Un fenomeno piuttosto tipico che ciascuno di noi sperimenta nella propria vita, è l’identificazione di sé con i propri pensieri, emozioni, immagini mentali o sensazioni fisiologiche, cioè con l’insieme delle proprie esperienze interne.

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Per comprendere meglio questo concetto, basti pensare a quando ci capita di tornare, con la mente, al ricordo di esperienze passate: comportamento ed emozioni sono proiettate in quella dimensione temporale, tale che ne riviviamo la tragicità o la piacevolezza; momenti nei quali siamo emotivamente coinvolti a tal punto che, sul nostro viso, può abbozzarsi un sorriso o un’espressione triste. 

Nelle sofferenze emotive, le persone hanno un particolare modo di relazionarsi alle proprie esperienze interiori. A tal riguardo, Hayes ha introdotto il concetto di “fusione”, cioè, quel fenomeno per il quale, ciò che viene rivisitato, è vissuto, inconsapevolmente, come evento che accade nel presente. 

Si verifica, in pratica, un trasferimento del vissuto di un tempo passato in quello presente; riviviamo, qui e ora, le stesse emozioni e gli stessi pensieri di un trascorso accadimento. 

Questo fatto è particolarmente marcato nei disturbi da stress post traumatico, in cui l’individuo, non rivive l’esperienza vissuta come semplici rievocazioni d’immagini o di ricordi, ma s’innesca una reazione emotiva e comportamentale, come se l’evento traumatico si stesse verificando nuovamente nel momento presente.

Nel caso degli ansiosi sociali l’identificazione col vissuto può diventare il nucleo centrale di una prolungata ruminazione, quasi sempre sostenuta da un forte sentimento di non accettazione e rimpianto. 

Sempre negli stessi casi il fenomeno può scaturire da processi cognitivi e metacognitivi, in cui l’attenzione è concentrata su sé stessi.

Quando il fenomeno della fusione, si verifica nella completa identificazione con propri pensieri ed emozioni, l’ansioso sociale è indotto al forte desiderio di modificare quelle esperienze interne che si stanno vivendo. Anche in questo caso si verifica la non accettazione di una realtà oggettiva, che è tale nel presente e nel passato e che, non essendo parte del futuro, non è modificabile. 

Questo desiderio di modificare le esperienze interne finisce con il determinare la formazione di credenze intermedie o di metacognizioni, orientate a indirizzare i comportamenti futuri ispirati a strategie di evitamento o elusione, il cui fine è la non ripetizione dei modi e delle forme di quell’esperienza. Si determina, cioè, l’illusione che solo l’attuazione di comportamenti evitanti, di fuga o elusivi, possano evitare la sofferenza.

Gli individui timidi hanno la marcata tendenza a rifiutare di stabilire una relazione di convivenza dialettica ma non conflittuale con i propri flussi di pensieri negativi e le correlate emozioni.

In questo disperato, e a volte, ossessivo tentativo di evitare la negatività che affolla la loro mente e procura infelici emozioni, finiscono con il favorire il ripresentarsi sistematico proprio di ciò che vorrebbero contrastare.

IL MANUALE DI AUTO TERAPIA PER LA TIMIDEZZA E LE ANSIE SOCIALI
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