L’utilità della mindfulness

L’utilità della mindfulness

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

La mindfulness, oggi, va intesa come una categoria, un insieme di tecniche, di tipo meditativo, in cui confluiscono diverse esperienze provenienti da vari canali culturali e di ricerca. Fondamentalmente la possiamo suddividere in due gruppi principali: la meditazione consapevole e la consapevolezza distaccata. 

Giampaolo Ghisetti – chi siamo

La prima è più direttamente discendente dalla cultura buddista, mentre la seconda è una rielaborazione che si è sviluppata nell’ambito della ricerca della psicologia cognitivo comportamentale di terza generazione. Voglio precisare che la pratica della mindfulness non ha nulla di ascetico, religioso, mistico, spirituale. È una pratica con i piedi ben piantati a terra.

L’individuo può essere alla mercé di costanti sbalzi d’umore, di forti stati emotivi, di stati ansiosi.

Uno degli obiettivi della mindfulness è il raggiungimento di un buon grado di resistenza ai fattori di stress, evitando che ci si abbandoni passivamente alle sensazioni che si provano, senza necessariamente porsi in modo antagonista.

Nella psicoterapia cognitivo comportamentale, il ricorso alla mindfulness, si pone l’obiettivo di un processo di distanziamento critico dagli schemi cognitivi disfunzionali, a ridurre il ricorso all’evitamento e ad aumentare il repertorio comportamentale mediante le tecniche di consapevolezza, distacco e accettazione non giudi

Come approcciarsi alla mindfulness

Come approcciarsi alla mindfulness

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

Le tecniche meditative utilizzate nella psicoterapia, s’infrangono spesso contro un modo mentale e psicologico di approcciarsi a esse, non idoneo. Queste difficoltà scaturiscono da errati modi di concepire lo strumento stesso della meditazione e/o da atteggiamenti disfunzionali, tipici delle ansie sociali.

Giorgio De Chirico – Meditazione Autunnale

Nelle forme di ansia sociale, come la timidezza, la tendenza al perfezionismo, il ragionamento dicotomico, la tendenza ad astrazioni selettive, spingono spesso la persona a praticare queste forme meditative con estrema rigidità. In altri casi si pensa alla meditazione come a un modo di non pensare, ma ciò è impossibile. 

Questi fattori, quando interagiscono con la pratica della mindfulness, sono causa di sensi di colpa, sentimenti di fallimento, atteggiamenti giudicanti e ipercritici, verso sé stessi.  In pratica, proprio quel che si vuole debellare.

Vissuta in questi modi la mindfulness diventa inutile.  Approcciarsi alla pratica della mindfulness implica comprendere cosa sia la meditazione e liberarla dai sensi “lati” e da quelli mistico – religiosi. Innanzitutto la meditazione non comporta “letteralmente” lo svuotamento della mente. Questo non può mai verificarsi per la semplice ragione che funzione della mente è il pensare. Detto in altro modo, la mente esiste in quanto pensa o, ancora, la mente è

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte quarta

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte quarta

Pubblicato da: Categorie: accettazione, Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

ALLA PRIMA PARTE

ALLA SECONDA PARTE

ALLA TERZA PARTE

Quarta Parte In conclusione

Nella psicoterapia cognitivo comportamentale, il ricorso alla mindfulness, si pone l’obiettivo di riuscire ad ottenere un processo di distanziamento critico dagli schemi cognitivi disfunzionali, mediante le tecniche di consapevolezza e accettazione.

Henri Matisse – la gioia di vivere

L’esercizio della meditazione consapevole, aiuta a considerare i propri pensieri, come eventi temporanei dai significati relativi, anziché come rappresentazione esatta della realtà oggettiva o del proprio sé.

Con la meditazione consapevole classica, lo scopo è di ancorarsi al presente, al qui e ora; di instaurare una diversa relazione con le proprie esperienze interiori, accettandole come parti del proprio paesaggio interno e ponendosi in una posizione di astensione dall’agire sulle cause.

Giacché la meditazione è una tecnica finalizzata all’approfondimento dell’attenzione e all’acquisizione di una lucida consapevolezza, le persone timide e stressate, possono apprendere a osservare pensieri, sensazioni, emozioni ed eventi, in modo oggettivo.

