i pensieri, compresi quelli automatici, sono frutto delle credenze spesso del tutto irrazionali, e vertono su assiomi che individuano in alcuni fattori, considerati necessari e obbligatori, l’essenza della riuscita sociale. Queste credenze stabiliscono assiomi incentrati:
- sulla necessità della perfezione
- sulla necessità dell’approvazione da parte di tutti
- Sull’obbligo di essere i migliori
- Sull’obbligo di non sbagliare mai
- sull’obbligo di essere preparati al massimo in ogni circostanza anche se imprevista
- sulla necessità di dover pensare continuamente che qualcosa possa essere causa di pericolo, di fallimento, di paura
Gli assiomi di queste credenze prevedono che la loro mancata realizzazione determina:
- che l’essere criticati è un fallimento personale catastrofico
- che l’essere rifiutati è un fallimento personale catastrofico
- che commettere degli errori significa essere degli inetti, delle nullità
- che il non essere perfetti, precisi, efficienti, efficaci, conduce al baratro
- che non bisogna mai sentirsi dei frustrati perché porta alla catastrofe
- che se non si è approvati da tutti si è una persona senza valore
Queste forme di pensieri vengono chiamate doverizzazioni in quanto stabiliscono degli standard che l’individuo timido o ansioso sì autoimpone subendo l’input del proprio sistema di credenze.
credenze irrazionali producono pensieri illogici, contenenti errori di base, di costruzione e di funzionalità, vengono chiamate distorsioni cognitive e ne sono state individuate diverse tipologie:
§ il pensiero dicotomico è il ragionare per estremi, senza soluzioni intermedie, o benissimo o malissimo, sono del tipo “se faccio anche solo un minimo errore è la catastrofe, perdo la faccia, penseranno che sono un idiota”. Il soggetto che pensa come nell’esempio non viene in mente che gli errori possono essere lievi o ininfluenti, né pensa al fatto che tutti commettono degli errori perché è nella natura umana commetterli.
§ L’inferenza arbitraria è l’interpretazione di comportamenti ed espressioni verbali che si verifica quando si giunge a conclusioni senza che ci siano argomenti o prove sufficienti a dimostrarne la validità, sono del tipo “ Caio mi è passato davanti facendo finta di non avermi visto”, non è venuto in mente che forse Caio era soprappensiero. Io, ad esempio, quando cammino per strada sono distratto e mi capita spesso di non accorgermi di incrociare o passare accanto a qualche amico, tante volte mi sono sentito dire “ieri mi sei passato vicino ma eri talmente preso dai tuoi pensieri che non ti sei accorto di me”, oppure “l’altro giorno in via pincopallino eri davanti a me e ti ho chiamato ma tu non mi hai proprio sentito”, non mi hanno rimproverato né si sono offesi perché hanno compreso che ero distratto. Altro esempio può essere “farò sicuramente una brutta figura” quest’affermazione non ha senso perché l’evento non si è ancora verificato e quindi non ci sono prove che le cose vadano male: pensarlo è un errore.
§ L’astrazione selettiva che avviene quando si valutano solo alcuni dettagli, in genere negativi, senza prendere in considerazione gli altri e tralasciando l’aspetto complessivo; sono pensieri del genere: “Mentre parlavo mi sono impappinato su quella parola, ho fatto proprio una figuraccia”, non considerando che magari ha fatto un buon intervento e si è espresso con efficacia, al riguardo ricordo che un paio di anni fa, presi la parola in un dibattito politico, ad un certo punto volevo usare la parola “assistenzialismo”, ma proprio non mi veniva in mente, mi scusai con la platea, che tra l’altro era bella numerosa, e cominciai ad esprimere quel concetto con altri termini; alcune persone intuirono qual’era il vocabolo che avrei voluto usare e me lo suggerirono, ringraziai e continuai il mio intervento. Alla fine fui molto applaudito e tanti si complimentarono con me, perché ritennero che i contenuti che avevo espresso, erano stati di alto profilo, nessuno accennò a quell’attimo di amnesia: le persone sanno bene che incidenti di percorso possono sempre accadere.
§ L’esagerazione e la minimizzazione con cui si tende ad esagerare certi aspetti negativi di se stessi ed a sminuire o trascurare quelli positivi, sono pensieri del genere: “Non conquisterò mai il suo cuore, sono incapace di farlo” che esagerazione, tutti possono conquistare l’amore di un’altra persona, ci riescono persino gli assassini; “mi ha fatto i complimenti solo per gentilezza” oppure “mi ha detto quelle belle cose ma in realtà non le pensa”, minimizzazioni, chiunque può fare cose buone.
§ La personalizzazione, è la tendenza ad incolpare se stessi per l’azione di qualcuno quando non ci sono prove evidenti, ad es. “i miei genitori si sono separati per colpa mia”, “la mia collega ha rifiutato il mio invito a cena perché mi considera palloso”. Le supposizioni riguardo a comportamenti altrui che si formano sulla base di uno stato emotivo, di un timore, vengono acquisite come elementi di certezza, ci si sente colpevoli per ciò che accade ad altri escludendo a priori qualsiasi altra causa.
§ La catastrofizzazione, si è portati a pensare gli esiti peggiori in seguito ad un determinato comportamento, ad un’azione, che ci si appresta a fare o che si vorrebbe fare. Il pensiero tende a valutare che le probabilità di un risultato catastrofico siano altissime, spesso l’esito catastrofico è considerato certo. Sono pensieri tipo: “Se mi dice di no, non potrò più farmi vedere in giro”, “se faccio qualche errore sarà un disastro”, “sarà tremendo se si accorgeranno della mia ansia, un vero fallimento”, “se vedono che arrossisco è finita”.
§ La lettura del pensiero per cui ci si convince di sapere cosa sta pensando un altro senza avere la minima prova o evidenza; ad es. “sta pensando sicuramente che sono un idiota”, “tutti quanti mi guardano, stanno sicuramente pensando che sono ridicolo”, “sta pensando che sono un fallito”. Questi pensieri, in una persona, si sviluppano quando l’attenzione si concentra sull’idea che gli altri lo hanno posto al centro del loro interesse, e sono intenti a valutarlo. Al soggetto, non viene nemmeno in mente il fatto che le persone hanno una loro vita, dei propri problemi, progetti, desideri, attività e che i loro pensieri sono indirizzati verso queste cose.
§ L’etichettamento consiste nell’applicare un’etichetta nel complesso della persona, sia verso se stessi che verso gli altri, sulla base di eventi o azioni specifiche. Si stabilisce il carattere o il valore di un individuo senza valutare la persona nella sua globalità. Basta un dettaglio per affibbiare un’etichetta ad un soggetto indipendentemente dalle sue altre qualità, come fare di tutta l’erba un fascio, è il caso di pensieri come: “Ho fatto quell’errore perché sono un inetto”, “non ho preso l’esame, sono un incapace”.
§ Il ragionamento emozionale che spinge la persona a considerare vera una cosa perché viene percepita in quel modo, in questo caso le emozioni si sostituiscono all’analisi oggettiva e razionale delle cose. Ad esempio il fatto di provare ansia, nell’apprestarsi o nel fare qualcosa, viene interpretata come prova di una reale inabilità.