C’è un sacco di gente che veste alla Morrison così come in tanti usano il berretto alla Che. È un modo di dichiarare sé stessi in termini ideali ma col linguaggio dei segni, dell’iconografia. È un po’ come dire “Io sono questo, il mio mondo, i miei ideali, le mie emozioni, le mie inquietudini sono queste, sappiatelo. Sic sum”.
È comunicazione non verbale, ma spesso più diretta. Ma la cosa può essere più articolata. Può anche trattarsi dell’abbigliamento del proprio gruppo sociale, di frequentazione. In tal caso, è anche un comportamento gregario, di appartenenza sociale. Non credo che, con l’abbigliamento trasgressivo, la persona timida cerchi di superare le sue inibizioni relazionali, più che altro afferma sé stessa nel modo che gli è più congeniale. Se dentro sei A, qualsiasi cosa faccia, resti A. Ciò che il timido è oggi, è comunque il risultato della sua storia e della storia delle sue relazioni. Dunque è anche il risultato della sua timidezza. La musica è sempre stato un terreno adatto ai timidi. In essa, possono esprimersi senza tattiche, strategie, sotterfugi, detto tra le righe (tutte da interpretare). La musica non recita un ruolo, semplicemente è se stessa; non deve dimostrare, si mostra; non deve rappresentare, é. Nel mondo delle relazioni umane, l’essere um