Non solo; possono apprenderlo a farlo senza reagire a tali stimoli, acquisendo così, una maggiore capacità d’introspezione e accettazione delle esperienze e

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte terza

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte terza

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza
va alla prima parte va alla seconda parte Terza Parte Spostamento mirato dell’attenzione Molte persone timide, per fronteggiare i pensieri intrusivi, soprattutto nelle loro fasi ruminanti o rimuginanti, ricorrono alla distrazione, cercano di dedicarsi a qualcosa, si lanciano nelle attività che capitano loro a tiro, alla rinfusa, improvvisando. 

Frida Kahlo – radici

Diversamente da questa distrazione semplice e confusionaria, lo spostamento mirato dell’attenzione punta a trasferire la concentrazione dell’attività cognitiva e metacognitiva sull’obiettivo che ci si propone, sul compito che si va a svolgere, sulla scena del contesto in cui si opera, sui contenuti da esprimere, sulle persone. 

  Si tratta, dunque, dello spostamento dell’attenzione verso l’esterno contingente. In questo modo, da un lato, si contrasta l’eccessiva concentrazione su di sé, dall’altro, si tende ad allenare il soggetto a spostare l’attenzione sul compito. Questa strategia è risultata essere particolarmente utile a persone afflitte da fobia sociale, ansia da prestazione, ansia da esame, varie forme di timidezza. “Se lo scopo è aumentare il flusso di dati confutativi nei processi di elaborazione, le strategie attentive dovrebbero servire a concentrare l’attenzione sui dati contrari alle convinzioni. Se il fine è migliorare le prestazioni, l’attenzione dovrebbe essere rivolta alle componenti del
La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – II PARTE

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – II PARTE

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza
VA ALLA PRIMA PARTE Seconda Parte Nuovi obiettivi Un modo per affrontare queste problematiche è quello di ricorrere alle varie tecniche della mindfulness. Con questo nome sono indicate un insieme di tecniche di disposizione mentale che vanno da quelle a ispirazione “buddista”, a quelle più specificatamente di estrazione cognitivista. Il decentramento Quando siamo sottoposti a situazioni di sofferenza emotiva o fisica, la nostra attenzione si concentra su di essa. Nelle ansie sociali, nei disturbi dell’umore (depressione), l’attenzione è diretta verso i pensieri automatici negativi, nella continua rimuginìo sui temi della propria sofferenza psichica, sul passato (ruminazione), su un ipotetico futuro negativo, sulla preoccupazione, sulle emozioni come la paura.  

Ennio Calabria – la forma da dentro

Analogamente, in altri tipi di situazioni stressanti, come ad esempio quelle da lavoro, la centralizzazione del pensiero sugli eventi o stimoli stressanti, l’attenzione induce a percepirli come più faticosi, esasperanti, pregnanti, pressanti.

  In breve, nel momento in cui, il pensiero si concentra sui fattori stressanti della nostra vita o delle situazioni contingenti, cioè diventa fattore centrale della nostra attività cognitiva e metacognitiva, le percezioni negative mentali o sensoriali, acquisiscono maggiore intensità, frequenza, qualità e valore.  

Nel

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza -1°parte

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza -1°parte

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza
Prima Parte

Inizia con questo la prima delle quattro parti dell’articolo dedicato alle linee concettuali della mindfulness che rappresenta il punto di approdo attuale, della ricerca nel campo della psicologia, di tecniche e strategie per fronteggiare le varie forme di ansia sociale, e non solo.

Introduzione Le problematicità della timidezza

Gian Carlo Calma – Meditazione

La timidezza è una condizione mentale che produce, in varie forme, problemi adattativi nell’interazione con gli altri. La persona timida, è tale, in quanto soggetto sociale: fuori da tale contesto la timidezza non esiste. Si tratta di forme di disagio che scaturiscono dal percepirsi diversi dagli altri o come soggetto sbagliato, e dal percepire determinati eventi, situazioni e comportamenti altrui, come forieri di minaccia, di rischio che può produrre sofferenza nella propria vita sociale: non a caso la paura caratteristica dei soggetti timidi è di trovarsi a essere esposti allo sguardo e al giudizio degli altri.

I potenti pensieri intrusivi

(altro…)

Meditazione consapevole e accettazione – parte seconda

Meditazione consapevole e accettazione – parte seconda

Pubblicato da: Categorie: accettazione, Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

Nella parte prima ho trattato di due dei tre elementi di base interdipendenti  della  mindfulness  e dell’accettazione.  Oggi tratterò del terzo e di cosa s’intende per meditazione consapevole.

