È un dilemma antico che tutti si pongono, ma negli ansiosi sociali assume vero e proprio carattere esistenziale.
Se nei soggetti normali l’apparire è finalizzata agli obiettivi senza significativo coinvolgimento emozionale, negli ansiosi l’aspetto emotivo è predominante e vincolante. Mentre nel primo caso il bisogno, la necessità o la scelta dell’apparire è legata a pensieri funzionali, orientati cioè alla definizione di comportamenti che producono vantaggi sostanziali, nei secondi, i pensieri sono disfunzionali e orientati a definire comportamenti finalizzati al controllo degli stati d’ansia e dei sentimenti di paura e preoccupazione.
Per una persona timida, l’essere implica fare emergere, in modo inequivocabile, tratti caratteriali della personalità, doti e capacità che essa giudica negativamente pertanto, inconsciamente, ha fondamentalmente paura che gli altri si accorgano di quelle carenze, incapacità e difetti che essa stessa ritiene di avere. Una tale implicazione è, dunque, considerata un rischio perché rende nudi all’esterno, privi di strumenti di difesa o di garanzia. Gli individui afflitti dall’ansia sociale, dinanzi all’ipotesi di scegliere l’essere, “temono di rendere evidente, all’esterno, ciò che considerano la propria natura, di apparire deboli, “diversi”,