L’insicurezza si può definire uno stato mentale, una condizione psicologica che scaturisce da una percezione di sé come di un soggetto fortemente povero di abilità in un insieme di attività che non possono prescindere da relazioni sociali, sia nella sfera della vita privata, sia in quella pubblica e lavorativa.
La persona insicura è afflitta dalla paura:
- Ha il timore di sbagliare.
- Di danneggiare sé stesso o gli altri.
- Di non avere le capacità di svolgere determinate funzioni.
- Di non avere le abilità necessarie o sufficienti per instaurare valide relazioni umane di vario tipo.
- Di non avere comportamenti adeguati alle circostanze in cui è, o sta per esservi, coinvolto e, di conseguenza, di produrre come risultato il giudizio negativo altrui.
- Ha paura che le sue presunte inabilità possano apparire evidenti agli altri, e quindi, di incorrere in un loro giudizio negativo.
- Teme di subire danni ad opera di altri come conseguenza del suo comportamento.
L’insicurezza, dunque, rende un sentimento di vulnerabilità, di fragilità, di precarietà, di limitatezza. Chiaramente, laddove sono presenti questi sentimenti troviamo, inevitabilmente, anche un basso livello di autostima.
Insicurezza e mancanza di autostima sono strettamente legati, in quanto sono reciprocamente condizionate, una persona insicura ha grande difficoltà nel prendere delle decisioni, perché nel suo convincimento che le proprie scelte sono destinate all’errore o al fallimento, passano per una valutazione negativa delle sue personali doti e competenze, fatto questo, che comporta un livello assai scarso della stima di sé.
In realtà l’insicurezza è presente in ogni essere umano, è una sorta d’ansia esistenziale con cui convive, ma che si attiva solo nelle situazioni di pericolo oggettivamente presente nella coscienza o conoscenza collettiva. Possiamo considerarla come un aspetto del carattere di ciascun individuo.
Nei soggetti ansiosi l’insicurezza da componente “paritetico” del carattere si trasforma in fattore distintivo della natura caratteriale e della personalità.
Chi ha letto il mio libro “Addio timidezza”, comprenderà facilmente che le paure alla base dell’insicurezza sono conseguenza dell’insieme di schemi di memoria, di convincimenti riguardanti il sé, di credenze, che costituiscono il sistema cognitivo.
È evidente che l’insicurezza sia una caratteristica peculiare della timidezza e dell’ansia sociale, nelle sue varie forme. Un individuo timido è necessariamente anche indeciso, così come una persona insicura non può non essere un ansioso.
Le considerazioni fin qui svolte m’inducono a un’altra breve riflessione su quelle che possono essere le cause originanti le convinzioni negative che alimentano l’insicurezza.
Tra queste sicuramente i fattori ambientali in cui si cresce, come frequenti reiterazioni di comportamenti genitoriali inibenti, assenti, distratti, rimproveranti, incentrati sul confronto con altri coetanei indicati come esempi positivi, critici, eccessivamente severi, caratterizzati dalla tendenza a sostituirsi ai figli nelle loro decisioni considerandoli inadeguati. In questi casi il bambino, sviluppa una convinzione d’inabilità, che rimarca nei propri comportamenti, rafforzando ulteriormente, nel tempo, il sistema di credenze che ha costruito nel solco dei convincimenti iniziali.
A produrre l’insicurezza psicologica può anche essere l’avere genitori, a loro volta, insicuri, ansiosi, apprensivi, a corto di comportamenti assertivi o di modalità nel relazionarsi agli altri; in questi casi il danno è prodotto da un insufficiente insieme di modelli comportamentali da cui il bambino attinge per il proprio apprendimento.
Voglio però concludere con una nota in positivo. L’insicurezza, di per sé, non è da considerarsi un fattore negativo, chi ne è, o mostra di esserne completamente sprovvisto, corre rischi molto gravi. Le persone che sentono di avere solo certezze, di possedere una capacità di comprensione o di conoscenza illimitata o comunque superiore agli altri possono essere considerate decisamente pericolose: le culture integraliste, il fanatismo nei suoi vari campi d’azione, ne sono la dimostrazione più ampia. Se l’insicurezza si presenta come strumento di coscienza della relatività del proprio essere come soggetto sociale e culturale, non è fattore distintivo di una condizione patologica interiore, ma come principio di una cultura assertiva.