I ruminatori abituali stanno sempre col pensiero al passato.
Ripetono tra sé i ricordi degli eventi, spesso fissandoli anche con immagini mentali raccolte da quelle memorie, per poi lasciarsi andare al rammarico e all’auto rimprovero: “Se non avessi …”; “Ma perché non ci ho pensato?!”; “Che idiota che sono stato!”; “Non ne azzecco una … ”; “Se avessi …”.

Claudia Venuto – la scala

Il ricordo degli eventi trascorsi imprigiona le persone timide nel loro passato, impedendo loro di vivere il momento presente. 

Per gli ansiosi sociali, la ruminazione rappresenta, al tempo stesso, un modo che li aiuta a trovare soluzioni (che poi non trovano mai) e una dannazione, perché si rendono conto di non riuscire più a controllarla.
Nel passato si cercano anche le origini del male, come se, una volta trovate, la loro sofferenza si dileguasse come un fantasma che trova la pace. 
In realtà, è il dolore della sofferenza che va superato, accettandolo. Il passato non è modificabile.
I “se” del rammarico, alimentano la negazione della compassione, della comprensione, dell’accettazione, e rendono più pervasivo lo spirito dell’autocritica feroce, la non accettazione del sé, la conferma e rinforzo della validità e veridicità degli schemi cognitivi disfunzionali.
In una tale foggia mentale, all’ansioso sociale sfugge un dato essenziale: che sta vivendo la sofferenza nel presente e che a soffrire è la persona del presente. Rivivendo il passato sta condannando il proprio presente.
Anche se il passato è la sede in cui si sono forgiate le credenze disfunzionali, la disfunzionalità permane non per effetto della sua storia, ma per le conferme continue che riceve nel susseguirsi dei presente appena trascorsi e nel presente corrente.

I rimuginatori, al contrario dei ruminatori, stanno col pensiero al futuro, prossimo o lontano che sia. 
Prevedono effetti, conseguenze, tragedie interiori, sociali o materiali. Le loro previsioni sono vissute come dati certi e assodati. 
Il concetto di possibilità diventa sinonimo di altissima probabilità o di certezza, mentre quello di probabilità perde ogni contatto col suo significato originario.
Il timido che rimugina si preoccupa di non correre il rischio della sofferenza, persino rinunciando ai propri scopi.
Giacché le sue previsioni catastrofiche gli appaiono troppo vere, e insopportabili le derivanti
sofferenze, preferisce rinunciare ai propri scopi e perseguire l’antiscopo. Il futuro deve ancora avvenire, ma inseguendo ciò che non c’è, che potrebbe non verificarsi mai, l’ansioso sociale rinuncia al proprio presente.
Per gli ansiosi sociali il rimuginìo è una buona pratica perché li aiuta a prevenire gli errori e le sofferenze. Anticipa l’idea della sofferenza futura al presente e agisce nel momento attuale per evitare quel che, a conti fatti, è solo un’ipotesi.
Il rimuginatore spende la propria vita a evitare e preoccuparsi.
Il presente è una dimensione temporale che le persone timide non riescono a vivere: il suo è il luogo dove convergono il ricordo del passato e l’idea del futuro, e questi li risucchiano in una non dimensione. 
Gli ansiosi sociali vivono il presente come in uno stato di sospensione, tutto è in funzione di quel che verrà o di quel che è stato.
Il timido, il sociofobico, si chiude nella propria casa, perché fuori andrebbe incontro a esperienze negative. S’illude di vivere un presente ma, nella realtà, se lo sta negando per evitare un futuro che prevede negativo o per annegare nei ricordi. 
Magari si mette ad ascoltare musica, ma è solo un’attività surrogata, deputata a coprire un vuoto, quello lasciato da un presente che non viene vissuto.
 
 
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