Dispersione del pensiero e dimensione personale

Dispersione del pensiero e dimensione personale

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Il rimuginìo è una pratica dominante nelle ansie sociali, mentre la ruminazione lo è nei disturbi dell’umore. Ambedue questi processi mentali sono comunque presenti sia nelle ansie sociali, sia nelle depressioni.

Hopper Edward – Donna al sole

Preciso, per i nuovi lettori non avvezzi a tali terminologie, che il rimuginìo consiste nel pensare su eventi, fatti e comportamenti relativi al futuro, e lo sono in modo insistente e reiterato per un tempo prolungato che può andare da diverse ore, ad alcuni giorni, o anche settimane. 

La ruminazione è, invece, il pensare a fatti del passato, sempre in modo insistente e reiterato e che si prolunga per un tempo che va da diverse ore a diversi giorni.

Sono per lo più sorrette anche da metacognizioni che conferiscono validità, spesso troppo eccessiva, a tali pratiche mentali: sia gli ansiosi sociali che i depressi tendono a considerare il rimuginìo e la ruminazione attività molto utili per affrontare i problemi e risolverli.

Tuttavia, parallelamente alla valutazione positiva di tali attività, spesso convive anche la valutazione negativa delle stesse. Infatti, ambedue i processi mentali sfuggono al controllo volontario del soggetto.

L’ansioso sociale è “schiavizzato” soprattutto dal rimuginìo, mentre il depresso lo è maggiormente dalla ruminazione.

Una volta che rimuginìo e ruminazione sono attivate, l

Preoccupazione e rimuginìo

Preoccupazione e rimuginìo

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Benché possano sembrare l’uno sinonimo dell’altra, la preoccupazione e il rimuginìo hanno caratteristiche ben diverse.

Antony Williams – Kelly in profile

La preoccupazione è uno stile metacognitivo collegato all’emozione della paura; il rimuginìo, che pure è uno stile metacognitivo, è la reiterazione prolungata di un pensiero, o serie di pensieri, incentrati sulla previsione di effetti futuri, cioè riguarda fatti non ancora accaduti.

Generalmente, gli ansiosi sociali li valutano in modo conflittuale, da una parte, come pratiche utili alla soluzione di un problema, dall’altra come una dannazione da cui non ci si riesce di liberare.

Nella normalità, preoccupazione e rimuginìo sono di breve durata ed effettivamente sono utili per predisporsi verso la soluzione di problemi. Invece, nelle ansie sociali, queste sono di durata prolungata e possono ripetersi anche più volte nel corso di uno o più giorni.

Il rimuginìo del soggetto timido tende ad essere ossessivo. Il pensiero, spesso in forma di immagini, si blocca sull’oggetto della preoccupazione, su una scena fissa, su un unico “fotogramma”, a volte sembra quasi un disco rotto in cui il pensiero si ferma e si ripete in continuazione sempre sulla stessa previsione legata costantemente a uno stesso istante. (altro…)

Passato, presente e futuro nella timidezza

Passato, presente e futuro nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali
I ruminatori abituali stanno sempre col pensiero al passato. Ripetono tra sé i ricordi degli eventi, spesso fissandoli anche con immagini mentali raccolte da quelle memorie, per poi lasciarsi andare al rammarico e all’auto rimprovero: “Se non avessi …”; “Ma perché non ci ho pensato?!”; “Che idiota che sono stato!”; “Non ne azzecco una … ”; “Se avessi …”.

Claudia Venuto – la scala

Il ricordo degli eventi trascorsi imprigiona le persone timide nel loro passato, impedendo loro di vivere il momento presente. 

Per gli ansiosi sociali, la ruminazione rappresenta, al tempo stesso, un modo che li aiuta a trovare soluzioni (che poi non trovano mai) e una dannazione, perché si rendono conto di non riuscire più a controllarla. Nel passato si cercano anche le origini del male, come se, una volta trovate, la loro sofferenza si dileguasse come un fantasma che trova la pace.  In realtà, è il dolore della sofferenza che va superato, accettandolo. Il passato non è modificabile. I “se” del rammarico, alimentano la negazione della compassione, della comprensione, dell’accettazione, e rendono più pervasivo lo spirito dell’autocritica feroce, la non accettazione del sé, la conferma e rinforzo della validità e veridicità degli schemi cognitivi disfunzionali. In una tale foggia mentale, all’ansioso sociale sfugge un dato essenziale: che sta vivendo la sofferenza
Il rammarico della ruminazione nella timidezza

Il rammarico della ruminazione nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni
Analogamente al rimuginìo, la ruminazione è un processo cognitivo che implica pensieri negativi ripetitivi e che, spesso, diventano incontrollabili. 

Rene Magritte – memorie di un viaggio

Anche in questo caso l’uomo rumina perché percepisce dei problemi fondati su eventi negativi passati o sulla condizione emotiva nel presente.

