi, questi, che perpetuano sé stessi e alimentano la paura; in definitiva, producono il circolo vizioso dell’ansia sociale e della timidezza.
Il concetto che conferisce importanza strategica all’idea che la preoccupazione sia altamente preferibile, come strumento di preparazione al rischio o come affermazione di maturità, è uno stile metacognitivo che favorisce il ricorso ossessivo al rimuginìo e alla ruminazione che sono, anche queste, attività cognitive o metacognitive che elicitano il flusso di pensieri automatici negativi e foraggiano sentimenti di paura.
Benché sia appartenente alla sfera emotiva, la paura ha un’origine cognitiva: il prendere coscienza di un pericolo reale e/o probabile, indipendentemente se tale percezione di rischio poggi su elementi valutativi oggettivi o solo sulla storia emotiva delle esperienze del soggetto.
La paura è l’esplicitazione della constatazione e valutazione di pericolo.
Negli individui timidi, la storia emotiva è determinante nella percezione e interpretazione degli eventi, sia interni che esterni.
Sappiamo che la valutazione di pericolo fa riferimento ai mezzi materiali disponibili nonché alle capacità e abilità individuali di fronteggiamento.
Se un soggetto ansioso ha una credenza di base che lo definisce come persona inadeguata, le valutazioni di pericolo sono molto alte e, di conseguenza, subentra la paura.
Parallelamente anche una credenza di base che definisce gli altri come soggetti inaffidabili, produce lo stesso risultato. In quest’ultimo caso l’individuo timido teme l’insuccesso per colpe e/o cause provenienti dall’esterno.
Nella paura dell’intimità, la valutazione di pericolo può essere riferita all’altro/a, a sé stessi o ad ambedue.
Per comprendere meglio la paura dell’intimità, facciamo una considerazione.
Da una determinata paura possono scaturirne di altri tipi. Così come la valutazione di un determinato pericolo può comprenderne implicitamente altri.
Ad esempio, se Alberto, che ha una credenza che lo definisce inadeguato, avverte il pericolo di restare solo e vivere in solitudine. Le sue paure possono esprimersi in una sequenza di timori: resta solo se perde la sua amata Veronica nel caso in cui non si dimostra capace di amare. E infine ha paura di vivere un rapporto sessuale con Veronica perché si sente inadeguato (inabilità nell’amare) e perché tali incapacità possono produrre la perdita della relazione e la solitudine. I rischi in questa situazione sono il fallimento, l’esplicitazione della propria inadeguatezza, la perdita di relazione, la solitudine. Analogamente, le paure sono quelle di fallire, di dimostrare di essere inadeguato, di perdere la donna amata, di restare solo.
Dunque la paura di vivere l’intimità non è nella sessualità in sé, ma nelle qualità che il soggetto ansioso conferisce a sé stesso o all’altro/a.