Prima Parte


Quando parliamo di sofferenze che hanno in comune la caratteristica di manifestarsi attraverso i sintomi dell’ansia fisiologica, ci riferiamo alla categoria dell’ansia sociale che acquisisce tale denominazione proprio per questa peculiarità.

Ma cos’è l’ansia? 

Joan Mirò – il lacerato

Per rispondere a questa domanda farò una breve premessa riguardante qualche aspetto neurologico. Ogni organismo è strutturato per mantenere in equilibrio (omeostasi) le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne. Questa strutturazione è garantita dal sistema nervoso autonomo che si suddivide in sistema simpatico e parasimpatico. Questi due sottosistemi interagiscono tra loro in modo complementare. Il sistema simpatico costituisce una risposta “somatica” alle situazioni di stress o emergenza, quello parasimpatico -al contrario  – punta a conservare le risorse dell’organismo e a ristabilire l’omeostasi. 

L’ansia è un meccanismo del sistema nervoso simpatico cioè un meccanismo di reazione agli stimoli esterni o interni.
È un sistema di allarme che spinge l’organismo all’attenzione nei confronti di un evento, una situazione, una condizione, considerata una minaccia e, dunque, un potenziale pericolo.

Quella del sistema nervoso autonomo è una attività adattativa, finalizzata all’adattamento per garantire sopravvivenza, riproduzione, sostentamento e controllo fruttuoso dell’ambiente.

All’interno di quest’attività adattiva va collocata l’ansia che è deputata a stimolare una reazione agli input provenienti dalle percezioni di situazioni di pericolo.
Va osservato che l’organismo è un sistema integrato e tali sono anche le risposte agli stimoli esterni e interni. Infatti, l’azione dei suoi apparati è posto sotto il controllo della componente percettivo – cognitiva.
Il sistema cognitivo, per conto suo, recepisce gli input, adotta un piano adeguato e attiva tutto il resto dell’apparato dell’organismo.

Davanti a una minaccia, il sistema cognitivo svolge il suo processo di valutazione degli stimoli che gli pervengono e delle risorse disponibili per farvi fronte, determina la consistenza del pericolo, il grado di probabilità che possa verificarsi e stima l’entità del danno probabile. A quel punto mette in moto gli altri apparati. La manifestazione della percezione del grado e della probabilità che il rischio si verifichi è affidato a un meccanismo di controllo: la paura.

La paura interviene come se fosse un avviso di vulnerabilità dell’individuo verso i rischi sociali e i pericoli fisici. Funge da deterrente verso quei comportamenti che potrebbero risultare dannosi ai rapporti con le persone o all’integrità fisica.

Mentre la paura è una manifestazione percettiva di origine cognitiva, l’ansia è un fenomeno sostanzialmente emotivo, che interviene successivamente alla percezione e valutazione del pericolo. 
L’ansia scaturisce da un processo cognitivo e funge da stimolo per accelerare la reazione facendo accrescere la percezione della pericolosità della minaccia. Infatti, l’ansia sopravviene dopo la manifestazione della paura.

Essendo un fenomeno consequenziale che esplicita uno stato di tensione, l’ansia non è strettamente collegata alla storia del soggetto, essa è la risposta agli stimoli provenienti dai processi cognitivi.
Ciò nonostante l’intensità dell’ansia e la sua frequenza sono anche da porre in relazione con l’apprendimento riguardante la valutazione delle minacce, del loro grado di pericolosità o probabilità. Se si pensa alle tipiche paure infantili come quella del buio o degli sconosciuti, si comprenderà che queste tendono a scomparire man mano che un bambino sperimenta e apprende la reale pericolosità di tali minacce. 

Molto spesso il mantenimento delle paure tipiche dell’età infantile, anche in età adulta, testimonia un’insufficiente apprendimento nella valutazione del pericolo. In pratica l’ansia, proveniente da particolari eventi e situazioni, è frutto di una condizione primitiva, cioè, dal mancato superamento di determinate paure.

va alla seconda parte
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