Sulle cause dell’alessitimìa, a tutt’oggi, non c’è una spiegazione univoca. Tuttavia, sembra che le cause di questo disturbo siano diverse. Possiamo ipotizzare che possano essere originate da fattori di natura neurologica, e qui ci si riferisce, soprattutto, a un malfunzionamento
dell’emisfero cerebrale destro; da eventi traumatici; da cause di natura più propriamente cognitiva e, in questo caso, si può fare riferimento a più fattori, compresa l’alessitimia apparente.
dell’emisfero cerebrale destro; da eventi traumatici; da cause di natura più propriamente cognitiva e, in questo caso, si può fare riferimento a più fattori, compresa l’alessitimia apparente.
Secondo alcuni studiosi si tratta di una mancanza di abilità di base nel “sentire” le emozioni in quanto tali; per altri riguarda l’incapacità a elaborare, in modo conscio, le esperienze emotive.
In questa sede tratterò l’argomento solo nella sua correlazione con la timidezza e le altre forme di ansia sociale.
Di certo si sa che l’alessitimia è caratterizzata da una difficoltà nel descrivere gli stati emotivi e/o nel non avere consapevolezza di essi.
Ciò non significa che l’alessitimico non provi emozioni, solo non riesce a dar loro un nome, a riconoscerne le caratteristiche, a esprimerne una cognizione, a descriverle.
Più che altro si tratterebbe di una carenza nella capacità interpretativa dell’esperienza emotiva e, di conseguenza, anche di una lacunosa competenza nella valutazione degli affetti.
Sembrerebbe che la persona alessitimica confonde la percezione delle proprie sensazioni corporee con le emozioni; ciò produrrebbe una sorta di stallo cognitivo, essa si troverebbe nell’impossibilità di discernere tra corporeità ed emozione, di costruire una propria cognizione dell’emozione e, quindi, di riconoscere uno stato emotivo.
La difficoltà descrittiva e la compromissione dello stato di consapevolezza delle emozioni fa sì che la comunicazione dell’alessitimico risulti “asettica”, incolore, vuota. Ciò produce, sicuramente, gravi problemi di interazione sociale.
In diverse forme di ansia sociale si riscontrano alcuni aspetti tipici dell’alessitimia ma spesso è puramente apparente.
Talvolta, nei casi di ansia sociale, capita che siano presenti più fattori che producono effetti simili a quelli riscontrati nell’alessitimia e che inducono a interpretarli come quest’ultima.
Laddove sono concomitanti le conseguenze di un mancato apprendimento dell’espressione emotiva (penso, ad esempio, ad ambienti anassertivi), le auto focalizzazioni sugli stati interni legati soprattutto al giudizio sul sé, demotivazione ed estraneazione, evitamento emotivo, si possono generare stati di apatia, di assenza che inducono a condizioni simili a quelle alessitimica. Soprattutto quando questo coacervo di fattori si manifesta in modo persistente e pervasivo.
Diverse persone, anche semplicemente timide, affermano di non essere capaci di amare, di non essere capaci di provare emozioni, a esse rispondo sempre che se si pongono questo problema è perché avvertono emozioni e sono capaci di descrivere e parlare di amore.
Spesso gli ansiosi sociali trasmettono sensazioni che potrebbero indurre a pensare di trovarsi dinanzi a individui incapaci di provare emozioni.
Con ciò intendo significare che non sempre l’inespressione emotiva, la sua mancata manifestazione verbale siano da assimilare ad una incapacità di riconoscere, provare o descrivere l’emozione.
D’altro canto, l’alessitimico stesso, come ho già detto, non è privo di emozioni. Però, una cosa è non esprimere l’emotività che si avverte, ben altra è non avere emozioni: capita, però, che il confine tra queste due condizioni possa apparire assai labile o confuso.