Dispersione del pensiero e dimensione personale

Dispersione del pensiero e dimensione personale

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Il rimuginìo è una pratica dominante nelle ansie sociali, mentre la ruminazione lo è nei disturbi dell’umore. Ambedue questi processi mentali sono comunque presenti sia nelle ansie sociali, sia nelle depressioni.

Hopper Edward – Donna al sole

Preciso, per i nuovi lettori non avvezzi a tali terminologie, che il rimuginìo consiste nel pensare su eventi, fatti e comportamenti relativi al futuro, e lo sono in modo insistente e reiterato per un tempo prolungato che può andare da diverse ore, ad alcuni giorni, o anche settimane. 

La ruminazione è, invece, il pensare a fatti del passato, sempre in modo insistente e reiterato e che si prolunga per un tempo che va da diverse ore a diversi giorni.

Sono per lo più sorrette anche da metacognizioni che conferiscono validità, spesso troppo eccessiva, a tali pratiche mentali: sia gli ansiosi sociali che i depressi tendono a considerare il rimuginìo e la ruminazione attività molto utili per affrontare i problemi e risolverli.

Tuttavia, parallelamente alla valutazione positiva di tali attività, spesso convive anche la valutazione negativa delle stesse. Infatti, ambedue i processi mentali sfuggono al controllo volontario del soggetto.

L’ansioso sociale è “schiavizzato” soprattutto dal rimuginìo, mentre il depresso lo è maggiormente dalla ruminazione.

Una volta che rimuginìo e ruminazione sono attivate, l

Passato, presente e futuro nella timidezza

Passato, presente e futuro nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali
I ruminatori abituali stanno sempre col pensiero al passato. Ripetono tra sé i ricordi degli eventi, spesso fissandoli anche con immagini mentali raccolte da quelle memorie, per poi lasciarsi andare al rammarico e all’auto rimprovero: “Se non avessi …”; “Ma perché non ci ho pensato?!”; “Che idiota che sono stato!”; “Non ne azzecco una … ”; “Se avessi …”.

Claudia Venuto – la scala

Il ricordo degli eventi trascorsi imprigiona le persone timide nel loro passato, impedendo loro di vivere il momento presente. 

Per gli ansiosi sociali, la ruminazione rappresenta, al tempo stesso, un modo che li aiuta a trovare soluzioni (che poi non trovano mai) e una dannazione, perché si rendono conto di non riuscire più a controllarla. Nel passato si cercano anche le origini del male, come se, una volta trovate, la loro sofferenza si dileguasse come un fantasma che trova la pace.  In realtà, è il dolore della sofferenza che va superato, accettandolo. Il passato non è modificabile. I “se” del rammarico, alimentano la negazione della compassione, della comprensione, dell’accettazione, e rendono più pervasivo lo spirito dell’autocritica feroce, la non accettazione del sé, la conferma e rinforzo della validità e veridicità degli schemi cognitivi disfunzionali. In una tale foggia mentale, all’ansioso sociale sfugge un dato essenziale: che sta vivendo la sofferenza
Il rammarico della ruminazione nella timidezza

Il rammarico della ruminazione nella timidezza

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni
Analogamente al rimuginìo, la ruminazione è un processo cognitivo che implica pensieri negativi ripetitivi e che, spesso, diventano incontrollabili. 

Rene Magritte – memorie di un viaggio

Anche in questo caso l’uomo rumina perché percepisce dei problemi fondati su eventi negativi passati o sulla condizione emotiva nel presente.

A differenza dal rimuginìo, la ruminazione, però, è rivolta al passato o al momento presente; quindi, differisce sia per contenuto che per struttura formale. È anche descritta come una categoria di pensieri coscienti e strumentali che ruotano intorno a un tema e che si presentano anche quando non esiste nessun stimolo ambientale. Nella timidezza e in altre forme di ansia sociale, la ruminazione è, in primo luogo, ripetizione, quasi ossessiva, del ricordo; in secondo luogo, è valutativa delle esperienze trascorse e del sé o degli altri.

