Partiamo dalla non accettazione
Te lo sei mai detto? Sono noioso, sono un incapace, sono un fallito, sono un perdente, sono inferiore agli altri, non sono buono a niente, sono inaccettabile, non sono una persona attraente, non sono un tipo normale, mi faccio schifo, sono stupido, sono una nullità, mi faccio pena, sono proprio un cretino, sono brutta, che corpo di schifo che ho, sono un mostro. Queste sono alcune delle frasi di autocondanna, autocensura, auto bocciatura, autocritica, auto offesa, auto disprezzo, che un ansioso sociale tende a rivolgersi, e che esprimono, da una parte, un insieme di credenze su se stessi di segno negativo e, dall’altra, un forte sentimento di rifiuto della propria persona in termini di carattere, personalità, fisicità, abilità sociali e lavorative.
La persona timida, l’ansioso sociale in genere, quando si convince di non avere meriti, né arti, né capacità, si giudica in negativo ed è la più cattiva critica di sé stessa. Precipita in un conflitto interiore, in cui l’istinto di conservazione non riesce a indurre una gestione equilibrata con la coesistenza di un sentimento di odio, che permea e condiziona la vita emotiva e i comportamenti delle situazioni ansiogene, in primo luogo, e nell’insieme del quotidiano come effetto riflesso.
“L’auto criticarsi e l’auto biasimarsi caratterizzano i pensieri dei timidi che spesso sono associati al senso di vergogna e d’inferiorità, al ritenersi persone sbagliate, indesiderate dagli altri; così come tendono a non avere comprensione verso se stessi, né cercano di auto-confortarsi, né a essere auto-compassionevoli, praticamente non si aiutano, anzi i sentimenti che provano nei confronti della propria persona, sono negativi, di auto-condanna.
Quei timori dei giudizi negativi altrui sembrano essere un riflesso di ciò che essi pensano di sé, come se i pensieri degli altri fossero un specchio che riflette il loro auto-considerarsi; hanno paura della propria “immagine”, così diventano rinunciatari, evitano di trovarsi in situazioni che stimolano, nella loro mente, il timore di riflettersi attraverso i giudizi esterni, in un certo senso fuggono da se stessi, o per meglio dire, dall’idea che hanno di sé, quasi come per dire al mondo: lasciatemi stare, so già di essere scarso, non me lo ricordate che mi fa stare ancora più male.” (Luigi Zizzari – Addio timidezza – 2023)
Eppure, se solo queste persone, riuscissero ad accettarsi, creerebbero le condizioni ottimali per agire con efficienza e in modo persistente in un processo di cambiamento delle credenze cognitive deviate e delle abitudini comportamentali corrotte.
Un obiettivo che va perseguito sempre e comunque, prescindendo da qualunque condizione o situazione, è star bene con la propria persona. L’accettazione non va richiesta, non va meritata o conquistata, va fatta e basta.
Chi vuole uscire dal tunnel dell’ansia sociale, deve accettarsi senza se e senza ma, bisogna amarsi, incondizionatamente.
L’accettazione
L’accettazione comporta una buona dose di elasticità mentale e volontà.
Accettare non vuol dire condividere, giustificare, sottomettersi, rassegnarsi, arrendersi, significa prendere atto di ciò che è, senza emettere giudizi, senza moralismi, liberandosi di un’abitudine culturale, molto radicata nella nostra società, che associa a ogni azione e a ogni idea un valore negativo o positivo, significa comprendere la realtà, le sue forme, i modi, gli eventi sequenziali e causali, per essere preparati a viverla al meglio senza eroismi o vittimismi, procedere per la propria strada, consapevoli e rispettosi dei propri limiti e possibilità del momento.
Non significa nemmeno che si debba evitare in maniera assoluta di esprimere pareri e valutazioni, ma che bisogna evitare di superare quel confine al di là del quale, si va verso la negazione di se, e il rispetto dei diritti umani verso noi stessi e verso gli altri.
Riconoscendo la realtà per ciò che è, evitiamo sofferenze inutili, come le auto colpevolizzazioni, offese e auto offese, e una sequenza infinita di accuse, di rabbia, di verdetti, di alienazione: possiamo guardare il mondo con uno spirito libero e obiettivo che ci permette di avere, nella nostra disponibilità, più strumenti per confrontarci col mondo reale nel migliore dei modi.
L’accettazione non è una resa, ma una straordinaria opportunità per non arrendersi.