In tutte quelle situazioni che vivono con disagio, le persone timide hanno sicuramente riscontrato che i loro comportamenti sono di solito gli stessi. Essi reagiscono all’ansia che si fa strada dentro di loro, secondo schemi collaudati che diventano abituali. Sono comportamenti che prevedono l’estraniazione, l’elusione, l’evitamento, la fuga e, in taluni soggetti, l’aggressività soprattutto nello stile della comunicazione verbale.

Ma perché questi comportamenti tendono a ripetersi?

Vincent Van Gogh – il cortile della prigione

Un primo fattore è da rintracciare nelle attività cognitive che si sviluppano, in funzione delle credenze e dei pensieri automatici negativi.

L’ansioso sociale valuta gli eventi e determina le proprie azioni in ragione del giudizio che ha di sé, degli altri, di sé rispetto agli altri, degli atteggiamenti altrui nei suoi confronti, ma anche da quell’insieme di assunzioni e regole implicite che disciplinano il comportamento, e che costituiscono l’insieme delle credenze intermedie. L’ansia che subentra in risposta di tale fenomeno, induce a una reazione che ne mitighi l’effetto.

È qui che entra in gioco un altro fattore che va preso in considerazione, il processo di formazione o apprendimento dei comportamenti. 

Nel condizionamento operante (definito così da Skinner), si tende sempre a ripetere quei comportamenti che producono un vantaggio anche se soltanto limitato al presente. Gli ansiosi sociali, infatti, attuano comportamenti che, nell’immediato, producono la scomparsa dell’ansia.

Precisò che per ansia sociale s’intende una categoria di disagi o di disturbi interiori, in cui sono annoverate la timidezza, la fobia sociale, l’ansia generalizzata, eccetera; mentre l’ansia, comunemente intesa, è un fenomeno che si concretizza attraverso manifestazioni di carattere fisiologico (sudore, aumento del battito cardiaco, tremolii, sensazioni viscerali, rossore al viso, eccetera) o sotto forma emozionale come, ad esempio, l’inquietudine.

Una volta acquisita l’esperienza di annullare l’ansia per mezzo di un determinato comportamento, questo viene impulsivamente ripetuto in quanto considerato benefico. Ebbene, il loro ripetersi, determina il processo di apprendimento del comportamento, che viene acquisito e attuato con costanza.

Dietro ogni comportamento c’è un processo cognitivo di valutazione, stima dei mezzi disponibili, previsione e decisione, quando però, diventa abituale, l’intera fase di elaborazione cognitiva, viene memorizzata come routine. Ciò permette l’esecuzione del comportamento come procedura automatica, cioè il sistema cognitivo non procede più nella produzione delle varie fasi di elaborazione, attua semplicemente la routine. 

Questo fenomeno lo avrai certamente notato, ad esempio, quando fai sempre lo stesso percorso, senza pensarci su, per andare in un luogo abituale.

La ripetizione è, dunque, il fattore principale per cui un comportamento viene appreso. Ciò è altrettanto vero anche per i pensieri che si sviluppano nel dialogo interiore o che vanno a costituire l’insieme delle credenze.

La continua conferma della validità di un’ipotesi interpretativa della realtà costituisce un rinforzo per tale credenza. I rinforzi cementano le idee, più si verificano, più le credenze acquisiscono carattere di certezza, trasformandosi in luoghi di memoria rigidi, poco permeabili a nuovi stimoli e all’adattamento al mondo reale.

Un individuo timido è caratterizzato sia da comportamenti ripetitivi, sia da pensieri automatici negativi, e tutti scaturiscono dalle credenze disfunzionali.

Questi elementi hanno in comune la ripetitività.

Qualsiasi misura si voglia prendere per contrastare i disagi derivanti dall’ansia sociale, non può prescindere dalla continua reiterazione di nuovi modelli di riferimento, in parole povere, se si vuole perseguire l’apprendimento di nuovi modelli comportamentali e, l’adozione di credenze funzionali, questi devono essere ripetuti con continuità, così com’è accaduto per il preesistente insieme di elementi disfunzionali.

Non è sufficiente comprendere il senso o la portata della disfunzionalità di comportamenti e credenze, né l’accettazione dei nuovi modelli che si vanno a sostenere: i comportamenti, perché siano attuati, necessitano di essere ripetuti e le credenze per diventare effettive, richiedono di essere rinforzate. 

Ho spesso ascoltato persone afflitte dalla timidezza, dalla fobia sociale e dalle altre forme di ansia sociale, esprimere conoscenza delle dinamiche psicologiche della propria condizione, dei nuovi modelli di riferimento, e ciò nonostante rimanerne schiavi, scoprendo poi, che non si sono mai impegnati in un’applicazione e adozione sistematica e reiterata di nuovi comportamenti e credenze.

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