L’idea dell’essere e dell’apparire nelle persone timide

L’idea dell’essere e dell’apparire nelle persone timide

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide, Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

È un dilemma antico che tutti si pongono, ma negli ansiosi sociali assume vero e proprio carattere esistenziale.

Gian Emilio Malerba – Maschere

Se nei soggetti normali l’apparire è finalizzata agli obiettivi senza significativo coinvolgimento emozionale, negli ansiosi l’aspetto emotivo è predominante e vincolante. Mentre nel primo caso il bisogno, la necessità o la scelta dell’apparire è legata a pensieri funzionali, orientati cioè alla definizione di comportamenti che producono vantaggi sostanziali, nei secondi, i pensieri sono disfunzionali e orientati a definire comportamenti finalizzati al controllo degli stati d’ansia e dei sentimenti di paura e preoccupazione.

Per una persona timida, l’essere implica fare emergere, in modo inequivocabile, tratti caratteriali della personalità, doti e capacità che essa giudica negativamente pertanto, inconsciamente, ha fondamentalmente paura che gli altri si accorgano di quelle carenze, incapacità e difetti che essa stessa ritiene di avere.  Una tale implicazione è, dunque, considerata un rischio perché rende nudi all’esterno, privi di strumenti di difesa o di garanzia. Gli individui afflitti dall’ansia sociale, dinanzi all’ipotesi di scegliere l’essere, “temono di rendere evidente, all’esterno, ciò che considerano la propria natura, di apparire deboli, “diversi”,

Cos’è l’ansia sociale

Cos’è l’ansia sociale

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Timidezza, fobia sociale e disturbo evitante della personalità hanno caratteristiche che sfumano spesso l’una nell’altra, sia per la tipologia delle paure, sia per la tipologia dei comportamenti che vengono posti in essere.

Paul Gauguin- les miserables

Benché queste forme di sofferenza differiscano tra loro per intensità, quantità e qualità dei fenomeni comportamentali e cognitivi che li caratterizzano, sono sovente considerate sinonimo l’uno dell’altro, soprattutto per quanto riguarda la timidezza e la fobia sociale. Queste forme di sofferenza presentano, un comune gruppo di elementi cognitivi centrali, come la paura del giudizio altrui e la sottovalutazione dei propri mezzi in termini di capacità, abilità e attraibilità. Nel DSM IV (manuale diagnostico dei disturbi mentali e della loro catalogazione) la dizione “disturbo d’ansia sociale” è utilizzata come alias di “fobia sociale”, ma il fatto che forme di disagio, come timidezza, fobia e disturbo evitante della personalità, abbiano in comune diversi fattori, spiega perché molti autori e ricercatori ricorrono alla locuzione “ansia sociale” come indicazione di una categoria più ampia, all’interno della quale, queste, possono essere distinte per mezzo di quegli aspetti che le diversificano.

Andrè e Legeron, ad esempio, considerano la categoria dell’ansia sociale come un continuum che va dalla semplice normalit

Aspetti della timidezza: quando ci si sente osservati

Aspetti della timidezza: quando ci si sente osservati

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In molti casi, in luoghi o locali dove c’è la presenza di altri individui, la persona timida si sente osservata, ha la spiacevole sensazione che gli occhi degli altri siano puntati sulla propria persona. In queste circostanze, la mente dell’individuo timido, sentendo su di sé lo sguardo altrui, è pervaso da pensieri automatici che lo pongono in una condizione di dubbio o d’inadeguatezza.

Eugene De Blaas – la spiona

Molti sono i tipi di pensieri che possono balenare nella sua testa: dalle più banali come il pensare che il proprio abbigliamento non sia adatto o che i suoi movimenti possano essere scomposti, alle idee più complesse come quelle di credere che dalla propria persona, possano trasparire aspetti della propria personalità o qualità, che esprimono un senso d’inidoneità in un qualche campo del proprio essere soggetto sociale.

E ciò non accade solo per gli individui timidi, ma a tutti coloro che sono afflitti da qualsiasi forma di ansia sociale, anzi, quella del sentirsi osservati, può trasformarsi anche in fobia sociale.

Gli individui timidi nel momento in cui si calano negli spazi sociali, cominciano a percepirsi strani, distorti, diversi, senza rendersene conto cercano, nel mondo popolato di uomini, conferme al proprio negativo sentire. È come se la loro presunta diversità sia una divisa riconoscibile, un marchio di qualità decadente ed evidente, un s

Paura del rifiuto e timore del fallimento

Paura del rifiuto e timore del fallimento

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Molti modi dell’agire delle persone timide pregiudicano le loro possibilità di relazione interpersonale, in primo luogo gli evitamenti, ma anche comportamenti impacciati o di fuga. Nella determinazione finale di tali comportamenti concorre, da un lato il subentrare dell’ansia, dall’altro la manifestazione delle emozioni, di cui la paura ne è l’espressione principale: fondamentalmente del rifiuto e del fallimento.

S. Dalì – segnali di angoscia

Nel mondo dei pensieri degli individui timidi, i timori del rifiuto e del fallimento tendono a intrecciarsi e a essere vicendevolmente, l’uno, conseguenza dell’altro: si può essere rifiutati perché si è falliti, e si può fallire perché rifiutati. 