Il restringimento del repertorio comportamentale 

Rene Magritte – scoperta

Così come le credenze disfunzionali sono rigide e prevedono un numero molto ristretto di opzioni interpretative degli eventi e di sé stessi, anche i comportamenti delle persone soggette all’ansia sociale, hanno un repertorio comportamentale molto ristretto.  L’abitudine ad attuare comportamenti evitanti non danno spazio all’apprendimento o all’esercizio di altri modelli di comportamento.  Sia il mancato apprendimento, sia il mancato esercizio, fanno sì che l’insieme dei comportamenti in uso si restringono a pochi modelli che diventano, per il soggetto ansioso, atteggiamenti standard e, in gran parte, automatici.

Ciò è dovuto al fatto che gli individui, soggetti alle varie forme d’ansia sociale, tendono ad attuare quel repertorio dei comportamenti che permette loro di evitare d’incorrere in esperienze di sofferenza. 

Va ricordato e sottolineato che questa tarantella accade perché l’individuo, memore delle esperienze trascorse, durante il processo di previsione degli eventi, associa alle esperienze sofferte, la situazione presente che sta valutando, in questo modo

Meditazione consapevole e accettazione – parte prima

Meditazione consapevole e accettazione – parte prima

Pubblicato da: Categorie: accettazione, Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

Con quest’articolo e con quello che seguirà, tratterò di acceptance e mindfulness, nuove tecniche psicoterapeutiche emerse, da qualche decennio, all’interno della psicologia cognitiva.

Questi modelli, pur partendo dagli assunti teorici di base della terapia cognitiva, concentrano l’attenzione terapeutica non sui contenuti espressi da credenze e pensieri automatici, bensì ai processi mentali, ponendo l’accento sulla libertà di scelta e il perseguimento degli obiettivi personali.

Si fondano su tre elementi di base strettamente collegati tra loro: la relazione con le proprie esperienze interne, l’evitamento esperienziale, il restringimento del repertorio comportamentale.

La relazione con le proprie esperienze interne

René Magritte – presenza della mente

Un fenomeno piuttosto tipico che ciascuno di noi sperimenta nella propria vita, è l’identificazione di sé con i propri pensieri, emozioni, immagini mentali o sensazioni fisiologiche, cioè con l’insieme delle proprie esperienze interiori. Per comprendere meglio questo concetto, basta pensare a quando ci capita di tornare, con la mente, al ricordo di esperienze passate: comportamento ed emozioni sono proiettate in quella dimensione temporale, tale che ne riviviamo la tragicità o la piacevolezza, sul nostro viso può abbozzarsi un sorriso o un’espressione triste.

Il senso e l’importanza dell’accettazione per la timidezza e l’ansia sociale – prima parte

Il senso e l’importanza dell’accettazione per la timidezza e l’ansia sociale – prima parte

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza, autostima

 

PRIMA PARTE

Quest’articolo e quello che segue, nasce da lettere e commenti al blog, nei quali si evince una difficoltà nella comprensione del senso del ricorso all’accettazione. Un mio gentile lettore ha recentemente commentato con questa frase: “come è possibile accettarsi, se la timidezza di per sé è una cosa del tutto negativa?”  Comprendo perfettamente la difficoltà che può provare una persona timida, o comunque soggetto a una qualsiasi forma di ansia sociale, nel considerare l’accettazione come qualcosa di antitetico al desiderio di liberarsi dalla propria condizione limitante. Infatti, tale pratica è di difficile attuazione, ma non impossibile, per chi vive condizioni di disagio nel mondo delle relazioni umane.

Salvador Dalì – il miele è più dolce del sangue

Per chiarire meglio il senso dell’importanza dell’accettazione, mi sembra opportuno svolgere delle considerazioni secondo due aspetti essenziali, uno è legato all’esperienza della ricerca clinica, l’altro è il senso e il significato dell’accettazione.

Diciamo subito due cose di base:

La non accettazione della propria forma di sofferenza interiore, e in definitiva di sé stessi, è un portato dell’ansia sociale stessa. La condizione dell’essere soggetti all’ansia sociale, alla timidezza, è generata dai pensieri disfunzio