Spesso mi capita di ascoltare pareri di persone ansiose, sulla razionalità o irrazionalità dei loro comportamenti. Alcuni considerano le loro decisioni come mancanza di scelta e, quindi, privi di razionalità. Scelta e razionalità nella timidezza sono fattori condizionati.
Penso sia bene notare che le patologie psichiche, come le ansie sociali e i disturbi dell’umore, sono dinamiche che si originano in un contesto cognitivo.
Probabilmente, il loro errore sta nel fatto di non considerare i pensieri come fattori condizionati del processo elaborativo razionale.
La razionalità non comporta l’automatica giustezza o efficacia oggettiva negli esiti prodotti dai comportamenti decisi e attuati.
Quello razionale è un processo di analisi, valutazione e decisione, indipendentemente dal risultato finale che si esplica nell’azione. La scelta dell’evitamento è razionale, e il suo scopo è di evitare una sofferenza prevista, e tra l’altro, nell’immediato, quello scopo è quasi sempre raggiunto. Aldo, ad esempio, ritenendo che un suo approccio verso una sconosciuta sia destinato a una figura di merda e/o non idoneo alla sua indole attuale, evita di farlo, e la prevista brutta figura non si verifica: in questo egli raggiunge l’obiettivo che si è dato. Pensare che il ragionamento di Aldo non sia logico è un errore. Vediamo perché.