Nei momenti in cui si è preda dell’ansia, senza rendercene conto, poniamo in contrazione alcuni muscoli che in condizione normali dovrebbero essere in uno stato di riposo ed attivarsi solo in quelle condizioni in cui il movimento o la posizione del corpo ne richiedono l’attività.

Le fasce muscolari che vengono coinvolte svolgono quindi un lavoro non necessario e stressante che le rendono maggiormente predisposte a quei malanni che tutti noi conosciamo.
Ad essere interessate a queste attività “extra” sono ad esempio i muscoli della schiena, quelli addominali, ma anche alcuni di cui abitualmente non sospettiamo come quelli facciali e della fronte.
Anche una postura scorretta che le persone timide propendono ad avere più degli altri, come il tendere a piegarsi in avanti, ad avere le spalle alzate, a tenere il capo chino in avanti, spingono una serie di muscoli ad un lavoro maggiore.

rilassati e vola

I sintomi fisiologici degli stati ansiosi non sono tutti riconducibili alle sole contrazioni muscolari, infatti sono riscontrabili fenomeni come l’accelerazione del battito cardiaco, sensazioni viscerali nell’area digestiva, il tremore, la sudorazione, senso di spossamento ed altri.
Nel caso degli individui timidi o comunque soggetti ad ansia sociale, alla base della sintomatologia fisica, come al solito, ci sono i pensieri, diretta espressione del sistema cognitivo: sono proprio essi, soprattutto nell’attività di previsione, a generare quelle paure relative a implicazioni negative delle situazioni che si stanno vivendo o che si è in procinto di provare; timori che innescano, di conseguenza, gli stati d’ansia ed i sintomi fisici prima e, come risposta a questi ultimi, i comportamenti evitanti dopo. Se è vero che i pensieri negativi fanno insorgere i sintomi fisiologici, è anche vero che questi ultimi stimolano ulteriormente quelli stessi pensieri che li hanno generati, rafforzando le convinzioni interiori non positive che si hanno verso se stessi e verso gli altri, praticamente è un circolo vizioso che si autoalimenta.
intorno agli anni trenta, per far fronte a questa problematica che non facilitava di certo il lavoro terapeutico di medici e psicologi, J. Schultz elaborò il training autogeno, mentre il Edmund Jacobson mise a punto la tecnica del rilassamento progressivo.
Schultz si poneva l’obiettivo di rendere i propri pazienti meno dipendenti dal terapeuta, Jacobson partendo dalla considerazione che i pensieri procurano l’ansia e che questa attiva la contrazione di alcuni muscoli, scoprì che agendo su questi ultimi si riportava la mente ad uno stato di calma.
Sul finire degli anni ottanta Lars-Goran Ost, ponendosi l’obiettivo di mettere il paziente in condizione di svolgere il rilassamento muscolare in situazioni ansiogene che richiedono rapidità d’azione, elaborò una tecnica che combinando diversi metodi di rilassamento, dopo un percorso iniziale di preparazione, si risolve con un semplice esercizio che impegna poche decine di secondi.
Elemento importante di tutte queste tecniche è la respirazione diaframmatica. È il modo di respirare che i neonati sanno far bene perché innata ma che nel corso del tempo si disimpara; noi adulti non respiriamo in modo corretto per cui immettiamo nei polmoni una quantità d’aria che impegna solo la parte alta dei polmoni che non vengono, quindi, utilizzati nella loro piena capacità: si può dire che respiriamo a metà.
L’ ansia è la risposta fisiologica ad uno stato emotivo, quando ad essa si contrappone una risposta antagonista, questa si annulla o viene ricondotta ad una condizione gestibile. Il rilassamento muscolare così come il training autogeno pertanto, costituiscono un contro-condizionamento psicologico, ma diventa efficace se vi si ricorre in modo sistematico se, cioè, l’associazione ansia-rilassamento viene ripetuta con continuità in modo da permettere al sistema cognitivo di imparare e memorizzare tale collegamento come modello operativo, il che non è cosa che si ottiene in breve tempo.
A qualcuno il fatto che si dia tanta importanza a queste tecniche di rilassamento, può apparire una cosa superflua o banale, ma l’esperienza nel campo terapeutico ed i risultati positivi conseguiti hanno dimostrato tutta la loro validità.
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