La loro stabilizzazione e validità
Abbiamo detto che le credenze di base sono idee che hanno la caratteristica di essere definizioni sintetiche del sé, degli altri e del mondo.
Tali idee descrittive si stabilizzano nella memoria remota a lungo termine, risiedono a un livello inconscio della nostra mente e, dunque, non siamo consapevoli di averle.
Tuttavia, possono pervenire al nostro stato cosciente per “vie traverse”, che approfondiremo nei prossimi articoli, per ora, diciamo che possono presentarsi in forma di sensazioni, di percezioni astratte o confuse, di timori di essere inadeguati o di non avere determinate qualità positive, di sentirsi in un tal modo, o in forma di pensieri “derivati”.
Nello schema sottostante trovi alcuni esempi.
Tutti i ragionamenti che si fanno, attingono informazioni a questo archivio di definizioni del sé, degli altri e del mondo.
Infatti, la nostra mente per poter esperire le sue attività di interpretazione, valutazione, previsione e decisione, abbisogna di informazioni senza le quali non ha quegli elementi necessari per operare; questi li va a reperire nell’archivio delle credenze.
L’insieme funzionale di tali credenze si forma già nei primi tre anni di vita.
La nostra mente aggiorna costantemente le proprie credenze, e lo fa sulla base delle nuove esperienze.
Se a seguito di una esperienza, una determinata credenza non si dimostra aderente alla realtà, la nostra mente, tenendo conto delle novità emerse, la nega per poi, successivamente, modificarla o sostituirla. È il cosiddetto processo di validazione o invalidazione, cioè si stabilisce se tale idea di base abbia ancora valore oppure se sia falsa.
Quando una credenza viene confermata ripetutamente nella sua validità, questa si stabilizza, si radicalizza e si irrigidisce; si tratta del processo detto del “rinforzo”.
Maggiori sono i rinforzi che una credenza riceve, maggiore è la sua rigidità e resistenza a eventuali cambiamenti o aggiornamenti.
Dunque, i rinforzi si determinano per mezzo della continua reiterazione di una valutazione di validità.
Per intenderci poniamo che un bambino, per diversi anni, abbia percepito emotivamente, e in senso negativo, i messaggi che gli sono stati inviati dai genitori, e che questi messaggi sono del tipo “tu non capisci niente”. A questo punto il bambino, che prende sul serio i messaggi delle figure di riferimento, ha costruito una idea del sé come di un individuo incapace di comprendere. Più volte questo messaggio gli è stato ripetuto, maggiore è la forza del convincimento di essere uno che non capisce niente.
Anche se il bambino vive una esperienza in cui emerge la sua capacità di comprensione, egli manterrà quel convincimento negativo perché, fino a quel punto della propria vita, l’idea di non capire niente è stata dominante e confermata più e più volte. Se non intervengono cambiamenti, manterrà quella credenza per tutta la vita.
In altri termini, se gli è stato detto 1.000 volte che non capisce niente e l’esperienza positiva si è verificata cinque volte, quel “non capisci niente” vince 1.000 a 5: a te, quale apparirebbe più veritiera?
Dunque, la reiterazione nel confermare la validità di una credenza è fondamentale per determinarne la forza e la stabilità.
Può sembrare curioso, ma al nostro sistema cognitivo non importa tanto di avere ragione, gli importa, piuttosto, di non trovarsi nella situazione di dover costruire una nuova definizione e di rimanere per un determinato tempo senza una credenza di riferimento.
Infatti, l’invalidazione di una credenza non comporta automaticamente la sua sostituzione o modificazione, semplicemente, elimina quella invalidata.
La mente ha sempre bisogno di tempo per elaborare una nuova interpretazione della realtà. Quindi, in mancanza di un modello interpretativo di riferimento, il nostro sistema cognitivo si trova ad essere in difficoltà nel processo di interpretazione, valutazione, previsione e decisione.
Tuttavia, nella normalità, il processo di aggiornamento delle credenze scorre senza troppi intoppi, ciò perché una mente allenata a modificare, ad aggiornare con continuità le proprie credenze, riesce anche a costruirne di nuove, in tempi rapidi e tali da non compromettere le attività elaborative.
Diverso, invece, è il caso di credenze che si sono particolarmente rafforzate nel corso del tempo. Queste sono diventate rigide, refrattarie al cambiamento.
Sono state talmente tante volte confermate, che il sistema cognitivo, le considera certezze assolute, indiscutibili.
Le esperienze che dimostrano la loro invalidità finiscono con non essere neanche prese in considerazione.
Altro problema che presentano le credenze irrigidite e che la stessa reiterazione produce, nel corso del tempo, una loro automazione, fino a farle diventare elementi dei processi di valutazione automatica.
In tutto ciò, le nostre capacità razionali non entrano in gioco, e anche quando le credenze di base giungono al nostro livello cosciente, hanno una forte difficoltà a contrastarle.