Sandra ha la patente da tempo, utilizza l’auto per andare all’università, per fare spese nei centri commerciali non lontani dal suo paese, ma quando si tratta di andare in città per altro va nel panico, pensa di non essere capace di cavarsela nel traffico cittadino.
Ad Alfredo è stato chiesto di contrattare con l’amministratore di una azienda un accordo economico, non ha saputo dire di no al suo superiore, e ora è attanagliato dall’ansia e non fa che pensare: “non sono capace di fare contrattazioni”.
Carmine non riesce a integrarsi nel suo nuovo gruppo di amici. Dopo la sua ennesima presenza incolore, senza neanche essere riuscito a pronunciare una sillaba, ha concluso che egli non ha capacità.
Elisabetta ha sempre fatto ogni cosa in compagnia di qualche familiare o buona amica, quando si tratta di fare qualcosa da sola le prende un’ansia pazzesca. È convinta di non saper far nulla.
Sentirsi incapace equivale a essere intimamente convinti di essere tale. Anche la paura di esserlo, corrisponde a tale convinzione.
Ma qua bisogna fare qualche distinzione.
Avere la convinzione di essere in un certo modo, non significa affatto esserlo per davvero.
Inoltre, la convinzione di essere incapace – quando non è sostenuta da fatti concreti e materiali, ma da sensazioni, emozioni, percezioni di vario tipo, immagini mentali, supposizioni, tentativi di spiegare sé stessi, è una cognizione inconscia che investe soprattutto la sua emotività e che si esprime per via del pensiero emotivo.
Tuttavia, una persona timida sperimenta con frequenza l’inefficacia di propri comportamenti, per cui accumula una serie, anche continua, di insuccessi. La memoria di queste esperienze negative la inducono a considerare valida la tesi di una sua supposta incapacità.
Chi è preda di forme d’ansia sociale, difficilmente valuta le condizioni oggettive che conducono a un insuccesso.
In genere non si è coscienti del potere incommensurabile che esercita l’inibizione ansiogena, né del potere immenso dei pensieri e di quanto siano in grado di condizionare in modo decisivo gli altri pensieri che ne derivano, i metapensieri, le emozioni, le decisioni e i comportamenti.
Spesso l’idea d’incapacità si scontra con una idea contrapposta residente allo stato cosciente. In pratica, entrano in conflitto l’io emotivo e quello razionale. Quando vince l’idea d’incapacità, vuol dire che l’io emotivo ha preso il sopravvento.
Il pensiero emotivo ha una peculiarità tutta sua: pensiero, ipotesi, previsione, timori, sono tutti elementi considerati coincidenti con la realtà. Però, l’ansioso sociale, di ciò non ne ha la piena consapevolezza.
Nella timidezza, pensare, o temere, o sentire di essere incapace, equivale a essere incapace nella realtà oggettiva.
Ciò vale per tutte le forme di ansia sociale.
Le credenze riguardanti l’essere incapace si formano, generalmente, durante la prima infanzia e la fanciullezza. Per lo più si formano:
- Per l’effetto di messaggi che pervengono al minore da parte delle figure di riferimento (in primo luogo, i genitori) che tendono a individuare scarse abilità o capacità o, comunque, fortemente critici. Ad esempio frasi tipo: “non sei buona/o a nulla”, “non sei capace di far niente”, “lascia stare non è cosa per te”, “sei una nullità”, “idiota!”, “Deficiente!”.
- Dai comportamenti eccessivamente protettivi nei confronti dei minori.
- Dal non permettere ai figli di effettuare le scelte che competono loro.
- Dal decidere sempre per conto dei figli.
- Dalla tendenza a non favorire l’interazione sociale dei figli.
- Dai comportamenti genitoriali morbosi.
- Dalla tendenza genitoriale a indicare i comportamenti positivi dei figli degli altri come esempio e contraltare alla negatività dei comportamenti del minore.
In tutti questi casi la credenza di incapacità si costituisce come interpretazione emotiva della realtà, ciò perché il minore assimila queste esperienze in forma soprattutto emotiva, anche perché il cervello non ha ancora raggiunto un grado di sviluppo tale da sviluppare quelle capacità di analisi critica che permettono una valutazione oggettiva degli stimoli.
Nel corso della vita, il pensiero emotivo con cui la persona timida valuta le proprie esperienze negative opera come rinforzo della credenza disfunzionale che, pertanto, radicalizza ulteriormente la sua permanenza.
Vuoi superare la tua paura d’essere incapace? Vuoi smettere di sentirti ciò che non vuoi essere? Se vuoi, ce la puoi fare.
Il manuale di auto terapia per le ansie sociali e la timidezza