Sappiamo che dalla nascita e nel periodo della fanciullezza, nella nostra mente si forma l’insieme strutturato di base delle credenze che, tra l’altro, vanno a determinare la definizione del sé.
Quando le credenze sono disfunzionali e cioè che definiscono, sostanzialmente, negativamente sé stessi in termini di abilità, capacità o amabilità, ci si trova ad avere a che fare con un sistema che può restare silente per anni, e covare una crisi come una bomba ad orologeria.
Questa massa critica di modelli interpretativi trova la sua esplicitazione laddove l’individuo si trova nella condizione di rivisitare o ridisegnare sé stesso. L’adolescenza è una di quelle fasi della vita in cui ci si trova in tale condizione.
All’inizio di questa fase di cambiamento, nell’adolescente sta mutando il corpo di bambino per acquisire una corporeità che determina la maturazione delle capacità riproduttive e dell’identità sessuale. L’adolescente assiste a una mutazione fisica che segna un netto confine tra la condizione infantile in cui era abituato a vivere e in cui si riconosceva, con una condizione fisica del tutto nuova e sconosciuta, a cui sente di dover assegnare un’identità diversa da quella che aveva di sé fino a quel momento.
Le sue capacità logiche si sono ampliate e si è determinata una capacità strutturata di elaborazione di costrutti ideali. Il mondo non è più quello di prima.
Con l’avvento di una identità fisica sessuale, anche il sistema di relazioni non può più reggere sulla base di quei modelli di relazionamento sociale cui faceva riferimento. Comincia ad acquisire il senso dell’identità sociale, e di una aumentata complessità dell’essere.
Le crisi esistenziali tipiche di quest’età sono la dimostrazione evidente di un travaglio interiore che nasce dal bisogno e dalla necessità di attribuire senso e significato al mondo degli altri, a quello sociale di cui è parte, a sé stesso: deve disegnare il suo ruolo nella società e verso sé stesso.
Egli vive il dramma di dover assegnare una identità alla propria persona non solo nella sua dimensione individuale ma anche in quella sociale e, con esse, delle aspirazioni e degli scopi.
Gli strumenti di cui dispone l’adolescente non possono che provenire da quell’insieme di conoscenze che ha acquisito nel corso degli anni precedenti.
Queste sono costrutti logici ma, soprattutto, descrizioni e definizioni sintetiche che sono l’espressione diretta dell’insieme di credenze.
È a questo punto che questi modelli interpretativi di sé e degli altri, e che sono rimasti silenti fino a ora, entrano in gioco nel processo di riassegnazione dell’identità del sé individuale e di quello sociale.
Esse vanno a colmare quel vuoto di definizioni del mondo reale, di quello sociale e di sé, che è venuto a determinarsi con la fine dell’età fanciullesca e quindi con la crisi definitiva dei precedenti modelli interpretativi legati a quelle età.
Il vuoto di modelli interpretativi della realtà, che si verifica con l’adolescenza, costituisce – per il sistema cognitivo, un problema di grande portata. Infatti, in mancanza di elementi di conoscenza o di riferimento, la mente viene a trovarsi in una condizione di impasse nei suoi processi di analisi degli eventi, di valutazione dei propri mezzi a disposizione per far fronte agli eventi, di previsione e di decisione.
In breve, al processo di elaborazione vengono a mancare informazioni necessarie al suo funzionamento.
La crisi esistenziale che attraversano gli adolescenti, testimoniano questa difficoltà.
Quali sono le sue capacità nel gestire le situazioni sociali? Quali sono le sue abilità nel relazionarsi agli altri? Quali sono le doti che può mettere in gioco? Quest’essere che ora è diventato, chi è? Piace? Gli altri come lo percepiscono? E lui come vede gli altri? Cos’è questo nuovo mondo in cui si sta affacciando? Quest’insieme di indeterminatezze trova le sue prime risposte nelle definizioni sintetiche provenienti dall’insieme di credenze rimaste silenti e che vanno a colmare i vuoti.
Se tali credenze si sono formate come modelli di interpretazione emotiva della realtà a discapito, quindi, dell’oggettività, esprimono un sistema di definizioni sintetiche disfunzionali.
In questi casi il soggetto si descrive come stupido, insignificante, buono a nulla, deficiente, non attraente, non interessante, fallito, incapace, inferiore agli altri, non autosufficiente, sfigato, inconcludente, diverso.
Tali descrizioni assurgono al ruolo di identità dell’individuo adolescente. Da questo punto in poi, tutte le volte che egli dovrà valutare una situazione o un evento, in cui può essere, o è, soggetto sociale attore, e pertanto suscettibile di valutazioni altrui, si attiveranno le sue credenze disfunzionali che, ovviamente, condizioneranno l’intero processo cognitivo, con le conseguenze negative di cui ho trattato in tanti altri articoli precedenti.