Ciò implica che ci sono due modalità attraverso cui il soggetto timido si rapporta all’esterno: la focalizzazione prevalente introversa e quella prevalente estroversa. Se il timore del fallimento muove principalmente in direzione delle percezioni negative di sé, la paura del rifiuto si riferisce in primo luogo a come gli altri ci percepiscono. Con la paura del fallimento, l’individuo si auto pone in balia di sé stesso, delle proprie inabilità o incapacità e gli altri appaiono come enti operanti di seconda istanza; nel timore del rifiuto, la logica si capovolge, l’altro diventa l’elemento centrale da cui discendono valutazione e giudizi

La timidezza e il timore del contatto visivo

La timidezza e il timore del contatto visivo

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Quasi tutte le persone timide, tra le situazioni che procurano loro ansietà, indicano quello di incrociare gli sguardi degli altri. Per molti è vissuto come rapporto di forza e, d’altra parte, per tanti, non riuscire a reggere lo sguardo altrui è dimostrazione di debolezza, talvolta costituisce uno di quei fattori che determinano i livelli gerarchici all’interno di un gruppo o nelle relazioni interpersonali. Probabilmente è anche il comportamento evitante più diffuso nella popolazione dei soggetti timidi.

Pellizza Giuseppe Da Volpedo – membra stanche

Gli occhi sono considerati uno strumento, per certi versi, diabolico. Appaiono ora come avidi lettori dell’intimità individuale, ora come comunicatori della profondità del nostro animo, ora come strumenti di sfida, di resa o di conciliazione.

La percezione di queste loro peculiarità fa degli occhi, organi da amare o temere. Nel caso degli individui afflitti da una qualche forma di ansia sociale, come la timidezza, gli occhi sono sostanzialmente da temere, proprio perché ritenuti capaci di andare al di là dei veli. Per una persona timida, incontrare lo sguardo di un altro individuo significa, , esporsi al suo sguardo indagatore, e giacché i timidi temono come la peste il giudizio altrui, essa vede nel contatto visivo un grave rischio di giudizio. Gli individui timidi vivono l’incrociare degli sguardi con un dup

Il timore del giudizio altrui

Il timore del giudizio altrui

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L‘ansia sociale nelle sue varie forme, e quindi anche la timidezza, esiste solo se è riferita agli altri, cioè al mondo delle relazioni umane in tutte le sue forme (amicali, rapporti di coppia, di lavoro, ruolo sociale).

Enrico Baj – apocalisse

Se partiamo da quest’assunto, il timore di essere giudicati negativamente dagli altri, costituisce un fattore centrale nella definizione delle caratteristiche della timidezza e dell’ansia sociale in generale. Non a caso, nei vari tentativi di definire la timidezza o la stessa ansia sociale, il riferimento alla paura del giudizio altrui, è tanto frequente da essere considerata una costante.

In una persona timida, quest’emozione è da ricondurre al soprastante sentimento della perdita, percepito come espressione di condizioni che annichiliscono il proprio ruolo, nelle sue varie forme del vivere sociale: la solitudine, l’isolamento, l’emarginazione, l’allontanamento, il fallimento, la non amabilità, la perdita di valore di sé. Il sentimento della perdita costituisce, perciò, l’emozione che annuncia e prevede la conseguenza ultima non solo del giudizio negativo altrui, ma anche della condizione stessa dell’essere timido, ansioso sociale.

Negli individui timidi, tali conseguenze catastrofiche appaiono come ineluttabili, segno del destino. Vorrebbero sfuggirvi, ma sentono di avere poche chance perc

Il repertorio comportamentale nella timidezza

Il repertorio comportamentale nella timidezza

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Preciso subito che per comportamento intendo ciò che si dice e ciò che si fa, le espressioni e le azioni verbali o non verbali direttamente accessibili agli altri. Infatti, ciò che di ciascuno di noi non è accessibile alla conoscenza altrui, è quello che risiede nella nostra mente.

Bonechi – senza titolo

L’insieme di questi elementi di espressione utilizzati da un individuo, costituisce il suo repertorio comportamentale.  La capacità di una persona nell’utilizzare, in modo efficace, il proprio repertorio comportamentale determina il suo grado di abilità sociale.

In questa trattazione, ci interessano i comportamenti dell’uomo come soggetto sociale, cioè del suo modo di rapportarsi agli altri, di interagire nei vari ambienti, contesti e situazioni sociali. Il repertorio dei comportamenti sociali si acquisisce per apprendimento. Cominciamo ad apprenderli già a pochi mesi dalla nascita. Lo facciamo per similitudine, per imitazione, per associazione, ma anche per esplorazione. Ne consolidiamo la conoscenza, l’uso e il loro collegamento a situazioni ed eventi, attraverso l’esercizio, la loro continua ripetizione. Maggiore è la varietà dei comportamenti conosciuti e utilizzati, maggiore è anche la capacità di interagire in modo funzionale nelle varie situazioni sociali. È proprio quest’ultimo aspetto che ci permette di notare, nelle persone, la pre