Timidezza: quando si fa scena muta – parte seconda

Timidezza: quando si fa scena muta – parte seconda

Pubblicato da: Categorie: I problemi delle persone timide

 

VA ALLA 1° PARTE

 

Il mancato apprendimento di modelli comunicativi. 

Negli ambienti dove: 

c’è carenza di attenzione verso i minori,  non ci sono esempi di comportamenti assertivi,  sono inibite le manifestazioni espressive di emozioni e sentimenti,  non viene favorita la socializzazione tra minori,  vengono trasmessi motti, precetti familiari, assunti culturali che inibiscono la libera espressione di idee e comportamenti,  ci sono, da parte delle figure di riferimento, comportamenti limitanti l’autonomia del minore,  ci sono figure di riferimento a loro volta oggetto di ansia sociale, 

Max Ernst – acque sommerse

Quando si cresce in ambienti inadeguati come questi, vengono a mancare esempi e trasmissione di modelli comunicativi. Il minore non ha quindi la possibilità di apprendere modi e tecniche di relazionamento che vanno a costituire il repertorio sociale dell’individuo.  Se tale repertorio è deficitario, le possibilità di costruire relazioni si riducono sensibilmente, ciò perché l’individuo timido si viene a trovare in due tipi di problemi, da una parte ha la difficoltà a comprendere tutta una serie di messaggi, provenienti dagli altri, orientati alla costruzione o gestione delle relazioni; dall’altra non sa come inserirsi nei contesti di socializzazione poiché non sa cosa e come fare. 

È indubbio che il mancat

Utilità e danno delle conversazioni banali

Utilità e danno delle conversazioni banali

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Molte volte incontrando un conoscente si esordisce con frasi del tipo: “Ciao, come stai?”, “hai visto che bella giornata?”, “come vanno le cose?”, “tutto bene?”; così come sovente le conversazioni vertono su argomenti leggeri come lo sport, il cinema, il clima, il pettegolezzo.

Il linguaggio verbale non sempre ha lo scopo di esprimere sensi e significati, idee e pareri. Ad esempio, nel caso delle tipiche frasi d’esordio, il linguaggio verbale è proteso a stabilire un contatto, a rompere il ghiaccio, a trasmettere il desiderio di relazione, in questi casi il contenuto dell’escursione verbale equivale a implicite dichiarazioni d’intenti, di apertura all’esterno, di disponibilità, pertanto quel che si dice, ha un’importanza relativa, oppure non l’ha affatto, perché lo scopo è di dare l’avvio ad una situazione relazionale.

Le cose sono diverse a conversazione già iniziata. Gli argomenti leggeri sussistono per una serie di condizioni:

Pompei – Villa del Cicerone

Quando parte o tutti i soggetti relazionanti sono orientati a vivere momenti di svago o relax.  Quando c’è una scarsa conoscenza degli interlocutori; in tal caso risulta difficile individuare gli argomenti graditi agli altri.  Quando gli individui presenti sono psicologicamente restii ad esprimere pareri, emozioni o sentimenti.  Quando l’introduzione di un

La psicoterapia cognitivo comportamentale: come si snoda

La psicoterapia cognitivo comportamentale: come si snoda

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Ma come si procede in una psicoterapia? La psicoterapia cognitivo comportamentale si articola in diverse fasi, alcune delle quali possono anche procedere quasi simultaneamente se il paziente svolge i compiti assegnati durante le sedute.

Paul Klee – attacco di paura

Osservazione oggettiva. In questa fase il soggetto ansioso è invitato all’auto osservazione, egli svolge questo ruolo servendosi anche di un diario nel quale annota le situazioni ansiogene, i propri comportamenti (ciò che si dice e ciò che si fa) in tali situazioni, i pensieri che gli vengono in mente in quelle date circostanze. In questo modo il paziente può avere una veduta d’insieme e analizzarla, insieme al terapeuta, con il maggior distacco possibile. In parole povere, piuttosto che lamentarsi, egli si osserva mentre le cose accadono per acquisire consapevolezza di quali siano le circostanze che gli procurano disagio, di quali pensieri attraversano la sua mente, quali siano gli scopi “deviati” che attivano le sue emozioni e i suoi comportamenti.

Attacco al sintomo. Questo stadio ha lo scopo di attenuare la sofferenza dovuta ai sintomi che si presentano nel soggetto, ciò permette di motivare maggiormente l’impegno del paziente con dei risultati concreti. Voglio qui ricordare che i sintomi hanno una natura abitudinaria, la cui ripetitività tende ad automatizzarli. Per questo è importante analiz

La psicoterapia cognitivo comportamentale: caratteristiche

La psicoterapia cognitivo comportamentale: caratteristiche

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Chi ha letto il mio libro “Addio timidezza”, sa che l’approccio cognitivo verso la psicoterapia, fa riferimento a una serie di processi mentali di cui il sofferente può non essere immediatamente consapevole, ma ne può acquisire coscienza con l’esercizio. La difficoltà nell’essere consapevoli dei processi mentali disfunzionali, sta nel fatto che essi sono per lo più automatici. Si tenga presente che i pensieri disfunzionali da correggere sono solo quelli che determinano la sofferenza psicologica.

In via generale, la psicoterapia cognitivo comportamentale, inizialmente, consiste in una seduta settimanale e, tra l’una e l’altra, prevede che il paziente svolga dei compiti, ciò permette di ridurre i tempi di miglioramento.

S. Dalì – disintegrazione della persistenza della memoria

Ma andiamo con ordine: le peculiarità della terapia cognitivo comportamentale possono essere indicate in alcune caratteristiche.

Il ruolo del terapeuta: il suo compito non è quello di stabilire quale sia la natura o l’origine della sofferenza, ma di aiutare il paziente nel suo nuovo percorso di ricerca, comprensione e superamento del disturbo.

Validità scientifica dimostrata: è il tipo di terapia che ha ottenuto i maggiori successi sul campo, e si è potuto anche appurare che previene le ricadute.

Il rapporto paziente terapeuta: essi collaborano dell