A differenza dal rimuginìo, la ruminazione, però, è rivolta al passato o al momento presente; quindi, differisce sia per contenuto che per struttura formale. È anche descritta come una categoria di pensieri coscienti e strumentali che ruotano intorno a un tema e che si presentano anche quando non esiste nessun stimolo ambientale. Nella timidezza e in altre forme di ansia sociale, la ruminazione è, in primo luogo, ripetizione, quasi ossessiva, del ricordo; in secondo luogo, è valutativa delle esperienze trascorse e del sé o degli altri.

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La nebulosità del rimuginìo nella timidezza

La nebulosità del rimuginìo nella timidezza

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L’individuo rimugina quando pensa di avere un problema da risolvere nel futuro. Quando quest’attività cognitiva si protrae nel tempo e acquisisce carattere ossessivo e incontrollabile, diventa disfunzionale.

Claudia Venuto – trittico obsession

Il rimuginìo si caratterizza per essere un processo cognitivo che consiste in una continua ripetizione di pensieri e, questi, si esprimono nella forma prevalentemente verbale.  I pensieri del rimuginìo patologico ineriscono all’idea dell’altissima probabilità che si verifichi l’evento temuto, dell’insostenibilità e terribilità di tal evento.

Il rimuginìo è sempre riferito al futuro, diversamente dalla ruminazione che è un processo cognitivo analogo ma che si riferisce al passato o al presente. Nella timidezza, e nelle altre forme di ansia sociale, questo processo cognitivo implica pensieri negativi sostanzialmente previsionali che si manifestano sotto forma di dialogo interiore. Negli ansiosi sociali, l’idea di terribilità e catastroficità, che accompagna l’attività rimuginante, suscita l’associazione con l’idea della morte, della fine, della chiusura del sipario, della resa dei conti, il confine oltre il quale c’è il precipizio. Ciò comporta che non esiste un “the day after”, anzi, data la gravità dell’evento temuto, questo, non è neanche ben chiaro al rimuginatore. Il rimuginìo è un’attività pe

Le molte facce del controllo nelle ansie sociali

Le molte facce del controllo nelle ansie sociali

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L’attività di controllo è, di per sé, un processo metacognitivo.

Domenico Dell Osso -Controllo di impulsi opposti attraverso la ragione

Nelle persone timide e negli ansiosi sociali, differiscono tra loro in ragione dello scopo perseguito.  Possono essere di ricerca per l’affermazione e/o verifica della validità di credenze e assunzioni, espressione di metacredenze e confirmatorie della loro utilità, avere finalità preventiva.

L’aspetto dell’attività di controllo, dagli effetti più pervasivi, è quello che si presenta come meta credenza su sé stessa. In questi casi gli ansiosi sociali hanno tre modi di considerarlo. 

Il controllo come attività positiva e necessaria per evitare che si verifichi ciò che si teme, per evitare di trovarsi impreparati nelle situazioni temute, per poter predisporre una strategia di fronteggiamento che in genere è l’evitamento.  Questa visione di validazione del controllo serve anche a soddisfare il bisogno di certezza assoluta riguardo il soddisfacimento dell’ antiscopo, cioè evitare ad ogni costo il verificarsi degli eventi temuti che, però, impedisce il raggiungimento dello scopo desiderato (ad esempio, evitare di approcciarsi alla persona desiderata per evitare un insuccesso).  In quest’ottica possiamo dire di trovarci di fronte all’insofferenza dell’incertezza. Infatti, gli individui timidi, vedono un ricettacolo di minacce

Ruminazione e rimuginìo nelle sofferenze d’ansia e dell’umore

Ruminazione e rimuginìo nelle sofferenze d’ansia e dell’umore

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

In un precedente articolo ho parlato della preoccupazione, facendo notare come questa sia un’attività metacognitiva che si manifesta come stile di pensiero e alimenta quello che Wells chiama “funzione autoregolatoria”. 

Mario Tessari – solo nel tunnel

Ho anche scritto di come quest’ultima, e con essa la preoccupazione, siano disfunzionali per via del ricorso a esse eccessivamente ripetute e prolungate nel tempo.  Infatti, nel mondo della timidezza, dell’ansia o della depressione, la preoccupazione è considerata in modo ambivalente: per una parte la si considera necessaria e utile perché prepara ad affrontare gli eventi e le situazioni future, o perché la si considera una prova di maturità; mentre, per un’altra parte, è ritenuta una sorta di dannazione su cui non si riesce ad avere controllo.  Oggi continuerò questo discorso trattando di due delle principali strategie con cui si esplica la preoccupazione: il rimuginìo e la ruminazione.

