Le emozioni possono produrre credenze e superstizioni che sono alla base dei fenomeni disadattavi, possono derivare da aspetti delle emozioni che Frjida racchiude in tre principi:
- Le emozioni segnalano, alla persona, la rilevanza di un evento in relazione ai suoi interessi. La loro percezione hanno una forza molto maggiore della consapevolezza dei dati oggettivi. Lo stimolo di una determinata emozione se è associato ad analoghe emozioni precedenti hanno molta più forza degli stimoli non associati.
- L’intensità delle emozioni dipende dalla forza motivazionale degli scopi che vi sottintendono. Le emozioni irrazionali mostrano la natura degli interessi che ne sono alla base, ponendo in secondo piano la loro disfunzionalità. Quando due scopi sono in conflitto tra loro, le emozioni indotte dall’uno possono occultare le emozioni prodotte dall’altro e ciò può produrre rammarico quando il primo scopo è raggiunto.
- Le emozioni sono funzioni che permettono all’individuo di reagire in modo rapido per mezzo di un processo di elaborazione dei dati ridotto al minimo. Ciò implica che quando un’elaborazione è più approfondita le emozioni possono indurre fenomeni di reazione o insofferenza, in quanto una maggiore ponderatezza risulterebbe non appropriata. Tale funzione risulta disfunzionale se gli esiti di un falso allarme risultano più onerosi da quelli prodotti da una mancata risposta.
Quando si è sottoposti a uno stato emotivo, l’ansia che ne deriva, dirotta verso di esso tutta l’attenzione possibile, compresa quella necessaria allo svolgimento di altri compiti indipendentemente dal loro comportare carichi emotivi. Ne deriva non solo un dispendio di energie, ma anche la perdita di capacità operative.
Voglio concludere questa trattazione con una sintetica presentazione delle principali emozioni che più di altre intervengono con il loro potere limitante nella vita di chi è vittima della timidezza o delle altre forme di ansia sociale. Per un quadro più ampio puoi consultare una tabella.
La paura. L’emozione principe delle ansie sociali. È l’espressione dei processi automatici di valutazione e dei pensieri previsionali che conducono all’idea di pericolo. Se si hanno credenze disfunzionali orientate all’idea dell’inadeguatezza, la paura subentra inevitabilmente indipendentemente se ci sia o no un reale pericolo.
La vergogna. Si avverte quando si ritiene di aver trasgredito norme di gruppo. Può essere percepita anche come fallimento individuale del proprio essere, o come indicatore che tra sé e gli altri c’è qualcosa di sbagliato, spesso è accompagnata da un’altra emozione il senso di umiliazione.
L’imbarazzo. Si vive quando si ritiene di aver compiuto un’azione socialmente riprovevole sotto gli occhi degli altri. A volte riguarda anche azioni che si teme soltanto siano regolate da norme sociali. In altri casi è riferita a comportamenti impacciati o considerati non idonei a trasmettere una buona idea di sé.
Il senso di colpa. Quando si ritiene di avere procurato un danno a vario titolo.
La tristezza. Insorge quando si è (o si ritiene) di essere esclusi dal proprio gruppo sociale. Si configura anche come sentimento di perdita.
L’invidia. Quando altri posseggono qualcosa che si desidera ardentemente ma di cui non si ha possesso.