La timidezza e l’ansia sociale in generale, si autoalimentano.
In una persona timida quando sta per vivere una situazione ansiogena, cominciano ad affiorare pensieri che riflettono la sua condizione psicologica, parte di essi vengono alla mente, senza che il soggetto abbia svolto alcun lavoro di ragionamento razionale e spesso non vi è nemmeno piena coscienza, sono i pensieri automatici. Indipendentemente se questi siano auto eseguiti o meno, basta ad innescare un processo che si conclude con le valutazioni, talvolta inconsce, operate ad azione conclusasi con il comportamento che determina la fine della situazione.
I pensieri iniziali riguardano l’idea che si ha di sé, in merito alle abilità che si posseggono nell’esperire quella data situazione, o all’idea che si ha degli altri, riferita alle loro disponibilità, questa fase corrisponde all’analisi delle potenzialità, dei mezzi disponibili e della congiuntura.
Le idee del se, non sono mai positive, sono sempre improntate verso l’inadeguatezza.
Giacché il sistema cognitivo ha la funzione principale di valutare le possibili conseguenze di un’azione, per determinare un comportamento appropriato al raggiungimento degli obiettivi posti, accade che, la fase immediatamente successiva all’analisi dei mezzi disponibili, è la previsione degli esiti seguenti alla partecipazione del soggetto agli eventi. Il pronostico di quest’ultima fase, non è percepita come ipotesi ma appare come certezza, ed è sempre
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Tag: circolo vizioso della timidezza
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