(altro…)

Ruminazione e rimuginìo nelle sofferenze d’ansia e dell’umore

Ruminazione e rimuginìo nelle sofferenze d’ansia e dell’umore

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

In un precedente articolo ho parlato della preoccupazione, facendo notare come questa sia un’attività metacognitiva che si manifesta come stile di pensiero e alimenta quello che Wells chiama “funzione autoregolatoria”. 

Mario Tessari – solo nel tunnel

Ho anche scritto di come quest’ultima, e con essa la preoccupazione, siano disfunzionali per via del ricorso a esse eccessivamente ripetute e prolungate nel tempo.  Infatti, nel mondo della timidezza, dell’ansia o della depressione, la preoccupazione è considerata in modo ambivalente: per una parte la si considera necessaria e utile perché prepara ad affrontare gli eventi e le situazioni future, o perché la si considera una prova di maturità; mentre, per un’altra parte, è ritenuta una sorta di dannazione su cui non si riesce ad avere controllo.  Oggi continuerò questo discorso trattando di due delle principali strategie con cui si esplica la preoccupazione: il rimuginìo e la ruminazione.

Queste ultime, nelle ansie sociali, nella timidezza, nei disturbi depressivi, sono processi mentali caratterizzati da flussi di pensieri ripetitivi, consci e strumentali, orientati su temi predominanti. Si tratta di una classe di pensieri che si presentano anche in mancanza di stimoli ambientali e sociali.  Rimuginìo e ruminazione, sono due processi molto simili tra loro, che differiscono per la linea temporale di riferimento della l

Timidezza e pensiero giudicante – 1° parte

Timidezza e pensiero giudicante – 1° parte

Pubblicato da: Categorie: Il sistema cognitivo, Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Sia nelle forme di ansia sociale che nei disturbi dell’umore, come la depressione, i pensieri automatici negativi sono spesso caratterizzati dalla loro natura giudicante.

Bruno Ceccobelli – io centro

È vero anche che i pensieri negativi giudicanti possono essere diretta espressione di credenze di base piuttosto che una derivazione mediata di queste ultime. L’assegnazione dei giudizi insiti nelle attività mentali, alla classe dei pensieri automatici negativi o all’espressione diretta del sistema di credenze, dipende sia dal contesto situazionale che induce tali risposte mentali, sia dalla tipologia delle risposte stesse. Il pensiero giudicante si presenta come valutazione che riguarda la globalità della persona, ha quindi carattere di valutazione generale che delinea assunti fondamentali e può manifestarsi in diverse forme:

Come giudizio diretto, in tal caso la forma globale di giudizio, fa sì che sia caratterizzata da frasi nette e sintetiche che contengono, in sé, tutto il senso emotivo della percezione di sé stessi. Quando queste coincidono con le credenze di base, assumono anche valore incondizionato. Questi pensieri giudicanti sono del tipo: “sono un fallito/a”, “sono stupido/a”, “sono ripugnante”, “sono un vero coglione”, “sono un essere inutile”, “sono noioso/a”, “sono cattivo/a”,
Aspetti della timidezza: la ruminazione

Aspetti della timidezza: la ruminazione

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Quando un ansioso sociale fa i conti, nel suo dialogo interiore, con un evento che ha vissuto con ansietà o in modo non soddisfacente, rivisita con una certa insistenza gli avvenimenti, è mosso implicitamente o esplicitamente, dal desiderio di trovare soluzioni alla problematica emersa e che sente di dover risolvere.  Comincia, così, a ruminare sugli avvenimenti, cerca di capire dove ha sbagliato, perché. Come intenzione è un modo di fare piuttosto normale, ma più si rumina sugli eventi, più vi si gira intorno senza trovare soluzioni. È un incartarsi costante. 