Queste ultime, nelle ansie sociali, nella timidezza, nei disturbi depressivi, sono processi mentali caratterizzati da flussi di pensieri ripetitivi, consci e strumentali, orientati su temi predominanti. Si tratta di una classe di pensieri che si presentano anche in mancanza di stimoli ambientali e sociali.  Rimuginìo e ruminazione, sono due processi molto simili tra loro, che differiscono per la linea temporale di riferimento della l

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte quarta

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte quarta

Pubblicato da: Categorie: accettazione, Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

ALLA PRIMA PARTE

ALLA SECONDA PARTE

ALLA TERZA PARTE

Quarta Parte In conclusione

Nella psicoterapia cognitivo comportamentale, il ricorso alla mindfulness, si pone l’obiettivo di riuscire ad ottenere un processo di distanziamento critico dagli schemi cognitivi disfunzionali, mediante le tecniche di consapevolezza e accettazione.

Henri Matisse – la gioia di vivere

L’esercizio della meditazione consapevole, aiuta a considerare i propri pensieri, come eventi temporanei dai significati relativi, anziché come rappresentazione esatta della realtà oggettiva o del proprio sé.

Con la meditazione consapevole classica, lo scopo è di ancorarsi al presente, al qui e ora; di instaurare una diversa relazione con le proprie esperienze interiori, accettandole come parti del proprio paesaggio interno e ponendosi in una posizione di astensione dall’agire sulle cause.

Giacché la meditazione è una tecnica finalizzata all’approfondimento dell’attenzione e all’acquisizione di una lucida consapevolezza, le persone timide e stressate, possono apprendere a osservare pensieri, sensazioni, emozioni ed eventi, in modo oggettivo.

Non solo; possono apprenderlo a farlo senza reagire a tali stimoli, acquisendo così, una maggiore capacità d’introspezione e accettazione delle esperienze e

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte terza

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – parte terza

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va alla prima parte va alla seconda parte Terza Parte Spostamento mirato dell’attenzione Molte persone timide, per fronteggiare i pensieri intrusivi, soprattutto nelle loro fasi ruminanti o rimuginanti, ricorrono alla distrazione, cercano di dedicarsi a qualcosa, si lanciano nelle attività che capitano loro a tiro, alla rinfusa, improvvisando. 

Frida Kahlo – radici

Diversamente da questa distrazione semplice e confusionaria, lo spostamento mirato dell’attenzione punta a trasferire la concentrazione dell’attività cognitiva e metacognitiva sull’obiettivo che ci si propone, sul compito che si va a svolgere, sulla scena del contesto in cui si opera, sui contenuti da esprimere, sulle persone. 

  Si tratta, dunque, dello spostamento dell’attenzione verso l’esterno contingente. In questo modo, da un lato, si contrasta l’eccessiva concentrazione su di sé, dall’altro, si tende ad allenare il soggetto a spostare l’attenzione sul compito. Questa strategia è risultata essere particolarmente utile a persone afflitte da fobia sociale, ansia da prestazione, ansia da esame, varie forme di timidezza. “Se lo scopo è aumentare il flusso di dati confutativi nei processi di elaborazione, le strategie attentive dovrebbero servire a concentrare l’attenzione sui dati contrari alle convinzioni. Se il fine è migliorare le prestazioni, l’attenzione dovrebbe essere rivolta alle componenti del
La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – II PARTE

La mindfulness come strategia per affrontare la timidezza – II PARTE

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VA ALLA PRIMA PARTE Seconda Parte Nuovi obiettivi Un modo per affrontare queste problematiche è quello di ricorrere alle varie tecniche della mindfulness. Con questo nome sono indicate un insieme di tecniche di disposizione mentale che vanno da quelle a ispirazione “buddista”, a quelle più specificatamente di estrazione cognitivista. Il decentramento Quando siamo sottoposti a situazioni di sofferenza emotiva o fisica, la nostra attenzione si concentra su di essa. Nelle ansie sociali, nei disturbi dell’umore (depressione), l’attenzione è diretta verso i pensieri automatici negativi, nella continua rimuginìo sui temi della propria sofferenza psichica, sul passato (ruminazione), su un ipotetico futuro negativo, sulla preoccupazione, sulle emozioni come la paura.  

Ennio Calabria – la forma da dentro

Analogamente, in altri tipi di situazioni stressanti, come ad esempio quelle da lavoro, la centralizzazione del pensiero sugli eventi o stimoli stressanti, l’attenzione induce a percepirli come più faticosi, esasperanti, pregnanti, pressanti.

  In breve, nel momento in cui, il pensiero si concentra sui fattori stressanti della nostra vita o delle situazioni contingenti, cioè diventa fattore centrale della nostra attività cognitiva e metacognitiva, le percezioni negative mentali o sensoriali, acquisiscono maggiore intensità, frequenza, qualità e valore.  

Nel