Queste distorsioni cognitive, in realtà, capitano un po’ a tutti, ma in modo del tutto episodico, sporadico; la differenza che c’è tra una persona non complessata ed una persona timida o un ansioso sociale in genere, è nella quantità: negli individui timidi, negli ansiosi sociali, le distorsioni cognitive sono ripetitive, si verificano con sistematicità.

Gli schemi cognitivi disfunzionali dei soggetti timidi si presentano più rigidi ed inflessibili rispetto alla normalità e quindi tendono a comportarsi sempre allo stesso modo, rifacendosi sempre agli stessi schemi di significati, senza riuscire a modificarli.

Magritte: la riproduzione interdetta

Devo aggiungere, anche in relazione alle varie forme di pensiero analizzate poc’anzi, che uno schema cognitivo diventa disfunzionale quando:
  • Distorce la realtà, in quanto tende a interpretare le informazioni in modo deformato e individuare  informazioni che confermano gli schemi distorti.
  • Genera sofferenza;
  • I modi di interpretare gli eventi sono poco differenziati o non lo sono affatto, è il caso ad es. della dicotomia;
  • Non viene invalidato dagli eventi che accadono nella vita reale, la credenza risulta impenetrabile, impermeabile a nuove informazioni.
Questo accade per via dei cosiddetti “errori procedurali sistematici” relativi alle valutazioni e ai giudizi che una persona formula rispetto alle situazioni che vive: le valutazioni, le credenze, i giudizi che l’individuo ha, rispetto ad una situazione, tendono a confermare le convinzioni generate dalle credenze disfunzionali. Tutto è legato alle valutazioni, ai pensieri, alle immagini che l’individuo si fa di fronte ad una determinata situazione che tendono a rafforzare le convinzioni alla base di quegli schemi cognitivi. Questi errori procedurali impediscono, nei processi di valutazione, che si giunga alla correzione delle convinzioni prodotte dagli schemi disfunzionali.
Elemento fondamentale è la presenza di un insieme di schemi o modelli cognitivi male adattati alla realtà, che regolano in modo morboso l’elaborazione dell’informazione; tali modelli si esprimono attraverso i pensieri automatici e l’immaginazione cosciente.
Tra i pensieri delle persone timide, come abbiamo visto e forse vivi anche tu, c’è il fatto di sentirsi inabile nelle relazioni umane o in alcuni tipi di relazione, e a volte appaiono così, il vero problema è che non usano queste capacità di relazione che sono insite nella natura umana, semplicemente manca loro l’esercizio.
Anche l’autocriticarsi e l’autobiasimarsi caratterizzano i pensieri dei timidi che spesso sono associate al senso di vergogna e di inferiorità, al ritenersi persone sbagliate, indesiderate dagli altri; così come tendono a non avere comprensione verso se stessi, né cercano di auto-confortarsi, né ad essere auto-compassionevoli, praticamente non si aiutano, anzi i sentimenti che provano nei confronti della propria persona, sono negativi, di auto-condanna.
Quei timori dei giudizi negativi altrui sembrano essere un riflesso di ciò che essi pensano di sé, come se i pensieri degli altri fossero un specchio che riflette il loro auto-considerarsi, hanno paura della propria “immagine”, così diventano rinunciatari, evitano di trovarsi in situazioni che stimolano, nella loro mente, il timore di riflettersi attraverso i giudizi esterni, in un certo senso fuggono da se stessi, o per meglio dire, dall’idea che hanno di sé, quasi come per dire al mondo: “lasciatemi stare, so già di essere scarso, non me lo ricordate che mi fa stare ancora più male”.



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