Paul Delvaux – la citta inquieta

Ciò accade perché le attribuzioni di causa e significato risentono marcatamente delle modalità interpretative dei fatti e queste sono, a loro volta, condizionate in modo determinante dai propri modelli cognitivi di definizione di sé, degli altri e del mondo. La lettura degli eventi, nelle persone timide, negli ansiosi sociali in generale, è interpretazione emotiva della realtà, i fatti non vengono valutati nella loro oggettività, ma secondo le impressioni, sensazioni, paure e sentimenti, seguendo cioè gli impulsi emotivi. Il risultato è che il pensiero oggetto del ruminare, tende a stazionare sempre sugli stessi concetti, sulle stesse immagini mentali, sugli stessi puri atti di coscienza.

Quel che accade, è che il tentativo di trovare soluzione, si trasforma in un continuo pensare

Quando il timido rumina

Quando il timido rumina

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali

Uno dei processi mentali tipici della timidezza e dell’ansia sociale in genere, è quello della ruminazione. Il soggetto non fa altro che tornare continuamente, col pensiero, a determinati eventi che gli sono accaduti e che l’hanno turbato per via degli effetti che hanno prodotto, soprattutto in termini d’insuccessi, di comportamenti desiderati ma non attuati, di occasioni anelate e sfumate. La ruminazione è, dunque, riferita al passato.

Elena Vichi – sedimentato

Quando la mente ritorna su quegli eventi, il pensiero è spesso accompagnato da immagini mentali rievocative che ne descrivono il loro svolgersi o che si fissano su alcuni dettagli, riferiti a momenti considerati topici dal soggetto.

In questi casi i pensieri esprimono sentimenti di dannazione, di rammarico, di rimpianto, di disperazione, di fallimento, d’incapacità, di severo auto rimprovero. In altri casi possono manifestarsi anche sentimenti d’incomprensione e/o indisponibilità da parte degli altri. Diventa una sorta di tragico balletto di accuse, ora verso se stessi, ora verso gli altri. Un susseguirsi di pensieri condizionali caratterizzati da frasi tipo: se avessi fatto, se avessi detto, se non avessi agito così, se non mi fossi espresso in quel modo, se……, se……, se……, una catena di “se” che allontana dalle soluzioni, che non delinea futuri costruttivi.

La ruminazione diventa occas

I costi del rimuginìo e della ruminazione

I costi del rimuginìo e della ruminazione

Pubblicato da: Categorie: Modelli cognitivi e metacognizioni nel pensare degli ansiosi sociali
  Tra le persone timide e gli ansiosi sociali in generale, circolano diverse metacredenze che riguardano il rimuginìo e la ruminazione. Queste metacredenze conferiscono a tali strategie del pensare sia valore di utilità che di danno. Ma cosa intendiamo con rimuginìo e ruminazione? 

Chierici Simonetta – labirinto

Ambedue sono strategie di auto regolazione cognitiva, attività persistenti di flussi o catene di pensiero che insistono sullo stesso tema e che, nelle ansie sociali o nei disturbi dell’umore, possono durare ore o anche giorni. 

Mentre il rimuginìo è rivolto a ciò che potrà accadere di lì a poco, nel futuro, o riguardante giudizi negativi su di sé o sugli altri, la ruminazione è rivolta al passato o al presente. Ambedue implicano la critica a sé stessi oppure agli altri, sentimenti di inadeguatezza, di fallimento. Se nel rimuginìo prevalgono la preoccupazione e l’emozioni della paura; nella ruminazione, la tristezza, il rammarico, la non accettazione dei fatti. In condizioni normali, rimuginìo e ruminazione hanno breve durata e non tendono a ripetersi riguardo agli stessi eventi, così lasciano spazio al problem solving, al superamento dell’esperienza negativa, a vivere il presente. In pratica, possiamo dire che in tali casi la regolazione cognitiva ha successo. Tuttavia, ciò non accade nella timidezza, nelle altre ansie sociali, nelle depressioni.  La differenza