Mentre la vergogna è un’emozione che esprime la consapevolezza della propria inadeguatezza, presunta o vera che sia, l’imbarazzo è un’emozione che significa un disagio a seguito di un proprio comportamento, attuato sotto gli occhi di altri, e considerato dal soggetto stesso come inaccettabile o inopportuno.

Enrico Baj – Adamo ed Eva

Essendo l’imbarazzo, una funzione collegata ai contesti sociali, esso si manifesta solo e soltanto alla presenza degli altri. Il comportamento può essere percepito come infrazione alle regole solo se esiste un contesto sociale in cui essa si manifesta.

La funzione strutturale dell’imbarazzo, che è un’attività simpatica del sistema nervoso autonomo, è quella di segnalare una trasgressione di norme sociali, indipendentemente se queste siano reali o temute.

Le persone timide, avendo i problemi di base dell’accettazione sociale e/o della competenza, sono caratterizzati da una marcata tendenza alla focalizzazione su sé stessi, quindi dirigono spesso l’attenzione sui loro comportamenti in pubblico. 

Questa propensione auto focalizzatrice induce il soggetto timido ad assumere il preminente ruolo di giudice severo, oltre che di osservatore, dei propri comportamenti, pertanto li compara a quelle che egli ritiene siano norme sociali o pensa che gli altri le considerino tali.

Giacché gli individui timidi hanno sempre la sensazione di sentirsi fuori luogo, inopportuni, di percepirsi inadeguati o sbagliati, sono anche ossessionati dal problema del controllo inteso come bisogno e/o necessità di verificare continuamente la qualità delle proprie performance sociali. 
Questo bisogno-necessità è dettato dal timore di base del giudizio negativo altrui.

L’idea dell’errore, dell’infrazione delle regole costituisce, per la persona timida, una sorta di incubo. Queste sono le ragioni per le quali, in molte situazioni e diversi modelli comportamentali, sono motivo di imbarazzo.

La paura del giudizio altrui fa si che, anche il sentirsi osservati è motivo di imbarazzo. 

Ciò accade perché essi si sentono nudi. Percependosi inadeguati, temono profondamente le circostanze per le quali gli altri potrebbero accorgersi o scoprire la loro inadeguatezza. Infatti, il sentirsi inadeguati, per le persone afflitte da timidezza, costituisce, di per sé, un’infrazione al modello sociale di un uomo o di donna che si assume come riferimento. 

Nell’età adolescenziale è particolarmente marcato questo fenomeno.

Non a caso, possono causare l’imbarazzo, un ampio paniere di circostanze e comportamenti ascrivibili in cinque categorie:

  • L’intrusione altrui nella propria privacy (nel dominio personale), soprattutto se proveniente da persone estranee o poco conosciute.
  • Il sentirsi al centro dell’attenzione degli altri, il timore di essere osservati o oggetto di giudizio altrui.
  • I propri comportamenti, sia quando si manifestano in modo insolito, sia quando il soggetto timido li percepisce come inadeguati o inopportuni o trasgressivi delle regole sociali.
  • Quando, in situazioni di routine, ci si comporta in modo impacciato o ci si percepisce come tali.
  • Ricevere elogi o rimproveri soprattutto se questi si verificano in pubblico o quando sono percepiti come comportamenti di dileggio.

La dinamica cognitiva dipende anche da una serie di fattori:

  • Il problema della competenza che si manifesta con la scarsa fiducia nelle proprie capacità che genera insicurezza e il timore di essere considerato inetto, incapace, inutile, fallito.
  • Il problema dell’accettazione che si manifesta come desiderio di conformità a prescindere dalla propria indole, personalità, cultura.
  • Il problema dell’accettazione che si manifesta con il bisogno di non infrangere le regole e quindi di non attirare su di sé l’attenzione degli altri.
  • Il problema dell’accettazione come induzione al timore che i propri comportamenti siano regolati da norme sociali e, di qui, il bisogno di avere consapevolezza dell’inquadramento regolamentare di comportamenti e la necessità di controllo.

Nella timidezza, il processo cognitivo che conduce all’imbarazzo, determinandosi, in gran parte, sulla base di credenze disfunzionali e pensieri automatici negativi, non opera alcuna operazione discriminante o di differenziazione tra realtà ed emozione. Questo significa che evento reale ed evento temuto quindi emotivo, vengono assunti come coincidenti, come se fossero la stessa identica cosa: i pensieri e le emozioni sono identificati come realtà oggettiva.

Ciò implica che quella che viene considerata un’infrazione può essere sia reale, oggettiva, sia puramente ipotetica, temuta, percepita solo come fatto emotivo.

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