Quando una persona timida deve affrontare una situazione all’interno di un contesto sociale, l’attività del processo cognitivo si caratterizza per alcune peculiarità tipiche degli ansiosi sociali: i pensieri sono improntati da valutazioni negative.

Max Ernst – frutto della mia esperienza

Una volta attivate le credenze di base che descrivono una definizione di sé come soggetto inabile o incapace di operare con efficacia in determinati contesti o situazioni, la valutazione dei propri mezzi esprime un giudizio di insufficienza.

In alcuni casi le credenze di base possono aver delineato una definizione degli altri o del contesto sociale, come indisponibile o escludente, in tal caso a esprimere un giudizio di insufficienza è la valutazione della risposta proveniente dall’esterno. 

Questi due tipi di giudizio, quello rivolto verso sé stessi e quello verso l’esterno, possono sussistere sia come fenomeno singolo, sia essere interagenti tra loro.

Comunque sia, la fase della valutazione che esprime valenze negative, determina un’attività previsionale degli eventi che muove in modo unidirezionale: sono proiezioni verso esiti che descrivono risultati risibili, fallimentari, catastrofici e le cui conseguenze vanno dal pubblico dileggio all’emarginazione sociale, alla cronica solitudine.

Le previsioni negative sono spesso espresse attraverso i pensieri automatici negativi, e sovente, si presentano sotto la forma di immagini mentali. Le previsioni negative possono anche essere descritte come una sorta di film che si interrompe bruscamente con l’esito negativo, e che non va mai oltre tale momento: infatti, questo prefigurare il futuro prossimo, non ha un the day after, tutto si ferma al momento del fallimento, della catastrofe, il film non continua.

Proprio quest’ultima caratteristica di tali tipi di prefigurazioni è sfruttata, in sede psicoterapeutica, per indurre l’individuo timido, o l’ansioso sociale in generale, a decatastrofizzare, e quindi depotenziare il senso, la portata e il valore della previsione stessa.

Perché le previsioni negative sono così importanti? 

Tutti i comportamenti dell’uomo, scaturiscono dalla valutazione degli eventi cui devono far fronte, in funzione dei mezzi propri e dall’attività previsionale. Quest’ultima ha lo scopo di verificare la validità e l’efficacia dell’idea operativa inizialmente ipotizzata. Ciò significa che la scelta del comportamento da attuare è strettamente dipendente dall’attività previsionale.

Quando i soggetti timidi, nel loro dialogo interiore, giungono a una scontata previsione negativa, si ritrovano dinanzi a una scelta obbligata: fallire o sfuggire al fallimento.

Le credenze disfunzionali e i loro rinforzi, comportano uno scarso repertorio di configurazioni ipotetiche della realtà o della previsione di essa.
Tutti gli ansiosi sociali, quindi anche le persone timide, tendono innanzitutto a escludere ogni ipotesi positiva, sia in fase di valutazione, sia in fase previsionale, visto che tale probabilità non è presa in considerazione perché non fa parte dei modelli interpretativi in loro possesso. 
Questa, forse, è la ragione principale per la quale, nella timidezza, la scelta del comportamento si riduce a due sole soluzioni: perdere, intesa e/o vissuta come sconfitta sociale, o fuggire e dunque perdere interiormente.

In diverse occasioni ho scritto di come i pensieri automatici negativi e, tra essi, anche i pensieri previsionali, possono anche giungere alla mente senza che il soggetto timido ne sia cosciente. In questi casi l’attività previsionale può presentarsi anche sotto la forma di un pensiero che la implica, oppure rintracciabile in tipi di pensieri che ne anticipano o ne precedono il suo manifestarsi, in altri casi la possono sottintendere oppure possono verificarsi inseguito a situazioni in cui si è solo spettatori non coinvolti. Per fare qualche esempio può nascondersi dietro frasi caratterizzate da locuzioni ipotetiche del tipo: “E se va male?”, “Se mi dice di no?”, “Se arrossisco?”, “Magari non è interessato/a a me”; oppure aver visto due persone baciarsi (balza alla mente l’idea che si è soli).

Capita anche che i pensieri automatici negativi non si presentano né sotto forma di immagini mentali, né in forme del pensare discorsivo, ma come puro atto di coscienza. 
Quante volte ti è capitato di aver avuto questa sorta di conoscenza, priva di parole pensate o di immagini, e hai provato la sensazione di saperlo a prescindere, e quando hai tentato di descriverla, non hai saputo dire altro che qualcosa tipo “lo so e basta”? Ecco, quello è un atto di coscienza. 
Però è bene, precisare che l’atto di coscienza, in sé, non implica la conoscenza oggettiva o il riconoscimento del reale, essa è semplicemente la presa d’atto automatico di un dato che giunge alla nostra attenzione dalla memoria, ma quel dato può essere sia frutto di un’emozione e dunque esprimere una realtà emotiva, sia essere il risultato di qualcosa di concreto ed esprimere una realtà oggettiva.

Ogni volta in cui, a una persona timida, si presenta una situazione che prescrive l’avere un comportamento all’interno di un contesto sociale, e soprattutto se questo comporta il timore di un giudizio negativo altrui, si manifesta il pensiero previsionale negativo.

Come già accennato, questa previsione negativa determina una scelta di fuga che, a sua volta, produce un senso di sconfitta, opera come rinforzo delle credenze disfunzionali e, infine, alimenta il circolo vizioso della timidezza e spinge i soggetti timidi ad attuare comportamenti di fuga nella forma dell’evitamento, dell’elusione, della fuga, dell’estraniazione.

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