La difficoltà nell’esprimersi può essere originata da diversi fattori, spesso compresenti e interagenti tra loro. In certi casi, tra questi fattori, vi può essere anche una relazione causale che implica componenti originari e indotti.
L’apprendimento di modelli d’interazione, cioè di abilità sociali è, forse, l’aspetto più diffuso tra le cause che conducono i soggetti timidi ad avere difficoltà nell’esprimersi. L’apprendimento si acquisisce nell’interazione sociale, per via emulativa, per similitudine, per mezzo di esempi, per prova ed errore, come trasmissione culturale. L’intera fascia temporale, che va dalla prima infanzia all’inizio dell’adolescenza, è essenziale per l’assimilazione di modelli d’interazione funzionali all’adattamento efficace alla vita sociale. Una famiglia carente nei comportamenti assertivi, oppure repressiva, o iperprotettiva, o con gravi problemi d’inserimento sociale, oppure disastrata al prL’aspetto cognitivo del non sapersi esprimere – seconda parte
Quest’ultima scaturisce da un turbinio di pensieri automatici negativi che, in quanto tali, tendono a sfuggire alla presa d’atto dello stato cosciente e possono presentarsi anche sotto forma d’immagine mentale.
I pensieri automatici negativi rappresentano la sintesi cognitiva finale di un processo che coinvolge credenze e metacognizioni, una volta che pervengono alla mente, attivano diverse aree del nostro cervello. L’amigdala, centro nevralgico che controlla le nostre emozioni, genera il sentimento della paura. Di conseguenza la mente produce la sopravvalutazione del rischio e delle minacce. In questo stato emotivo, anche la pur minima probabilità che possa accadere qualcosa di spiacevole, appare più che una semplice possibilità, diventa l’unica ipotesi plausibile, una certezza. L’ipotalamo, che ha la capacità di porre l’organismo in stato di allerta e predisporlo alla fuga o alla lotta, attiva i sintomi dell’ansia fisiologica che, normalmente, svolge la funzione di sentinella di allerta ma che, in una persona ansiosa, ha l’effetto di un terremoto. In queste situazioni, l’individuo timido, convoglia tutta l’attenzione dell’attività cognitiva, sull’esistenzHanno tutti un comune denominatore: una o più credenze di base che delineano una definizione del sé come persona incapace, oppure inabile nelle relazioni o nei comportamenti in generale, o anche inferiore agli altri. In breve credenze che rimandano a un’idea d’inadeguatezza della propria persona.
Alberto fa scena muta nelle conversazioni tra amici, al punto che, oramai, in quelle situazioni, la sua mente vaga per conto proprio, fuori da ogni contesto relativo alla discussione in atto. Marina sente di non avere niente da dire, ne soffre, ma proprio non sa cosa potrebbe dire, e la sua autostima cala sempre di più. Michele pensa che sono tutti troppo più intelligenti di lui, è convinto che se aprisse bocca direbbe solo cose non all’altezza della situazione.(altro…)
Nell’interazione sociale, le persone afflitte da forme di ansia sociale come, ad esempio, la timidezza, vivono il problema della comunicazione. Una difficoltà che sperimentano nell’espressione di stati emotivi, nella manifestazione d’intenti relazionali, nell’esposizione di pareri o contenuti ideali, nelle conversazioni ordinarie, nella gestione delle relazioni stesse.
Si tratta di un disagio di natura cognitiva che può investire uno o più fattori di origine ambientale. Agenti che, limitandole o inibendole, costituiscono anche le cause del mancato ricorso alle abilità sociali. Mi riferisco all’ inibizione ansiogena, all’errato o mancato apprendimento, a carenti modelli di comportamento di riferimento nell’infanzia e nella fanciullezza, a scarsa socializzazione, ad ambienti con forti carenze nell’espressione dei sentimenti, a genitorialità caratterizzata da una o più peculiarità quali: estrema severità, apprensività, repressività, protettività, ansietà, anassertività. Essendo la comunicazione, uno strumento che veicola informazioni a trecentosessanta gradi, la sua funzione non è il semplice trasferimento di dati di conoscenza, serve anche a gestire le relazioni interpersonali. Con la comunicazione informiamo gli interlocutori di tutta una serie di elementi utili a delineare limiti, aperture e carattere della relazione; alcuni di questi sono: l